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Usa-Iran: 66 anni di relazioni pericolose

Dal golpe contro Mossadeq allo scontro Trump-Rohani, cronologia delle tensioni fra Washington e Teheran.

Un passo avanti e due indietro. Il riavvicinamento fra Stati Uniti e Iran, propiziato dal presidente francese Emmanuel Macron al G7 di Biarritz attraverso il blitz del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, è già rallentato. E non solo perché il 27 agosto il presidente della Repubblica Islamica Hassan Rohani ha dichiarato che la situazione tra Iran e Usa potrebbe cambiare solo se fossero revocate «tutte le sanzioni» (concetto ribadito due giorni dopo dal ministro degli Esteri a Kuala Lumpur). Il raffreddamento diplomatico sarebbe però anche causato, come denuncia il Washington Post, da «uno sviluppo ancor più infausto: un'altra escalation delle tensioni collegate all'Iran in Medio Oriente, stavolta guidate da Israele».
Le tensioni fra Stati Uniti e Iran, Paesi legatissimi al tempo dello Scià, sono scoppiate a metà del ventesimo secolo. Dal defenestramento, orchestrato dalla Cia, del premier Mohammed Mossadeq nel 1953, al recente scontro fra Trump e Rohani, Panorama ha ricostruito 66 anni di relazioni pericolose fra Washington e Teheran.     

1953: golpe contro Mossadeq

I servizi segreti statunitensi e britannici organizzano un colpo di Stato per estromettere il primo ministro iraniano Mohammed Mossadeq, eletto democraticamente. Il premier nazionalista e laico ha cercato di nazionalizzare l'industria petrolifera del Paese, smantellando la Anglo-Iranian Oil Company e costituendo al suo posto la National Iranian Oil Company.

1979: rivoluzione iraniana

Dopo mesi di scioperi e proteste di massa contro il suo regime repressivo, il 16 gennaio lo Scià Mohammed Reza Pahlevi, sostenuto da Washington, è costretto a lasciare il Paese. Il primo febbraio l'ayatollah Ruhollah Khomeini, un teologo sciita, rientra in patria dall'esilio parigino e assume il potere. Dopo un referendum, il primo aprile 1979 a Teheran viene proclamata la Repubblica islamica dell'Iran.

1979-81: crisi degli ostaggi Usa

Dopo l'invito di Khomeini a manifestare contro gli interessi del «Grande Satana», il 4 novembre 1979 un gruppo di studenti occupa l'ambasciata statunitense. I 66 ostaggi sono trattenuti nella sede diplomatica per 444 giorni. Gli ultimi 52 vengono liberati il 20 gennaio 1981,  giorno dell'insediamento del presidente Ronald Reagan.

1985-86: scandalo Iran-Contras

Funzionari e militari dell'amministrazione Reagan organizzano un traffico illegali di armi con l'Iran, sotto embargo. Con i profitti del traffico finanziano i gruppi armati controrivoluzionari dei Contras, in Nicaragua. Lo scandalo mina la credibilità del presidente Ronald Reagan.

1988: aereo iraniano abbattuto

Un missile terra-aria lanciato dall'incrociatore statunitense Vincennes abbatte, il 18 aprile 1988, un aereo A300 della Iran Air mentre sorvola lo stretto di Hormuz, uccidendo tutti i 290 passeggeri, fra cui 66 bambini. Washington, secondo cui l'equipaggio del Vincennes avrebbe scambiato l'A300 per un caccia iraniano, esprime rammarico per la perdita delle vite umane, ma non si scusa. La maggior parte delle vittime sono pellegrini diretti alla Mecca.

2002: l'«asse del male» secondo Bush

Quattro mesi dopo gli attentati dell'11 settembre, il 29 gennaio 2002 il presidente George W. Bush sostiene nel suo famigerato Discorso sullo Stato dell'Unione che  l'Iran fa parte di un «asse del male». Fra i Paesi impegnati nello sviluppo di armi di distruzione di massa ci sarebbero anche Iraq e Corea del Nord. Il discorso suscita un'ondata di indignazione a Teheran.

2002: minacce nucleari & sanzioni

Nel 2002 un gruppo di opposizione iraniano, Mujahideen e-Khalq, denuncia l'esistenza di un programma segreto nucleare iraniano. Teheran accetta l'ispezione della Iaea, l'agenzia Onu per l'energia atomica. E' l'inizio di un intenso lavorio diplomatico fra l'Iran e l'agenzia delle Nazioni Unite. Ma dopo l'elezione a presidente dell'ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad nel 2005, gli Stati Uniti, l'Onu e la Ue impongono vari cicli di sanzioni.

2013-2016: dal disgelo all'accordo nucleare

Un mese dopo il suo insediamento, il nuovo presidente iraniano riceve una telefonata da Barack Obama. Una data storica, quel 27 settembre 2013: il colloquio fra il moderato Hassan Rohani e Obama è il primo contatto fra Teheran e Washington dal 1979, cioè da quando Jimmy Carter aveva chiamato lo Scià alla vigilia della sua fuga dal Paese. Il 14 luglio 2015, a Vienna Teheran firma l'accordo nucleare iraniano con i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu più la Germania, oltre all'Unione europea. In cambio di una progressiva cessazione delle sanzioni, l'Iran intende limitare il suo programma nucleare e accettare controlli periodici degli ispettori Onu.

2018: Washington esce dall'accordo

Come promesso in campagna elettorale, l'8 maggio 2018 il presidente Donald Trump annuncia unilateralmente l'uscita dall'accordo nucleare. E rilancia le sanzioni economiche contro Teheran (per indurre «il brutale regime iraniano» a «cessare la propria attività destabilizzante») e contro i Paesi che fanno affari con l'Iran.

2019: alta tensione nel Golfo

Peggiorano le relazioni fra Teheran e Washington. Il 22 aprile la Casa Bianca annuncia che non rinnoverà a otto Paesi (fra cui l'Italia) le esenzioni per l'import di petrolio dall'Iran. Inoltre dichiara che mira ad «azzerare le esportazioni di petrolio iraniano». L'8 maggio Teheran risponde annunciando l'interruzione della dismissione dell’uranio arricchito e dell’acqua pesante che possiede. Lo stesso giorno, il Pentagono annuncia l'invio nel Golfo della portaerei USS Abraham Lincoln e il dispiegamento di quattro bombardieri strategici B-52. Il Dipartimento della difesa Usa spiega che si tratta di una mossa preventiva di fronte alla minaccia di un attacco da parte dell’Iran contro le sue forze posizionate nella regione. Il 13 giugno vanno a fuoco due petroliere, una giapponese e una norvegese, nel Golfo di Oman. Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo accusa l'Iran, ma l'Iran nega ogni responsabilità. Una settimana dopo, il 20 giugno, le forze iraniane abbattono un drone sullo stretto di Hormuz. Teheran sostiene che il drone aveva violato il suo spazio aereo. Washington nega.

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