Elsa Fornero: tante iniziative ma "poche risorse" per i giovani. Siamo alle solite... promesse
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Elsa Fornero: tante iniziative ma "poche risorse" per i giovani. Siamo alle solite... promesse

"Ogni euro per aumentare l'occupazione giovanile dovrà essere speso bene". La realtà è che manca ancora una politica per gli under 35

Ci risiamo con le promesse ai giovani, con gli annunci di chissà quali misure a favore delle ultime generazioni penalizzate dalla crisi. Ma i giovani possono ancora credere nelle parole di questo governo, come di tutti quelli che lo hanno preceduto, quando in nove mesi l’esecutivo Monti (che vanta un’età media “cinese”) non è riuscito a partorire alcuna vera politica per le generazioni dal ’74 in poi?

Dice a Radio Anch’io il ministro del Welfare, Elsa Fornero, che è in arrivo un “piano per i giovani”. Evviva. Ma non fornisce dettagli e, quasi, si scusa di dover impiegare delle risorse. “Non ci si deve aspettare qualcosa di eclatante, ma di microeconomico, molto territoriale, un’azione mirata in cui spendiamo poche risorse, ma bene”. Il problema, aggiunge la titolare del Welfare, è che “il nostro Paese per troppo tempo non ha fatto i conti tra domanda complessiva e risorse, abbiamo scaricato l’eccesso di domanda sulle generazioni più deboli, in passato con l’inflazione più alta, più di recente ricorrendo al debito che grava sulle spalle delle generazioni future, che è la conseguenza più macroscopica di quell’assenza di lungimiranza”.

Ma adesso la musica cambia, eccome se cambia… Per quanto riguarda i giovani “ci sono molte iniziative, altre verranno attivate e devono essere puntuali per realizzare risultati. Il messaggio è che dobbiamo avere pieno controllo così che ogni euro per aumentare l’occupazione giovanile corrisponda a un euro ben utilizzato”. Un tono poco incoraggiante, in verità. Non di quelli che ti trasmettono il messaggio di una priorità assoluta bando alle spese. E dire che è proprio di questo mese il dato tragico di una disoccupazione dei giovani (fino a 25 anni) del 34,3 per cento, cioè più di 1 su 3, pari a ben 608mila ragazzi e al 10,1 per cento della popolazione.

Il pensiero corre alle promesse degli anni passati. Le buone intenzioni di alcuni sono crollate miseramente.

Renato Brunetta, per esempio, quand’era ministro del governo Berlusconi propose di ridurre le pensioni d’anzianità per consegnare ai giovani un bonus di 500 euro mensili e aiutarli a uscire dalla gabbia familiare. Il suo collega all’Economia, Giulio Tremonti, parlò del “posto fisso” come “obiettivo fondamentale”.

Ma Maurizio Sacconi, predecessore della Fornero, indicò un’altra priorità: “Dobbiamo evitare che chi ha trent’anni di aspettativa di vita, figli da crescere, un mutuo, resti solo. Per i giovani questa crisi sarà una ventata di responsabilità. Ma è drammatico vedere un cinquantenne disoccupato. Bisogna proteggere innanzitutto le persone adulte, i capifamiglia”. Il governo Berlusconi provò, nel pieno della crisi, ad aiutare le giovani imprese. E Monti, con il decreto Salva-Italia, ha offerto aiuti fiscali ai datori di lavoro per assumere under 35. Dopo sette mesi, però, solo 3.085 aziende hanno fatto richiesta del beneficio, per un totale di 11.042 assunti. Peccato che secondo l’Istat i disoccupati dai 25 ai 34 anni si siano attestati nel primo trimestre 2012 a ben 836mila! Una misura, quella del Salva-Italia, giudicata insufficiente dagli esperti di diritto del lavoro.

La realtà è che quella italiana è l’economia avanzata nella quale i giovani hanno pagato il prezzo più alto per la recessione (lo ha riconosciuto anche il premier Monti al Meeting di Rimini). Un record assoluto fra le trenta principali economie. Circa il 60 per cento dei precari è nato dopo il ’74. Sono i giovani precari a rischiare di più la perdita del posto del lavoro (anche grazie alla riforma Fornero che rende difficile mantenerlo per chi collabora nei call center e nelle agenzie immobiliari), ma le tutele sono più alte per chi rischia di meno, chi ha un contratto a tempo indeterminato.

Senza contare il peso di baby-pensioni, scivoli e prepensionamenti, oltre che delle “pensioni d’oro”, sulle giovani e future generazioni. Ingiustizia che il governo si è ben guardato dal riequilibrare, visto che ha detto subito no alle proposte di tetto alle “pensioni d’oro”, mentre ha stipulato contratti d’oro e a tempo indeterminato (con tanto di pensione) a neo-manager in aziende zeppe di precari come la Rai. Del resto, in barba alla trasparenza non troverete sui siti del governo, a parte le dichiarazioni dei redditi, un quadro esauriente dei cumuli di pensione e indennità di sottosegretari e ministri.

Può un governo di anziani e pensionati d’oro fare davvero qualcosa di giusto e di impegnativo per i giovani?

Quel che resta delle promesse della Fornero è più che altro la conferma che il governo non intende investire, per i giovani, che “poche risorse”.        

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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