Nella mente di Salvador Ramos, il killer di Uvalde
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Nella mente di Salvador Ramos, il killer di Uvalde

La Dott.ssa Cristina Brasi. Psicologa, Criminologa, Analista Comportamentale ci traccia il profilo del 18enne che ha ucciso 19 bambini e due insegnanti

E’ ancora sotto shock l’America per la strage alla scuola elementare di Uvalde, in Texas. Diciannove bambini e due adulti, di cui un insegnante, sono stati uccisi a sangue freddo in classe dal 18enne Salvador Ramos. Si tratta dell’ennesimo massacro negli Stati Uniti dove ci sono state più di 200 sparatorie di massa dall'inizio del 2022. Il sistema d’arma utilizzato dal killer nella tragedia avvenuta nella scuola elementare di Uvalde, in Texas, è la variante denominata DDM4 V7 del fucile semiautomatico AR-15.

Secondo l’analista strategico Franco Iacch «La piattaforma modulare AR (Armalite Rifle), progettata per affrontare di situazioni di combattimento, è la più popolare negli Stati Uniti. È leggera, precisa, estremamente flessibile, adattabile e facile da personalizzare senza un alto grado di abilità o esperienza. Oggi si parla dell’AR-15 come uno stile di fucile e non come di una marca specifica. Questo perché essendo scaduti i brevetti, decine di aziende iniziarono ad immettere sul mercato le loro rispettive versioni della variante civile dell’M-16. Il ventaglio delle armi da fuoco che rientrano nella categoria AR-15, quindi, è incredibilmente ampio, ma tutte condividono la capacità semiautomatica (sparare un singolo colpo ad ogni pressione del grilletto). La DDM4 è la personale interpretazione realizzata dalla Daniel Defense, uno dei più grandi produttori di armi private negli Stati Uniti. La variante di fascia alta della Daniel Defense, disponibile ad un prezzo di listino di 1850 dollari, implementa nove sostanziali migliorie rispetto alla piattaforma AR-15 base e rende disponibili all'acquirente nove accessori compatibili. Il DDM4 V7 utilizzato nel vile attacco di Uvalde, inoltre, presenta un’ottica non realizzata dalla Daniel Defense. Il killer, quindi, ha acquistato a parte il mirino olografico alimentato a batterie». Ma chi era Salvador Ramos, perché ha agito e cosa sappiamo del suo passato? La Dottoressa Cristina Brasi. Psicologa, Criminologa, Analista Comportamentale in esclusiva per Panorama.it ne traccia il profilo.

Salvador Ramos era un ragazzo di 18 anni appena compiuti. Fino a poco tempo fa ha vissuto esclusivamente con la madre tossicodipendente. Negli ultimi anni la conflittualità con la stessa si era esacerbata, frequente era infatti l’intervento da parte delle forze dell’ordine per sedare le violente liti, caratterizzate da esplosioni di rabbia da parte del figlio. A tal proposito due mesi prima Ramos aveva pubblicato su Instagram il video di uno sfogo violento nei confronti della madre, la quale era intenta a cacciarlo di casa. Come indicato da Nadia Keyes, una sua compagna di scuola, nel video risultava essere presente la polizia e, l’atteggiamento del ragazzo, era molto aggressivo e, i contenuti linguistici, molto scurrili. È possibile che, a seguito di questo episodio, il ragazzo si sia trasferito a casa della nonna materna. Anche il rapporto tra la nonna e la figlia di essa era presumibilmente caratterizzato da una forte conflittualità. Il vicino di casa della madre riferisce che, domenica 22 maggio, aveva visto la nonna davanti a casa della figlia, di proprietà della prima e, in quell’occasione, aveva a lui comunicato la volontà di sfrattarla a seguito dei suoi problemi di droga.

Ramos, secondo quanto riferito dai suoi compagni delle elementari e delle medie, era un bambino vittima di bullismo, sia a causa della balbuzie di cui soffriva che per il contesto familiare problematico. Stephen Garcia, sua migliore amica alle scuole medie riferisce che veniva bullizzato da tanti sui social e nei videogiochi online. Lo ricorda come un ragazzo simpatico, molto timido, che faticava ad uscire dal guscio. Tale versione viene confermata da Santos Valderz, il quale dichiara che sono stati “molto amici, ma, a un certo punto, il suo comportamento ha iniziato a peggiorare. Una volta si è presentato con la faccia piena di tagli. All’inizio aveva detto che era stato un gatto, poi mi ha detto la verità, ossia che era stato lui a tagliarsi con un coltello. Ho sempre cercato di difenderlo, ma poi mi sono dovuto trasferire in un’altra città e lui ha iniziato a essere una persona diversa, ha iniziato a saltare la scuola, a vestirsi di nero, a indossare gli anfibi e a farsi crescere i capelli”. I compagni del liceo riferiscono invece delle molte assenze che avrebbero potuto pregiudicargli il conseguimento del diploma.

Ma è nel distacco con Santos Valderz che potrebbe essere possibile ravvisare il primo scompenso di Ramos. Salvador, con grande probabilità, avrebbe sviluppato, nella prima infanzia, un attaccamento di tipo disorganizzato. Le narrative della madre irrisolta, avrebbero portato confusioni semantiche e/o sintattiche che sarebbero corrisposte a un crollo delle strategie di gestione dello stress, con una conseguente disregolazione emotiva. I fattori che intervengono sullo stile di attaccamento sono eventi negativi che avvengono durante l’infanzia che si possono riattivare, se non rielaborati, nel momento in cui la persona rivive un trauma similare. In questo caso si potrebbe ipotizzare che, il trasferimento del migliore amico in un’altra città, abbia attivato il trauma di natura abbandonica. L’attivazione del sistema di attaccamento, con concomitante angoscia e rabbia, si sarebbe manifestato con la ricerca compulsiva di attenzione, non a caso le sue intenzioni sarebbero state nel corso del tempo dichiarate. Sui social aveva difatti pubblicato foto di armi con la dicitura “nella lista dei miei sogni”. Dopo aver compiuto il 16 maggio 18 anni, aveva acquistato legalmente, da un rivenditore federale di armi da fuoco, un AR15 il 17 maggio, 375 cartucce il 18 maggio e un secondo AR15 il 19 maggio. Gli AR15 sono gli stessi fucili utilizzati da Kyle Rittenhouse e da Payton Gendron Nei giorni precedenti la strage aveva inoltre mandato ad un amico la foto di un AR15 che stava usando e di alcune munizioni, così come aveva accennato sui social media che un attacco sarebbe potuto arrivare, facendo monito ai bambini di stare attenti.

La scompensazione più grave sarebbe, con grande probabilità, avvenuta nel corso delle ultime settimane. La presenza di un trauma irrisolto, nel Disturbo Borderline di Personalità, sarebbe infatti strettamente associata con i pattern di attaccamento irrisolti che potrebbero essere stati riattivati dall’allontanamento dalla figura materna che, pur nella conflittualità, risultava essere presente sotto lo stesso tetto fino a poco tempo prima. Nel Disturbo Borderline di Personalità la figura di attaccamento non risulterebbe essere interiorizzata e, un allontanamento fisico da essa, potrebbe comportare una disregolazione emotiva molto importante. Nel corso del processo di attaccamento il messaggio ricevuto dalla madre sarebbe stato quello che crescere e individuarsi avrebbe provocato la perdita dell’amore e del sostegno materno, il restare dipendenti avrebbe costituito quindi l’unica possibilità disponibile di mantenere il legame materno. Questa potente comunicazione materna avrebbe provocato una “depressione abbandonica” ogni volta che si presentava la prospettiva della separazione. Tale disregolazione sarebbe andata a sommarsi all’attivazione del trauma abbandonico legato al trasferimento dell’amico. Si consideri difatti che, i soggetti borderline, si consumerebbero nel tentativo di stabilire delle relazioni esclusive con un’unica persona con cui non vi sia rischio di abbandono; per prevenire la solitudine potrebbero ricorrere a comportamenti autodistruttivi, come le lesioni al volto, come quelle raccontate non a caso all’amico, in modo da ottenere rassicurazioni dalla persona a cui sono attaccati. Sarebbero comuni le percezioni, quasi deliranti, di essere abbandonati da figure amate e potrebbero verificarsi anche regressioni psicotiche. Segnali precursori importanti della scompensazione di Ramos ci potrebbero essere stati forniti dall’abbandono del posto di lavoro avvenuto nelle due settimane precedenti, dalle sempre più frequenti assenze scolastiche e dal fatto che, nell’ultimo periodo, avesse iniziato a uscire in automobile con un ragazzo con cui avrebbe vandalizzato auto e sparato con pistole a pallini.

Anche prima dell’azione, in linea con quanto indicato in precedenza relativamente al bisogno patologico di attirare l’attenzione, avrebbe in diversi modi comunicato la volontarietà al passaggio all’azione. In primis nelle conversazioni iniziate il 12 maggio con @epnupups. In particolar modo, venerdì 20 maggio taggava la ragazza su una storia Instagram rappresentante la fotografia dei due fucili, a cui la stessa rispondeva con preoccupazione e, il 24 maggio, quando le inviava un messaggio con scritto “sto per…” seguito da “te lo dirò prima delle 11.00”. Sempre il giorno della strage, Ramos aveva inviato dei messaggi privati su Facebook dichiarando le sue intenzioni. Il primo citava “sparerò a mia nonna” e, il secondo “ho sparato a mia nonna”. Alle 11.15 inviava un altro messaggio Facebook dove dichiarava “vado a sparare in una scuola elementare”.

In situazioni di stress i pazienti borderline tenderebbero a regredire fino a perdere la capacità di richiamare alla memoria le figure importanti del loro mondo che non sono fisicamente presenti, questa dissociazione del Sé sarebbe accompagnata da un senso di profondo vuoto, un fenomeno noto come “panico di annichilimento”. La scelta della scuola potrebbe rappresentare la proiezione dell’unità relazionale con l’oggetto frustrante, per cui avrebbe scelto le elementari da lui frequentate da bambino, per colpire la parte oggettuale materna cattiva e critica e la rappresentazione di sé di “bambino cattivo”, colpevole e sgradevole. A tal proposito risulta interessante il fatto che la nonna, anch’essa colpita, avesse lavorato nella stessa scuola fino al 2020 come assistente insegnante.

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Stefano Piazza