Start-up in Silicon Valley: chi sostiene le idee italiane
Economia

Start-up in Silicon Valley: chi sostiene le idee italiane

L'esempio di Rick Belluzzo, manager di lungo corso nelle aziende hi-tech americane, oggi investitore in nuove iniziative di impresa italiane

In un ambiente super-competitivo come la Silicon Valley, in cui si aggirano decine di migliaia di giovani imprenditori di tutte le nazionalità, come fare a farsi notare e prendere sul serio? A parità di tecnologia, conta il saper comunicare alla californiana. Ma conta anche avere entrature con "insider" cioè protagonisti del mercato che godono di reputazione e contatti. Questi possono far aprire le porte giuste al momento giusto. "Mi manda Picone", dunque? Sì, nella misura in cui l'insider può far trovare il tempo per un'intervista e poi può aiutare il giovane a navigare nelle acque agitate di Silicon Valley. Naturalmente, la valutazione finale è ferocemente meritocratica e l'unico fattore che conta è la bontà del progetto. Ma per lo startupparo, gli agganci giusti contano.

Che cosa spinge questi insider a dare la loro disponibilità? E perchè aiutare uno invece di un altro? Contano le scuole frequentate, le aziende dove si ha lavorato, gli sport praticati e la religione. Anche la nazionalità e il tipo di cultura da cui si proviene valgono. Di qui l'importanza per il Consolato di fidelizzare una rete di "personalità" in Silicon Valley intorno al richiamo dell'italianità: nostri connazionali, ma anche americani di lontana origine italiana o italofili puri, che hanno semplicemente la passione de nostro Paese. L'obiettivo è fare in modo che aiutino i nostri giovani quando sbarcano qui.

Rick Belluzzo è un rappresentante di questo gruppo di persone. Di origine veneto-ligure, ha fatto la gavetta in HP, diventandone executive vice-president. È passato quindi al ruolo di CEO di Silicon Graphics e di lì a capo della divisione MSN di Microsoft, posizione da cui è poi salito al ruolo di president e chief operating officer - il numero tre - del colosso di Seattle. Dal 2002 al 2011 ha diretto Quantum riportando l'azienda dei dischi rigidi in una fascia di mercato profittevole. Negli anni scorsi Rick si è rivolto al Consolato per riacquistare la cittadinanza per discendenza. Ha accettato prima con circospezione, poi con crescente entusiasmo il mio invito a guardare con attenzione a quello che sta accadendo nell'ITC in Italia.

Durante l'ultimo anno è stato in Italia sei volte. Come Vice-Chairman sta collaborando all’espansione globale di Bravo Solutions, società internazionale di supply management nata nel 2000 nel nostro Paese. È diventato mentore della scuola di startup Mind the Bridge a San Francisco. Ha investito in una startup italiana, Map2App, che consente di creare velocemente travel app. Da ultimo, dopo un incontro con il fondo di venture capital italiano Innogest , Rick ha accettato di diventare Presidente di una società da questo finanziata, New Vision. "L'Italia", dice oggi, "ha un enorme talento tecnico e creativo. Quello su cui dobbiamo lavorare è la capacità delle imprese di far soldi partendo da bei progetti tecnici. Occorre affiancargli un pari livello di management e di capacità commerciale."

Rick sente di avere un debito verso il padre. Nel suo libro di management "Hardheaded, Softhearted" ("testa dura, cuore tenero"), Belluzzo rende omaggio al papà che venne in America senza parlare l'inglese, con 50 dollari in tasca. "Mi ha fatto capire che nulla è impossibile, sin da piccolo ho imparato a mettermi alla prova e a fare la differenza in ogni occasione". Adesso sta provando a farla per il nostro Paese.
 

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Mauro Battocchi

Sono console italiano a San Francisco. Ho alle spalle il servizio diplomatico in Germania e Israele per promuovere le nostre imprese. Ho lavorato per un periodo anche in azienda, in Enel. Il mio blog "San Francisco chiama Italia" racconta di una città che estende ogni giorno la frontiera del possibile; che disegna il modo di vivere globale con le sue battaglie di libertà e con l’innovazione tecnologica. La città e il nostro Paese hanno un rapporto che risale alla corsa all’oro di metà Ottocento. Oggi è quanto mai importante per il nostro futuro.

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