cop28
(Ansa)
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Il fallimento annunciato di Cop28 è la sconfitta dell'ambientalismo un tot al kg

A Dubai era impossibile qualsiasi tipo di accordo in casa dei produttori di petrolio. Ma c'è chi ha voluto sbattere la faccia contro il muro, a prescindere

Cop28 è un fallimento. ma fin qui niente di nuovo dato che anche le recenti annate non hanno portato a mutamenti concreti e sostanziali nell’approccio dei paesi (soprattutto dei suoi governanti) nei confronti del cambiamento climatico. Quello che fa ancora più ridere è che questa volta il flop era annunciato, chiaro come il sole, evidente. Eppure tutti i protagonisti hanno fatto finta di non vedere quello che avevano davanti agli occhi. Perché anche i bambini degli asili capiscono bene che se tu vai a Dubai davanti all’assemblea presieduta dall’amministratore delegato di una delle principali compagnie petrolifere del mondo che «bisogna mettere fine all’uso dei combustibili fossili» quello che ti può succedere è che ti rispondano con una pernacchia.

Per fare un paragone è come se i vegani del mondo decidessero di radunarsi per sensibilizzare il mondo ad una alimentazione più consapevole a Parma lasciando la presidenza dell’assemblea all’amministratore delegato del Consorzio del Prosciutto Crudo. Inutile dire che davanti a frasi del tipo «stop con il maiale ed il parmigiano» si sarebbe potuti arrivare anche alla rissa.

Cop28 ha mostrato tutti i limiti dei protagonisti dell’ideologia green che hanno eletto anni fa a paladina Greta Thunberg ed oggi accettato l’invito nel caldo più piacevole e lussuoso del mondo degli emirati in un paese, in un’area del mondo sempre più potente grazie ai barili dell’oro nero ed alle riserve di gas.È stato quindi molto più che andare a cena con il nemico, è stato consegnarsi a mani legate. Ma non solo

La seconda follia è che anche questa volta, era già successo in passato, mancavano India e Cina, non esattamente due nazioni a caso, non solo i due paesi più popolosi del mondo con quasi 3 miliardi di abitanti complessivi ma, soprattutto il primo ed il terzo paese del mondo per emissioni di CO2; in particolare spicca l’assenza di Pechino che da sola quasi inquina come il resto del mondo messo insieme.

Quale il senso, allora, di questa fiera ai piedi del Burj Khalifa? Nessuno, zero totale. Anzi, no. Il senso è che tanta fuffa a 5 stelle aiuta i negazionismi, quelli che se ne fregano, quelli per cui il problema non sussiste.

Il cambiamento climatico è una questione seria; azioni, decisioni, devono essere prese con altrettanta serietà. Quella che fino ad oggi la Cop (il numero mettetelo voi) non ha dimostrato di avere, soprattutto quella numero 28. E a noi toccano così i blocchi stradali di Ultima Generazione. Siamo messi male, molto male.

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Andrea Soglio