Salvataggio migranti nel Mediterraneo
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Immigrazione in Europa: i punti di accordo e disaccordo con l'Italia

Inizia oggi il vertice di Tallin ma già vacilla l'intesa tra le potenze europee. Pesa soprattutto il No francese a ricollocamenti e apertura di nuovi porti

Al prevertice di Parigi, che anticipava di pochi giorni il summit di Tallin, Italia, Francia e Germania sembravano aver trovato un accordo totale sulle proposte italiane in tema dell'immigrazione in un documento a più punti che verrà presentato comunque nella sua versione definitiva in Estonia all'incontro dei ministri degli Interni di tutti e 28 i paesi Ue del 6 luglio.

Poi i primi, sensibili, passi indietro e l'accordo da totale è diventato parziale: Emmanuel Macron, premier francese, ha detto no alla riapertura dei porti alle navi di soccorso nel Mediterraneo (come la Spagna), no all'accoglienza dei "migranti economici" dunque anche quelli in fuga dalla fame e no ad aumentare le nazionalità oggetto di ricollocamento. Un No che accomuna anche la Germania che aumenterà però i ricollocamenti da 500 a 750 al mese. A tutti si è aggiunta anche l'Austria che, come annunciato dal ministro della Difesa Hans Peter Doskozil, si era detta addirittura pronta a schierare l'esercito alla frontiera con l'Italia per poi fare un passo indietro.



I punti di accordo

I punti su cui sembrano essere tutti daccordo sono quelli relativi alla regolamentazione delle azioni e dei finanziamenti delle Ong e a più fondi per consentire alla Libia il controllo delle coste.

Ecco cosa prevedono.

  • Sbarchi e porti - Uno degli obiettivi è ridurre gli sbarchi. In questa partita le Ong sono un attore fondamentale, con una libertà di movimento che ora si vuole limitare: l'ingresso in acque libiche potrebbe essere vietato così come spegnere il trasponder di bordo per la localizzazione e fare segnali luminosi; e la "regia" delle operazioni dovrebbe essere riportata in maniera piu' definita sotto l'ombrello della Guardia Costiera. Il protocollo sulle Ong potrebbe spingersi a bloccare l'accesso in porto a chi non è in regola.

Temi delicati - a cui si aggiunge quello della trasparenza sui finanziamenti - dei quali si parlò già settimane fa quando uscirono i contenuti di un dossier Frontex e quando scoppiò un acceso dibattito attorno alle indagini del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro: organizzazioni come Medici senza frontiere reagirono affermando che nella maggior parte dei casi è il sistema di coordinamento di Roma a dire dove andare.

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  • Relocation - L'altro capitolo chiave è quello della distribuzione dei migranti. L'Italia chiede all'Europa impegni certi e alcune modifiche. Con le regole oggi in vigore accedono alla relocation solo i richiedenti asilo di nazionalità con un tasso medio di riconoscimento pari o superiore al 75%. Una soglia troppo alta, che si chiede di rivedere.
  • Il ruolo della Libia - L'Europa, però è solo uno dei teatri di azione. "La partita fondamentale - ha dichiarato il Ministro degli Interni italiano Marco Minniti - si gioca in Libia", "paese di transito" da cui è arrivato "nei primi cinque mesi di quest'anno il 97% dei migranti". Lì serve "un governo stabile e stiamo lavorando per farlo". L'idea di un sostegno finanziario più cospicuo per il controllo delle coste va in questa direzione.

In cosa non si è trovato l'accordo

Nulla di fatto invece su altri tre temi proposti dall'Italia.

  • Riforma del Trattato di Dublino - Ad oggi obbliga l'accoglienza e il riconoscimento delle domande di asilo al Paese di arrivo del migrante. La richiesta è di modificare il Trattato per alleggerire il peso del lavoro dei paesi di prima destinazione tra cui c'è soprattutto l'Italia.
  • Apertura di nuovi porti per le navi di soccorso - L'idea è aprire nuovi porti in Francia e Spagna per accogliere le navi che soccorrono i migranti nelle acque del Mediterraneo. Francia e Spagna hanno detto no.
  • I ricollocamenti - Ad oggi gli accordi in Europa consentono di ricollocare al di fuori del Paese di arrivo, solo quei richiedenti asilo che vengono da Paesi che hanno un tasso di riconoscimento della protezione di almeno il 75% (pevalentemente siriani). Il punto è che l'Italia ha già raggiunto la quota massima e ha chiesto di ampliare il numero di nazionalità a cui applicare il ricollocamento. La Francia e la Germania hanno detto no. Quest'ultima però amplierà il numero di ricollocati (non la nazionalità) da 500 a 750 al mese.

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