Economia

Il piccolo ricatto: se non stai con la Ue sei putiniano

Stamattina ho letto il Corriere della Sera e mi sono chiesto: sono un putiniano anch’io? Poi ho riletto l’articolo di Pierluigi Battista e ho realizzato: no: non lo sono. Tutte le definizioni, i tic, il modus pensandi dei putiniani d’Italia …Leggi tutto

Stamattina ho letto il Corriere della Sera e mi sono chiesto: sono un putiniano anch’io? Poi ho riletto l’articolo di Pierluigi Battista e ho realizzato: no: non lo sono. Tutte le definizioni, i tic, il modus pensandi dei putiniani d’Italia non corrispondono a quello che io penso. Quindi non sono un putiniano anche se, probabilmente, Battista lo penserebbe. Più di un mese fa, mentre la guerra civile Ucraina stava solo covando e quando ancora tutti erano straconvinti che il missile contro il volo della Malaysia Airlines fosse stato sparato dai russi (oggi, in attesa di un qualche rapporto ufficiale nessunoi ne è più così certo) ho detto e scritto che la responsabilità principale delle tensioni in Ucraina erano dell’Unione europea. Lo confermo: la responsabilità storica delle tensioni in Ucraina sono della Ue.

Siccome ne ho già scritto, non c’è bisogno che mi ripeta, semmai quello che c’è da aggiungere è lo stupore per lo stupore di chi credeva che Putin non avrebbe reagito all’avanzata della civiltà occidentale fin nel cuore della civiltà orientale. Stupisce lo stupore di chi credeva che un autocrate, violento come Putin, avrebbe accettato le sanzioni economiche europee senza reagire applicando lui stesso sanzioni all’occidente le quali, sia detto per inciso, sono meno sopportabili da noi di quanto non lo siano le nostre verso di lui. Stupisce lo stupore di chi si accorge solo ora che la Russia, per reagire all’Ovest che avanza e lo minaccia (in senso storico, non, ancora, in senso militare) sta per cadere nelle mani della Cina con la quale sta creando quel blocco orientale fatto di autocrazia e potenza economica, grandeur militare e sprezzo della democrazia che nemmeno Stalin era riuscito mai a realizzare. Stupisce lo stupore anche di chi di fronte al blocco delle importazioni dei beni italiani da parte della Russia, denuncia solo ora il dittatore Putin mentre è disposto a sorvolare sulla violazione quotidiana dei diritti umani in Cina (non è il caso di Battista).

Domanda: quanto ci metterà la Cina, in nome del nuovo legame che sta instaurando con la Russia, a rendere più difficoltose le nostre esportazioni verso Pechino? Stupirà, allora, lo stupore di chi si accorgerà che anche in Cina c’è una dittatura. La verità è che per una presunta superiorità la civiltà occidentale ha voluto traghettare pacificamente (illusi!) un paese di frontiera come l’Ucraina dalla parte buona della storia: l’Europa. La nostra è stata un’arroganza che somiglia a quella di un figlio di papà che sfida a cazzotti il figlio del ferroviere che è grande il doppio di lui, contando sul fatto che il suo lignaggio lo protegga dai pugni. Poi, messo alle strette, chiama piagnucolando il suo fratello maggiore, gli Stati Uniti, perché tenga fermo il ragazzone maleducato mentre lui lo riempie di pugni. Ma gli Stati Uniti, che non sono così stupidi come questa stupida Unione Europea, non sono disposti a “tenere ferma la Russia” ma, piuttosto, siccome ci sono questioni più urgenti, invita la piccola Europa a trovare un compromesso. Che è esattamente quello sta facendo, accettando la spartizione dell’Ucraina in due sfere d’influenza dopo avere accettato, senza fare un plissé, l’annessione della Crimea alla Russia. Se i nostri princìpi valessero così molto di più rispetto a quelli russi, saremmo già dovuti scendere in guerra per difendere la Crimea dall’aggressione di Mosca. Non lo abbiamo fatto. E adesso stiamo facendo la figura di chi dice, dopo aver preso una serie di memorabili schiaffoni: “Ahò, tenetemi fermo sennò lo gonfio”.

Dire tutte queste cose, sollevare riserve (eufemismo) sulle scelte dell’Europa, denunciarne la stupidità politica e l’ignoranza storica, non vuol dire essere putiniani, vuol dire guardare in faccia la realtà senza pensare di avere sempre la ragione perché siamo nati dalla parte giusta della storia.

 

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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