Perché le "index linked" non sono polizze
MASSIMO PERCOSSI/ANSA
Economia

Perché le "index linked" non sono polizze

Al contrario, si tratta di "prodotti finanziari". Così Il Tribunale della Spezia ha condannato Poste Vita

Una sentenza del Tribunale della Spezia ha stabilito che le polizze "index linked", vendute a migliaia di risparmiatori in tutta Italia, non possano essere considerate semplici polizze di assicurazione sulla vita: in realtà sono prodotti finanziari, ai quali non si applicano le norme del Codice civile in materia di prescrizione del diritto dell’assicurato.

Perché è importante

Si tratta di risultato giudiziario importante, perché stabilisce che anche il consumatore che non sia stato informato circa i termini di riscatto della polizza, alla sua scadenza, ha comunque il diritto a vedersi restituire il capitale investito, maggiorato d'interessi e rivalutazione.

E le stesse implicazioni della sentenza sono notevoli, perché pare che in Italia sia capitato a moltissimi risparmiatori di vedersi respingere, perché prescritte, le richieste di riscatto delle polizze a suo tempo sottoscritte, perdendo così tutto il capitale investito.

Il caso Poste Vita

A seguire la causa e a ottenere il risultato, in una causa civile intentata da una signora spezzina alla società Poste Vita (del gruppo Poste Italiane), è stato l'avvocato Alessandro Potremoli, uno dei legali di Assoprotect, Associazione proteggi risparmio, nata nel 2017 proprio con il fine di assistere privati e aziende nell’ambito bancario e finanziario.

Nel 2010, alla loro scadenza, la signora M.D. aveva chiesto a Poste Vita di rientrare in possesso del capitale di due "polizze di assicurazione sulla vita", denominate "Posta Futuro" e "Formula 7", che la risparmiatrice aveva sottoscritto rispettivamente nell'aprile 2000 e nell'aprile 2003.

Poste Vita, però, aveva rifiutato il rimborso di entrambe le polizze invocando l'articolo 2952 del codice civile, in base al quale "i diritti derivanti dal contratto di assicurazione e dal contratto di riassicurazione si prescrivono in due anni dal giorno in cui si è verificato il fatto su cui il diritto si fonda".

La difesa della risparmiatrice, in Tribunale, ha puntato a dimostrare che le due polizze non avevano gli elementi caratteristici propri di un contratto d'assicurazione: nel primo caso, l'assicuratore s'impegnava esplicitamente a restituire il capitale all'assicurato, aumentato di interessi e di eventuali incrementi da redditi finanziari (che in base al contratto non potevano essere inferiori all'1,5%); nel secondo caso, si trattava in realtà di un prodotto finanziario del tipo "index linked", a premio unico in data prestabilita.

Il Tribunale della Spezia, dopo aver stabilito che chi sottoscrive questo tipo di prodotti finanziari si espone effettivamente ai rischi propri di qualsiasi investimento, nel primo caso, quello di "Posta Futuro", hanno respinto la richiesta della signora.

In quel contratto, hanno scritto i giudici, "l'assicurato non corre alcun rischio di natura finanziaria, stante la garanzia di restituzione del capitale prestata da Poste Vita Spa, nonché quello della rivalutazione minima": pertanto è stata ritenuta la natura prevalentemente assicurativa della polizza denominata "Posta Futuro".

Sul secondo contratto, invece, i giudici hanno sentenziato che a quel tipo di prodotti, "definiti quali assicurazioni sulla vita del tipo index linked" non possa applicarsi l'articolo 2952 del codice civile, che invece si riferisce eslusivamente a vere e proprie polizze assicurative. 

Hanno scritto infatti i giudici che con il prodotto denominato Formula 7 "le somme dovute da Poste Vita vengono direttamente collegate all'andamento degli attivi finanziari di un titolo strutturato, emesso da mediobanca e costituito da uno strumento obbligazionario e da uno strumento finanziario".

Quindi "il contenuto del contratto in esame appare a carattere prevalentemente finanziario, e solo in via residuale assicurativo".

Il Trbunale ha pertanto condannato Poste Vita all'adempimento della polizza relativa a "Formula 7", corrispondendo a M.D. "tutti gli importi e gli interessi di legge dovuti in base al contratto". La società è stata condannata anche al pagamento delle spese legali.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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