Aci e Motorizzazione: perché Renzi vuole accorparle
Cristiano Minichiello / Imagoeconomica
Economia

Aci e Motorizzazione: perché Renzi vuole accorparle

La riforma della pubblica amministrazione del governo Renzi prevede la fusione tra questi due enti, che oggi sono considerati un doppione

Accorpati per sempre. E' il destino che dovrebbero subire, ma il condizionale è d'obbligo, l'Automobile Club Italiano (Aci) e la Motorizzazione Civile. A prevederlo è la riforma della pubblica amministrazione messa in cantiere dal governo Renzi, che deve però ancora trasformarsi in atti concreti (i primi provvedimenti sono previsti infatti il prossimo 13 giugno). Tra le misure in arrivo, ci sarà anche la fusione tra due enti ben conosciuti da milioni di automobilisti di tutta la Penisola e considerati da più parti una sorta di doppione, poiché svolgono funzioni complementari. Si tratta appunto dell'Aci e della Motorizzazione Civile. Ecco cosa fanno e perché l'esecutivo vuole unificarli in un unico organismo (anche se la strada da percorrere non sarà brevissima).

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L'ACI

Con oltre cento anni di storia alle spalle, oggi l'Automobile Club d'Italia ha oltre 3mila dipendenti, 106 uffici provinciali e 400 sportelli su tutto il territorio nazionale, tramite i quali gestisce anche il Pubblico Registro Automobilistico (Pra). Ogni anno, l'ente svolge 12 milioni di operazioni, tra cui oltre 700mila certificazioni e più di 1 milione di visure.

LA MOTORIZZAZIONE CIVILE

La Motorizzazione, che è un organismo pubblico articolato su base provinciale, dà invece lavoro a circa 3.500 persone in tutta Italia e si occupa di varie pratiche automobilistiche. Tra queste, ci sono per esempio l'emissione dei certificati di circolazione, l'omologazione dei veicoli venduti nel nostro paese, le pratiche sul trasporto delle merci pericolose e i contenziosi amministrativi che riguardano le vetture.

LA FUSIONE

L'accorpamento tra i due enti avverrà per correggere una anomalia dell'Italia che, a quanto pare, oggi è l'unico paese in Europa in cui il cittadino deve dotarsi di ben due documenti prima di diventare proprietario di un veicolo a motore. Il primo è la carta di circolazione, emessa appunto dagli uffici della Motorizzazione Civile. Il secondo è il certificato di iscrizione al Pra, che viene gestito dall'Aci. Si tratta di un doppio onere, bersagliato spesso di critiche da diverse associazioni consumatori come l'Aduc, che ha proposto più volte l'eliminazione del pubblico registro automobilistico. A partire dall'anno 2000, cioè da quando è stato istituito uno sportello telematico unico per i proprietari di delle vetture, entrambi i documenti vengono emessi contestualmente. La sostanza però non cambia, poiché lo sdoppiamento dei certificati è comunque considerato un onere burocratico eccessivo per i cittadini. Da qui l'idea di procedere appunto all'accorpamento tra l'Aci e la Motorizzazione, che dovrebbe far risparmiare almeno 60 milioni di euro all'anno.

STRADA LUNGA

La fusione tra i due enti non sembra tuttavia una misura attuabile in tempi da record (in passato ci hanno già provato, senza successo, diversi ministri del centrodestra e del centrosinistra). Innanzitutto, bisognerà razionalizzare gli uffici di entrambe gli organismi e sistemare gli oltre 6mila dipendenti che vi lavorano. Inoltre, l'Aci e la Motorizzazione sono due realtà diverse dal punto di vista giuridico. Il primo è un ente pubblico non economico che si finanzia anche con i contributi di un milione di soci, benché in passato abbia registrato notevoli perdite d'esercizio. La Motorizzazione è invece una branca diretta del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, con diverse articolazioni territoriali. Coma sarà possibile farli diventare un'unica entità? Il presidente dell'Automobile Club, Angelo Sticchi Damiani, si è già candidato a ereditare le funzioni della Motorizzazione, auspicando che vi sia un accentramento dei compiti in capo all'Aci, il quale viene invece considerato da più parti come un ente inutile. Spetta ora al governo sbrogliare il bandolo della matassa.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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