Dagli anni ’40 a oggi
Le vicende belliche videro la Libia diventare terreno di scontro tra l’Asse e gli Alleati. La sconfitta del 1945 comportò per l’Italia la perdita di tutte le colonie. Gli inglesi rimisero al governo i Senussi, allontanati dal fascismo. L’italia dal 1947 dovette cedere tutte le infrastrutture costruite durante gli anni della colonia. La questione delle riparazioni rimarrà aperta, mentre l’ONU riconoscerà l’indipendenza del Regno di Libia dal 1952.
Nel 1955 nel deserto sono scoperti i primi giacimenti di petrolio, mai trovati dagli italiani durante la dominazione della Libia.
Gli Stati Uniti, la Francia e l’Inghilterra rappresentano negli anni 50 e 60 i riferimenti del re Idris I, che sarà rovesciato dal colpo di stato militare del colonnello Muhammar Gheddafi del 26 agosto 1969. Portavoce del nazionalismo arabo misto ad idee e principi socialisti, Gheddafi nazionalizza le principali imprese straniere, caccia gli americani dalle basi militari e procede all’espulsione degli italiani residenti in Libia cui segue la confisca dei loro beni. (Celebrata da Gheddafi ogni anno come la “Giornata della Vendetta“).
Vicino all’OLP di Arafat e al panarabismo, Gheddafi mostra interesse ad un riavvicinamento degli stati Islamici, allontanandosi definitivamente da Europa e Stati Uniti, di cui negli anni ’80 diventa nemico principale. Tanto che nel 1986 è bersaglio di un massiccio bombardamento americano dal quale scampa per miracolo. Per ritorsione aumenta i finanziamenti agli irlandesi dell’IRA, preludio alla strage di Lockerbie del 1988 dove un aereo della Pan-Am con 259 passeggeri a bordo esplode in aria. L’Onu ritiene certa la responsabilità diretta di Gheddafi e ordina sanzioni pesanti. Una voce che si discosta dalla condanna unilaterale è quella del Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi. Nel 1986 avvertì il colonnello dell’imminente raid americano, salvandogli la vita. Nella visione di Craxi la stabilità della Libia era più importante delle condanne per l’appoggio al terrorismo internazionale per la sua particolare visione del “regionalismo” mediterraneo in cui l’Italia avrebbe giocato la parte di leader.
La popolazione italiana in Libia durante gli anni di Gheddafi scese al minimo storico (poco più di 1500 residenti), mentre le pretese e le provocazioni del colonnello nei confronti dell’ex-aggressore italiano proseguirono fino alla prima ratifica bilaterale raggiunta sotto il governo di Lamberto Dini. Prevedeva una serie di aiuti ai congiunti dei deportati libici in Italia e una serie di commesse infrastrutturali affidate a società miste italo-libiche. Soprattutto la realizzazione di una grande autostrada costiera fu al centro delle trattative con il Presidente del consiglio Silvio Berlusconi nella prima metà degli anni 2000. Il 2006 vede una crisi transitoria tra Italia e Libia per la questione delle vignette su Maometto del danese Jyllands-Posten. L’allora ministro Calderoli le esibì su una maglietta durante una trasmissione televisiva, generando la reazione dei musulmani libici che assaltarono l’Ambasciata italiana a Tripoli. La questione delle riparazioni coloniali
Nel 2008 la Libia e l’Italia firmano un trattato di reciprocità noto come “Trattato dell’Amicizia“. La questione delle riparazioni coloniali è affrontata così come l’impegno italiano alla costruzione dell’autostrada costiera. L’impegno della Libia riguardava il contrasto all’immigrazione clandestina e il rispetto dei diritti umani. Il trattato inaugurava una serie di iniziative bilaterali e di compartecipazioni libiche nel settore bancario (Unicredit), industriale e delle telecomunicazioni.
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Nel 2009 Gheddafi si reca per la prima volta in visita ufficiale in Italia. Alla divisa porta appuntata, in senso provocatorio, una foto del mujaheddin Al-Mukhtari, capo della rivolta dei Senussiti contro Rodolfo Graziani.
La vicinanza italo-libica è sconvolta nel 2011 con la guerra civile scoppiata dopo l’effetto domino delle Primavere Arabe dei paesi vicini. La repressione violenta delle proteste per mano di Gheddafi fa si che anche l’Italia si allinei alla condanna dell’ONU che porterà in agosto all’intervento militare della NATO. Fuggito a Sirte, Gheddafi trova la morte il 21 ottobre 2011 dopo essere stato catturato dai ribelli del CNT e sommariamente giustiziato assieme a uno dei figli.
Dopo la caduta del Rais la libia è stata governata dal Consiglio di Transizione ma l’instabilità politica ed il risveglio delle fazioni tribali ha indebolito pesantemente il paese, soggetto nel 2014 ad un colpo di stato de parte del generale Haftar. Nello stesso anno un gruppo di jihadisti occupa Derna e vi istituisce la Shaaria. I fondamentalisti aderiscono poco dopo all’Isis. La fuga dei diplomatici italiani da Tripoli e la minaccia dei miliziani nella Sirte è cronaca di questi giorni. Con l’Italia di fronte ad una scelta tra le più difficili: intervento o neutralità.
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