Dark pool: perché potrebbero chiudere
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Economia

Dark pool: perché potrebbero chiudere

I mercati non regolamentati sono sotto l'occhio della Sec che chiede più trasparenza e comunicazione. E Goldman Sachs già pensa di dire addio alla sua piattaforma

Comunemente sono chiamate "dark pool" e hanno la velleità di essere migliori delle borse tradizionali. Sono le piattaforme alternative di negoziazione, che permettono ogni giorno agli investitori istituzionali di muovere miliardi di dollari in forma anonima e garantiscono, quasi sempre, una migliore formazione dei prezzi. I regolatori, tuttavia, hanno cominciato a effettuare diversi giri di vite su questo mercato. A tal punto che Goldman Sachs sta pensando di chiudere la sua piattaforma, Sigma X.

Chi-X, Turquoise, Liquidnet. Sono questi alcuni dei nomi, oscuri ai più, delle società che curano i mercati alternativi, quelli in cui la liquidità non scarseggia (quasi) mai e nei quali gli scambi avvengono in forma anonima. Gergalmente prendono il nome di dark pool, ma in senso tecnico si dividono in Alternative trading system (Ats), secondo la definizione statunitense, e Multilateral trading facility (Mtf), secondo quella europea. Altro non sono che mercati paralleli a quelli tradizionali, con la sostanziale differenza che sono over-the-counter (Otc), non regolamentati.

Definire il valore di mercato complessivo non è facile. Secondo i dati della Federation of European securities exchanges (Fese), nel 2013 sono stati negoziati sulle Mtf oltre 260mila miliardi di euro, risultando in alcune giornate più significative delle piazze finanziarie tradizionali. Lo stesso fenomeno si è verificato, tanto nel 2012 quanto nel 2013, negli Stati Uniti. Come ha sottolineato la Federal Reserve di New York in un paper sugli Ats, "la negoziazione sulle piattaforme alternative ha regolarmente superato quella delle tradizionali per circa 100 giorni l'anno". E anche per la prima parte del 2014, gli operatori hanno trovato più conveniente vendere e comprare all’interno di questi mercati paralleli.

I 3 MOTIVI DEL SUCCESSO
Le dark pool hanno avuto così successo per tre motivi su tutti.

Primo: la negoziazione in forma anonima permette a venditore e compratore una maggiore libertà operativa in un regime informativo quasi neutro. Un soggetto A può vendere un ingente numero di titoli a un soggetto B senza che nessuna delle parti abbia altre informazioni supplementari, che potrebbero mandare a monte l'affare, oltre ai prezzi.

Secondo: la posizione informativa e la maggiore liquidità disponibile permettono una migliore formazione dei prezzi a una commissione in genere più bassa rispetto a quella delle borse tradizionali. Ciò significa che lo stesso titolo può costare sensibilmente meno su una dark pool.

Terzo: la liquidità è in media sempre più elevata che altrove.

GLI ASPETTI NEGATIVI
Eppure, ci sono anche i risvolti negativi. Le dark pool presentano rischi potenzialmente sistemici. Chi opera al loro interno è spesso interessato a piazzare grossi quantitativi di titoli difficili da vendere sulle piattaforme tradizionali. È stato questo il caso delle cartolarizzazioni di Lehman Brothers nei giorni precedenti al collasso della quarta banca americana. Considerando la caratura degli attori che accedono alle dark pool, il rischio che ci siano delle distorsioni significative è crescente.

Inoltre, diverse piattaforme supportano l'High-frequency trading (Hft), la negoziazione algoritmica ad alta velocità. I sistemi Hft hanno però molti punti deboli, come l'esecuzione automatica degli ordini in determinati casi. Se il prezzo di un titolo crolla velocemente per colpa di un errore umano - fattispecie abbastanza comune - l'Hft che ha un ordine di vendita su quel titolo lo venderà in ogni caso.

DESTINO SEGNATO
La crescita esponenziale delle dark pool potrebbe presto finire. I regolatori mondiali hanno iniziato una guerra contro questi sistemi, considerati insicuri. La Sec, in un rapporto sul mercato degli Ats, lo ha scritto nero su bianco: "Bisogna prevenire nuovi shock e garantire la stabilità dei mercati finanziari a tutti i livelli". È per questo che allo studio dell'authority americana ci sono sia limitazioni ai volumi negoziati sia alle classi di asset scambiati. Sotto il profilo della trasparenza, inoltre, sarà richiesta l’adozione di uno schema minimo di comunicazione fra regolatore e banche, in modo da anticipare la nascita di squilibri e asimmetrie.

L'impatto dei regolatori è già ora notevole. Come spiegano fonti interne di Goldman Sachs, la regina delle dark pool, ovvero Sigma X, potrebbe scomparire a breve. "Non ci sono date precise, ma la stretta dei regolatori sta minimizzando i vantaggi di tenere aperta la nostra piattaforma di negoziazione alternativa", spiegano le fonti. Non un bel segnale per l'intero settore, dato che quella di Goldman Sachs era considerata la regina delle dark pool.

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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