Libor, sette banche americane sotto inchiesta nello scandalo dei tassi d'interesse
Economia

Libor, sette banche americane sotto inchiesta nello scandalo dei tassi d'interesse

Ecco perché i procuratori di New York e del Connecticut indagano su 7 big internazionali

Un sospetto pesa oggi come un macigno su 7 nomi di spicco della finanza mondiale: Citigroup, Deutsche Bank,  Hsbc, Jp Morgan Chase & Co,  Royal Bank of Scotland e  Ubs, oltre alla già ultra-bersagliata Barclays.

Sono i 7 gruppi bancari a cui il procuratore di New York e le autorità giudiziarie del Connecticut, con una dichiarazione congiunta, hanno inviato un mandato a comparire con la richiesta di documentazione e chiarimenti sulla manipolazione sistematica del saggio d'interesse sui prestiti interbancari, il Libor, che avrebbe creato non pochi danni agli investitori.

ECCO COME AVVENIVANO LE MANIPOLAZIONI SUI TASSI

AL DI LA' DELL'OCEANO

L'inchiesta, che è partita nel Regno Unito e che nel giugno scorso ha coinvolto inizialmente il colosso britannico Barclays, varca così le sponde dell'Atlantico, per continuare a due passi da Wall Street, nel cuore pulsante della finanza internazionale. Certo, tutti i sospetti e le accuse sono da dimostrare pienamente e le  responsabilità dei singoli manager non sono state ancora accertate. Tuttavia, questa escalation nelle indagini appare oggi come una tappa obbligata, almeno a chi è abituato a guardare le cose del mondo senza troppa ingenuità. Dopo le prime ammissioni di colpa da parte di Barclays , che hanno portato a una multa di 290 milioni di sterline e causato  le dimissioni dell'amministratore delegato, Bob Diamond , soltanto un ingenuo poteva infatti pensare che la vicenda rimanesse circoscritta al Regno di Sua Maestà, cioè dentro i confini un po' angusti della Gran Bretagna.  

LA GANG DEI FURBETTI

Il Libor (e i suoi meccanismi di funzionamento abbastanza complessi) sono infatti uno degli ingranaggi che muovono tutta la finanza mondiale, da Londra fino a New York, passando per l'Asia e l'Europa. Dall'andamento di questo indicatore, che esprime il tasso al quale 18 grandi banche si prestano denaro ogni giorno, dipendono infatti molti altri valori: il costo dei mutui a interesse variabile, la remunerazione di parecchi bond e depositi di liquidità e il rendimento di una montagna di prodotti derivati, costruiti ad arte dalle stesse banche per compiere operazioni speculative. Nello specifico, per determinare il Libor, gli istituti di credito comunicano ogni giorno alla British Bankers’ Association (Bba, cioè l'associazione delle banche britanniche), il tasso al quale  prevedono di poter prendere denaro in prestito da altri istituti. La Bba calcola la media di tutti i saggi d'interesse dopo aver eliminato la previsione più alta e quella più bassa, per evitare che una singola banca possa condizionare in maniera sproporzionata il valore del Libor. Fatta la regola, però, trovato l'inganno. Per taroccare l'andamento del tasso, una banca può infatti inserire dei valori non veritieri e accordarsi pure con altri istituti, ovviamente di nascosto, per mettere in atto pratiche concertate, cioè per far salire o scendere  le quotazioni del Libor, sempre comunicando dati falsi, a seconda della convenienza.

MELE MARCE O SISTEMA?

Proprio per questa ragione,  i giudici americani chiedono adesso di tirar fuori le carte: vogliono passare al setaccio le e-mail private o le comunicazioni ufficiali, in modo da verificare se ci sono stati degli accordi sotto banco che hanno sgonfiato o innalzato ingiustamente  le quotazioni del Libor. Lo scopo degli inquirenti è anche quello di accertare se eventuali condotte fraudolente sono state messe in atto in maniera sistematica o erano invece il frutto dell'operato di qualche mela marcia, ovvero un gruppo di  manager o trader senza troppi scrupoli. Taroccando i saggi d'interesse, infatti, molti istituti potrebbero aver ottenuto il loro bel tornaconto: per esempio abbassando i rendimenti di qualche bond o di qualche deposito oppure guadagnando una montagna di soldi speculando sui derivati. Saremmo dunque  di fronte un trucco ben architettato, capace di trasformare i mercati finanziari in una sorta di bisca, con i risparmiatori e gli investitori  nel ruolo di polli da spennare.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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