Contratto unico: che cos'è e perché piace tanto a Monti e Ichino
Economia

Contratto unico: che cos'è e perché piace tanto a Monti e Ichino

L'ex-senatore del Pd passato con i centristi lancia una proposta per agevolare le assunzioni stabili. Con l'obiettivo di superare la riforma Fornero

Assunzioni stabili al posto dei contratti precari, ma con meno tutele contro i licenziamenti. Si può riassumere così la proposta avanzata dall'ex-senatore del Pd, Pietro Ichino (da poco passato al terzo polo di centro guidato da Mario Monti), per riformare ancora il mercato del lavoro italiano, dopo la nuove legge sul welfare che porta la firma di Elsa Fornero.

TUTTO SULLA RIFORMA DEL LAVORO

A dire il vero, quella ideata da Ichino è soltanto una proposta sperimentale, da applicare in alcune regioni (con degli accordi-quadro tra le parti sociali), per essere poi estesa progressivamente su tutto il territorio nazionale, se porterà a risultati positivi.

L'obiettivo è quello di superare il tradizionale dualismo del mercato del lavoro italiano, dove esiste un alto numero di dipendenti precari, che faticano a esssere inquadrati in maniera stabile, a tempo indeterminato. Un dualismo che la riforma Fornero, almeno a giudicare dai primi risultati, non è riuscita a eliminare, pur avendo imposto molti vincoli sulle assunzioni flessibili, come quelle con la partita iva o le collaborazioni a progetto. Anzi, secondo non pochi osservatori, l'ultima legge sul lavoro non ha fatto altro che aggravare la situazione, visto che molte aziende hanno deciso di non rinnovare i contratti precari dei loro dipendenti, proprio per non sottostare alle nuove regole imposte dal governo Monti.

LA LEGGE FORNERO IN BILICO

E così, il terzo polo di centro guidato dall'attuale presidente del consiglio ha ideato una proposta: un nuovo contratto a tempo determinato destinato ai neo-assunti o a chi ha un inquadramento precario, che costa poco dal punto di vista fiscale e contributivo e prevede minori tutele contro i licenziamenti. Nello specifico, le aziende che scelgono questo tipo di inqudramento pagheranno meno tasse e contributi e potranno lasciare a casa più facilmente il lavoratore, senza le tutele previste dall'articolo 18, seppur nella nuova versione più “soft”, ideata dal ministro Fornero (che ha eliminato in parte l'obbligo di riassunzione per chi viene mandato via senza una giusta causa).

I NUOVI AMMORTIZZATORI SOCIALI

In cambio di questa maggiore libertà nei licenziamenti (soltanto quelli che avvengono per motivi economici e organizzativi e non per ragioni disciplinari o discriminatorie) le imprese dovranno però fornire al dipendente (purché abbia un'anzianità di carriera superiore a 2 anni) un servizio di outplacement, cioè di formazione e di collocamento professionale, per favorire il suo reingresso nel mondo produttivo con un nuovo impiego in un'altra azienda. Le imprese che licenziano saranno in parte obbligate a finanziare anche un sussidio alla disoccupazione che si aggiungerà all'Aspi, cioè la nuova indennità introdotta dalla Fornero che oggi copre fino al 75% dell'ultimo stipendio, con un limite massimo attorno ai 1.000 euro al mese e una durata tra 12 e 18 mesi.

In pratica, chi viene licenziato con il nuovo contratto di Ichino avrà diritto all'Aspi statale, più un assegno integrativo che gli consente di arrivare sino all'80% del salario nel primo anno e fino al 60% dopo 12 mesi, come aggi avviene nei paesi scandinavi (dove il sistema del welfare è molto generoso). Più veloce sarà la riassunzione del lavoratore, grazie a un buon servizio di outplacement, minori saranno i costi a carico dell'azienda. Infine, è prevista anche l'erogazione di un un'idenntita di licenziamento al dipendente, pari a una mensilità di stipendio per ogni anno di servizio.

I soldi per creare questo nuovo sistema di welfare ispirato al modello scandinavo della flexsecurity, secondo Ichino possono essere reperite dal Fondo Sociale Europeo, che oggi l'Italia riesce a utilizzare soltanto al 40% delle proprie possibilità, per mancanza di progetti credibili. Nello specifico, i servizi di outplacement offerti dalle imprese verranno pagati in parte con denaro pubblico: i quattro quinti della spesa sarà infatti a carico dalle Regioni (che erogheranno un rimborso alle aziende), proprio attingendo alle risorse europee.

LA MINI-ASPI PER I PRECARI

La proposta di Ichino è dunque abbastanza articolata e riprende altri progetti ideati negli anni scorsi dall'ex-senatore del Pd. In un clima dominato dalla campagna elettorale, il nuovo contratto di lavoro è stato però bocciato immediatamente, a destra come a sinistra. Il Pdl e la Lega, infatti, vorrebbero una soluzione più semplice: mandare in soffitta la riforma Fornero, tornando alla Legge Biagi. La maggioranza del Partito Democratico, invece, non ha mai amato troppo le idee di Ichino e, per bocca di un suo esponente di punta come l'ex-ministro Cesare Damiano , ha già espresso giudizi sferzanti sul progetto del senatore uscente: “si tratta contratti ad orologeria”, ha detto Damiano, “con cui le aziende avranno maggiore facilità nel licenziare”

COLLABORATORI A PROGETTO: L'INDENNITA' DI LICENZIAMENTO

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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