Donald Trump
(Ansa)
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Via all'impeachment per Trump ma finirà in un nulla di fatto

I motivi per cui alla fine l'accusa di impeachmente sarà un buco nell'acqua

La Camera dei Rappresentanti ha messo formalmente Donald Trump in stato d'accusa. I voti a favore sono stati 232, 197 i contrari. Tra i favorevoli compaiono anche una decina da deputati repubblicani (tra cui la presidentessa della Conferenza repubblicana della Camera, Liz Cheney). Confermato inoltre un unico capo d'imputazione: quello di "incitamento all'insurrezione". Trump è così diventato il primo presidente della storia americana a finire due volte sotto impeachment. Bisognerà adesso capire quando la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, abbia intenzione di trasmettere formalmente il capo d'imputazione al Senato, per consentire l'avvio della celebrazione del processo. Su questo punto non sembrerebbe esserci al momento una linea comune tra i democratici. Domenica scorsa, Jim Clyburn aveva proposto di attendere ben centro giorni prima di procedere. Poche ore fa, Steny Hoyer ha invece auspicato tempi ben più rapidi.

Come che sia, l'ufficio del capogruppo repubblicano al Senato, Mitch McConnell, ha escluso che il processo possa iniziare prima del 19 gennaio: il giorno prima, cioè, dell'insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. Si profila quindi lo scenario di un Trump costretto ad affrontare la messa in stato d'accusa, quando sarà già tornato un privato cittadino. Uno scenario costituzionalmente problematico, visto che – secondo la carta fondamentale americana – l'impeachment è finalizzato a rimuovere dal proprio incarico presidente, vicepresidente e funzionari civili. E' chiaro che l'intento dei democratici sia quello di arrivare a interdire Trump dai pubblici uffici, per bloccare un suo eventuale futuro politico. Resta tuttavia il fatto che – come detto – lo scopo costituzionale dell'impeachment sia la rimozione, di cui l'interdizione è semmai un effetto aggiuntivo (e non automatico). In base alla prassi parlamentare, il Senato dovrebbe infatti eventualmente tenere un voto ad hoc per l'interdizione, nel momento in cui la rimozione (che richiede i due terzi dei voti) avesse luogo. Non è un caso che, da alcuni giorni, si sia aperto un dibattito tra i giuristi.

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Stefano Graziosi