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Brexit, cosa succede se Londra vota alle Europee

Con il rinvio lungo più costi e meno poltrone per l'Italia nel prossimo Parlamento Europeo

Nigel Farage, l’uomo che ha voluto la Brexit, potrebbe tornare ad occupare un seggio al parlamento europeo anche dopo il prossimo voto. E con lui gli altri 73 europarlamentari britannici. L’ipotesi che fino a qualche settimana fa sembrava irreale, potrebbe invece farsi concreta. Con conti e sondaggi da rifare per tutti, Italia in primis. Ma a rimetterci potrebbe essere soprattutto il fronte populista.

Tra Londra e Bruxelles si tratta un rinvio dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Londra chiederà con ogni probabilità una proroga dell'articolo 50 fino al 30 di giugno. Ma resta sul tavolo l’ipotesi che sia necessaria un’estensione molto più lunga, anche due anni. In questo caso il Regno Unito dovrà prepararsi a prendere parte alle elezioni europee di fine maggio e l’emiciclo di Strasburgo a cambiare volto.

Come cambia il Parlamento con la Brexit

Con la preannunciata uscita dei deputati britannici, infatti, si era decisa la riduzione dei seggi da 751 a 705. Una scelta anche economica,visto che i 46 seggi lasciati vacanti avrebbe comportato per le casse di Strasburgo un bel risparmio tra stipendi, assistenti e rimborsi spese. Non solo, in caso di Brexit le poltrone rimaste libere sarebbero state destinate a possibili annessioni di altri Paesi, già intenzionati ad entrate nell’Unione europea.

Il progetto prevedeva (prevede) benefici per gli altri paesi. Dei 73 seggi britannici, 27 sarebbero (sono) stati ripartiti tra 14 Paesi, tra cui l’Italia. A beneficiarne maggiormente Francia e Spagna con cinque parlamentari arrivando rispettivamente a 79 e 59. Tre seggi all’Italia (rendendola il terzo paese più rappresentato dopo Francia e Germania con 76 seggi) e all’Olanda.


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Cosa succede se anche Londra vota

E se Londra votasse? Con ogni probabilità le poltrone guadagnate sarebbero da restituire. Vantaggi in meno oltre che per Francia, Italia, Spagna e Olanda anche per Polonia, Romania, Svezia, Austria, Danimarca, Slovacchia, Finlandia, Croazia, Estonia e Irlanda.

Poltrone che andrebbero ricalcolate anche nei sondaggi. Con un’incognita in più: per chi voterebbero gli inglesi? Tradizionalmente in Europa hanno sempre portato numeri parlamentari socialisti, ma anche una nutrita rappresentanza nelle fila dei popolari.

Se Londra votasse, quindi, potrebbe ridursi il vantaggio del fronte populista, visto che i seggi in mano a Londra sono tra i più numerosi. Insomma, uno scenario tutto da ricostruire. E che peserà anche nella decisione sul consenso che i 27 dovranno dare o meno a Londra per un rinvio.

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Anna Migliorati