Hiroshima: una città rinata e una "città di pace"
Il Genbaku Dome a Hiroshima (Eric Lafforgue/Art In All Of Us/Corbis via Getty Images)
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Hiroshima: una città rinata e una "città di pace"

Protagonista del primo attacco nucleare della storia, il capoluogo della prefettura giapponese che porta il suo stesso nome è oggi la città che ospita i leader mondiali riuniti per il G7

Quando raccontano quanto il silenzio sia assordante, il primo pensiero va a Hiroshima. La città, capoluogo della prefettura situata sull’isola principale dell’arcipelago giapponese dell'Honshu, è oggi una vibrante cittadella in cui la vita scorre tranquilla. Al centro di essa, tuttavia, rimane una ferita profonda che - forse - non si è mai completamente rimarginata.

Della passeggiata che va dal parco del Memoriale della Pace fino ai resti del Genbaku Dome, l’unico edificio della zona rimasto in piedi dopo il bombardamento atomico avvenuto nel 1945, durante la seconda guerra mondiale, quello che colpisce è il rispettoso silenzio che si è automaticamente portati a mantenere. Senza porsi domande, senza che venga imposto.

Oggi fulcro del G7, la città, blindatissima sotto ogni aspetto, rimane uno dei luoghi simbolo al mondo di resilienza e rinascita. C'è un particolare estremamente significativo: forse non saprete che, gli abitanti di Hiroshima, soprattutto i più anziani, hanno sviluppato una stenografia verbale per descrivere la struttura della loro città. Quando si chiedono informazioni, la risposta a Hiroshima è ben diversa rispetto al resto del mondo e del Giappone stesso. Una determinata strada è "a circa 2 chilometri di distanza", un hotel o un edificio è "a 500 metri a Ovest". Il tutto nasce in modo estremamente naturale, per nulla forzato, senza ulteriori spiegazioni. Nonostante siano trascorsi 75 anni da quel 6 agosto, quelle 8.15 del mattino hanno segnato Hiroshima e la sua vita per sempre. E il Genbaku Dome, oggi, da ipocentro del primo attacco nucleare al mondo, è oggi diventato l'unico punto di riferimento possibile per gli abitanti della città.

La domanda su "cosa rappresenti la rinascita di Hiroshima" è stata posta molteplici volte nel corso degli anni. Esperti, giornalisti, storici, sociologi...tutti ne hanno dibattuto.

Con una guerra a pochi passi dal nostro Paese, un G7 che vede l'Italia protagonista e il premier ucraino Zelensky in visita a sorpresa, non si può non tornare a revisionare la storia di come questa città, squarciata e disintegrata fino al suo strato più profondo, sia oggi simbolo di rinascita, una città di pace e un esempio per il futuro incerto che stiamo vivendo a causa del conflitto tra Russia e Ucraina.

L'amministrazione per la pace della città di Hiroshima ha assunto il ruolo significativo di promuovere una parte cruciale del processo di ricostruzione: la creazione di una nuova identità per Hiroshima. Associazioni, politica, fondazioni. Il lavoro per il mantenimento della storia, per non dimenticare quello che è stato ma andare avanti risorgendo da esso è continuo. Ogni 6 agosto, il sindaco di Hiroshima e le massime autorità presenziano alla cerimonia in ricordo dei caduti e dei sopravvissuti alla bomba atomica presso il Memoriale della Pace. L'evento, offre anche l'opportunità di riflettere sui bombardamenti atomici e di trasmettere l'esperienza del bombardamento alle generazioni future.

La ricostruzione di una città bombardata, Hiroshima, o di una città ferita dalla guerra, non può essere discussa senza parlare dei sopravvissuti. Sebbene si dica che solo loro possono parlare dei loro sentimenti, un questionario condotto 60 anni dopo i bombardamenti ha rivelato che molti dei sopravvissuti sono a favore dell'abolizione delle armi nucleari e della pace nel mondo. Questa sincera speranza ha sostenuto la ricostruzione di Hiroshima e, come riconoscimento, numerose persone hanno costruito una città che si batte per la pace in vari modi.

Questa è forse la nuova identità di Hiroshima.

Il G7 che si tiene in questi giorni in una città così pregna di storia, ha molteplici sfumature, tra cui l'importanza di imparare dall'esperienza della ricostruzione e come sfruttarla al meglio. Come ricorda Kazumi Mizumoto, professore presso l'Hiroshima Peace Institute e l'università di Hiroshima, «la distruzione di per sé non significa la fine. Il primo passo della ricostruzione di Hiroshima è iniziato proprio nell'istante successivo al bombardamento atomico, quando sembrava che tutto fosse andato perduto. La ricostruzione è un atto che genera qualcosa di nuovo e contemporaneamente rivitalizza ciò che è stato tramandato dal passato e quasi perso». «Coloro che hanno vissuto una tragedia sono spesso quelli che desiderano più fortemente la pace» continua Mizumoto «Proprio come i sopravvissuti alla bomba atomica a Hiroshima, essi sono essenziali per la ricostruzione. Va però ricordato che la strada per la ricostruzione non è un percorso rettilineo. A volte possono verificarsi opposizioni e scontri. Tuttavia, la ricostruzione si consolida ulteriormente se si superano queste difficoltà e richiede la consapevolezza attiva di ogni cittadino, ancor più che di organizzazioni, leader e sistemi speciali. Certamente, ruoli importanti sono stati svolti dall'Agenzia per la ricostruzione dei danni di guerra, da leader come i governatori e i sindaci, dai responsabili delle prefetture e delle città e da sistemi come la legge per la costruzione della città commemorativa della pace di Hiroshima. Tuttavia, ciò che alla fine ha realizzato e sostenuto la ricostruzione sono stati gli sforzi ripetuti e quotidiani dei singoli cittadini che possedevano e agivano con la consapevolezza di essere "parte della città di Hiroshima, una città di pace"».

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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