Nel discorso più lungo mai pronunciato da un presidente degli Stati Uniti davanti a una sessione congiunta del Congresso – un’ora e 40 minuti, superando il record di Clinton di 89 minuti – Donald Trump ha dipinto un’America in crisi: ventuno milioni di immigrati irregolari, un’economia soffocata dall’inflazione, città segnate dalla criminalità e dai traffici illeciti. Non sono mancati attacchi diretti a Joe Biden e alla sua amministrazione. Tuttavia, il messaggio chiave del suo intervento è stato di ottimismo: ha promesso di guidare il Paese verso “una nuova età dell’oro, senza precedenti”. Ha poi rivendicato risultati straordinari: «Abbiamo fatto di più in 43 giorni di quanto molte amministrazioni realizzino in 4 o 8 anni. E siamo solo all’inizio. Torno in quest’aula per annunciare che lo slancio dell’America è tornato». Trump ha affrontato una vasta gamma di temi davanti a una Camera divisa: da un lato, i repubblicani esultanti; dall’altro, i democratici disorientati, al momento incapaci di organizzare una vera opposizione.
La guerra Ucraina e Russia
«Abbiamo ricevuto forti segnali dalla Russia, sono pronti per la pace» ha detto Donald Trump affermando di aver avuto «discussioni serie» con Mosca. A questo proposito ha aggiunto: «Non sarebbe bellissimo? È ora di porre fine a questa guerra insensata». Il presidente ha aggiunto di aver ricevuto una lettera dal leader ucraino Zelensky che gli ha detto di voler partecipare al più presto al tavolo dei negoziati e di farlo sotto la «leadership forte» di Trump. Prima del suo discorso il presidente ucraino Volodymy Zelensky ha detto «di voler sistemare le cose con Donald Trump» dopo il litigio dei giorni scorsi alla Casa Bianca e in tal senso l’accorso sui minerali potrebbe essere firmato a breve: «Il nostro incontro alla Casa Bianca non è andato come avrebbe dovuto. È deplorevole che sia andata in questo modo. È tempo di sistemare le cose. Vorremmo che la cooperazione e la comunicazione future fossero costruttive», ha scritto sul suo profilo X. Aggiungendo: «Il mio team e io siamo pronti a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere una pace duratura». Zelensky ha anche parlato di una possibile tregua: «Siamo pronti a lavorare rapidamente per porre fine alla guerra e le prime fasi potrebbero essere il rilascio dei prigionieri e la tregua nel cielo (divieto di lancio di missili, droni a lungo raggio, bombe sulle reti energetiche e altre infrastrutture civili) e la tregua in mare immediatamente, se la Russia farà lo stesso. Quindi vogliamo procedere molto rapidamente in tutte le fasi successive e lavorare con gli Stati Uniti per concordare un solido accordo finale».
Dazi
Nel suo discorso, Trump ha dedicato ampio spazio alla sua agenda commerciale, soffermandosi sulle nuove tariffe che hanno scosso i mercati questa settimana. Da martedì mattina sono entrati in vigore i dazi del 25% sui prodotti importati da Messico e Canada, insieme a un’ulteriore tariffa del 10% sulle merci cinesi, che si aggiunge a quella già imposta un mese fa. Il presidente non ha dato segnali di voler revocare queste misure. Il Segretario al Commercio, Howard Lutnick, ha dichiarato a Fox Business che Trump potrebbe «escogitare qualcosa» con Canada e Messico, ma non ha fornito dettagli concreti. Secondo Trump, il traffico illegale di migranti e droga – in particolare il fentanyl – rappresenta un’emergenza nazionale. Per questo ha imposto tariffe a Messico, Canada e Cina, nella speranza di costringerli a frenare il flusso. «Dobbiamo pretendere che Messico e Canada facciano molto di più», ha affermato. Il presidente ha ribadito anche la sua intenzione di introdurre tariffe reciproche. A febbraio ha incaricato le agenzie federali di valutare un adeguamento dei dazi americani a quelli imposti dagli altri paesi, una mossa che potrebbe mettere in discussione le regole commerciali internazionali consolidate da decenni. «Se un paese ci applica una tariffa, noi faremo lo stesso con loro» ha dichiarato, ripetendo con enfasi il concetto: «Qualunque tariffa ci impongano, noi la imporremo a loro».
Groenlandia, Panama e lo spazio
Trump ha ribadito la sua intenzione di annettere la Groenlandia, dichiarando: «Penso che ce la faremo, in un modo o nell’altro», senza dire esplicitamente se userà la pressione economica oppure le armi. Poi a proposito del Canale di Panama ha affermato: «Ci riprenderemo il Canale di Panama», ricordando che la costruzione dell’opera «è avvenuto al costo di “migliaia di vita americane. Lo abbiamo dato alla Cina e ce lo riprenderemo». Qui Trump si riferiva all’accordo raggiunto martedì da BlackRock per acquistare due dei maggiori porti del Canale da CK Hutchinson, società che ha base a Hong Kong.A proposito dello spazio il presidente ha detto: «Andremo su Marte e oltre e pianteremo la bandiera americana». Trump ha concluso il suo discorso al Congresso affermando: «Tenevi pronti per un futuro incredibile perché l’età dell’oro dell’America è appena cominciata e sarà qualcosa che non si è mai visto. Dio vi benedica».
Russia mediatore tra Usa e Iran
Sempre nella giornata di ieri si è diffusa la notizia che Donald Trump avrebbe chiesto alla Russia di fare da mediatore tra gli Stati Uniti e l’Iran. Trump ha espresso direttamente il suo interesse al presidente Vladimir Putin durante una telefonata avvenuta a febbraio. Successivamente, alcuni alti funzionari della sua amministrazione hanno affrontato la questione con le loro controparti russe nel corso di colloqui in Arabia Saudita, tenutisi pochi giorni dopo. La notizia è stata riportata da fonti anonime, che hanno preferito rimanere riservate a causa della delicatezza della situazione. Abbiamo chiesto all’analista americana Irina Tsukerman se la mossa puo’ portare a dei risultati oppure se si tratta di un azzardo. « Usare la Russia come mediatore nei colloqui tra Stati Uniti e Iran è molto rischioso, poiché Mosca ha tutto l’interesse a mantenere le tensioni piuttosto che risolverle. La Russia trae vantaggio strategico dalle ostilità tra Stati Uniti e Iran mantenendo l’instabilità in Medio Oriente, aumentando i prezzi del petrolio e rafforzando le proprie alleanze con Teheran. Mosca ha una lunga esperienza nel giocare su entrambi i fronti nei conflitti per promuovere i propri obiettivi geopolitici, spesso minando gli interessi degli Stati Uniti mentre finge di mediare. Teheran ha ripetutamente violato gli accordi, perseguito attività nucleari clandestine e sostenuto milizie per procura, rendendo i suoi impegni inaffidabili. Sia la Russia che l’Iran si sono schierati contro gli Stati Uniti e i loro alleati, il che significa che qualsiasi sforzo di mediazione favorirebbe probabilmente i loro interessi rispetto a una vera diplomazia».
Quale sarebbe l’opzione migliore? Per Irina Tsukerman «Affidarsi alla Russia indebolirebbe l’influenza degli Stati Uniti, incoraggerebbe l’Iran e rischierebbe un fallimento diplomatico. Un approccio più affidabile sarebbe quello di negoziare direttamente o di lavorare attraverso intermediari neutrali e allineati con l’Occidente. Anche l’Arabia Saudita, che ha offerto i suoi servizi come mediatore, sarebbe un’opzione preferibile agli Stati Uniti a causa delle loro tendenze filo-occidentali e della cautela rispetto alle promesse iraniane. Inoltre, sia la Russia che l’Iran hanno in comune l’obiettivo di minare le relazioni degli Stati Uniti con i suoi alleati tradizionali, sia nella NATO che nel mondo arabo, e in definitiva di indebolire la stretta cooperazione con Israele in materia di intelligence. È molto probabile che entrambi i paesi si preoccupino più di indebolire e isolare gli Stati Uniti (ottenendo al contempo un immediato sollievo economico che può salvarli dall’impatto delle loro stesse azioni destabilizzanti) che di raggiungere un consenso a lungo termine».
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