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La guerra dimenticata ed infinita in Afghanistan anche nel 2022

I Talebani hanno inviato più di 1.300 combattenti per affrontare l’Isis-K nella provincia di Nangarhar, nell'Afghanistan orientale. La violenza continua

E’ iniziato malissimo il 2022 in Afghanistan dopo che nei primi tre giorni dell’anno si sono verificati altrettanti attentati contro le milizie talebane nella città di Kabul. Gli attacchi tutti rivendicati dalla branca locale dell’Isis, hanno fatto più di 10 morti.

Non poteva andare diversamente dopo che Il disastroso anno che si è appena chiuso in Afghanistan è stato costellato dalle violenze commesse dai Talebani nei confronti di chi non si assoggetta ai loro dettami (le impiccagioni pubbliche anche di minorenni sono state all’ordine del giorno) e dagli attentati che la filiale locale dello Stato islamico denominata Isis Khorasan (ISKP) ha messo a segno ( e continuerà a farlo) in ogni provincia afghana. Delle promesse fatte quest’estate dai Talebani, quando riconquistarono l’Afghanistan servitogli su un piatto d’argento dalla disordinata e frettolosa ritirata degli USA e degli alleati, non è rimasto praticamente nulla. Oltre alla gravissima crisi umanitaria definita da Abdallah Al Dardari, rappresentante del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo in Afghanistan «la peggiore crisi umanitaria mai vista» i crimini stanno aumentando a vista d’occhio in particolare le rapine a mano armata e i rapimenti (spesso per fame) così come la minaccia terroristica è ormai fuori controllo.

Inoltre vanno registrate tra le file degli ex studenti coranici le liti e le molte defezioni degli scontenti che raggiungono i jihadisti dell’ISKP che avrebbero tra loro anche numerosi ex agenti dell’intelligence afghana che dopo un rapido passaggio tra i Talebani si sono accasati con l’ISKP. I Talebani hanno dunque fallito su tutta la linea e non poteva che essere così visto che il Paese in tutti questi anni era riuscito ad andare avanti solo grazie ai finanziamenti e agli aiuti umanitari, come aveva ricordato lo scorso 24 agosto alla Reuters Michael McKinley, ambasciatore americano in Afghanistan nel 2015 e nel 2016: «Il bilancio del Governo afgano è finanziato dal 70% all'80% da donatori internazionali, inclusa l'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID)» -ed ancora- «I Talebani avranno bisogno di sostanziali finanziamenti esterni, a meno che non si ritirino a ciò che hanno fatto dal 1996 al 2001, che era essenzialmente quello di portare il Governo a livelli minimalisti. Vivere del traffico di stupefacenti non ha fornito loro un percorso per rimanere al potere».

I Talebani non hanno mai smesso di finanziarsi attraverso il traffico di stupefacenti

Una volta che i Talebani sono arrivati nelle stanze del potere i finanziamenti e gli aiuti all’Afghanistan sono stati interrotti, così come i 10 miliardi di dollari del Governo afghano depositati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna sono stati congelati. A tal proposito il regime talebano la settimana scorsa ha organizzato una grande manifestazione a Kabul per chiedere che questi soldi vengano sbloccati. E come si finanziano oggi i Talebani? Come sempre con la produzione dell’oppio che in Afghanistan è aumentata dell'8% nel 2021 tanto che il volume totale degli oppiacei ha già raggiunto circa le 6.800 tonnellate e gli esperti prevedono che la situazione potrebbe peggiorare nel prossimo futuro.

Oltre all’oppio in Afghanistan dal 2016 si producono metamfetamine purissime grazie ad una pianta che cresce sulle catene montuose del centro e del nord-est dell’Afghanistan chiamata ephedra sinica dalla quale si estrae direttamente l’efedrina che con l’aggiunta di altre sostanze chimiche, tra le quali la soda caustica e il fosforo rosso, e dopo vari trattamenti quali l’evaporazione, produce i famosi cristalli. Secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA) «in Afghanistan si potrebbero produrre ed esportare migliaia di tonnellate all’anno di metamfetamina» che andrebbero poi ad inondare le piazze di spaccio europee.

La grande manifestazione di Kabul organizzata dai Talebani

Intanto, mentre in Afghanistan milioni di persone non hanno nulla da mangiare e dove la malnutrizione dilaga e nei pochi ospedali che sono ancora in grado da erogare delle cure (molti hanno chiuso i battenti) non ci sono soldi per le medicine e il personale non prende lo stipendio dall’agosto scorso, l’ossessione talebana per le donne non conosce sosta. Dopo averle tolto la possibilità di studiare, di lavorare e dopo averle di nuovo chiuse in casa e obbligate a vestirsi islamicamente “il Ministero della Promozione della virtù e della prevenzione del vizio” attraverso un portavoce ha comunicato che «in Afghanistan le donne non potranno viaggiare da sole per lunghe distanze (oltre i 70 km circa)». D’ora in poi dovranno essere accompagnate da un uomo della famiglia. Inoltre, sempre lo stesso Ministero ha raccomandato agli autisti «di non accettare donne sui loro veicoli se non indossano il velo islamico». L’ennesimo provvedimento liberticida contro le donne arriva dopo che lo stesso Ministero aveva chiesto ai canali televisivi afghani di «interrompere la diffusione di drammi e soap opera dove recitano attrici» oltre ad invitare «le giornaliste televisive a indossare l’hijab durante le loro apparizioni televisive». Per le donne afghane è di nuovo notte fonda.

Per tornare invece alla sicurezza dell’Afghanistan e allo scontro tra Talebani e ISKP secondo Riccardo Valle analista di Analytica for Intelligence and Security Studies: «I Talebani al momento hanno dimostrato di non essere in grado di garantire sicurezza alla popolazione afghana dagli attacchi di ISKP, rivelando la propria incapacità nelle operazioni di contro-terrorismo. Lo Stato Islamico compie quotidianamente attacchi di vario tipo conto diversi bersagli, principalmente pattuglie talebane, comandanti, impiegati della precedente amministrazione, e la popolazione sciita. I Talebani hanno fallito proprio nel compito che hanno sempre rivendicato, quello di garanti della sicurezza. Lo scontro tra i due gruppi è destinato a continuare per lungo tempo ancora. Non solo perché i Talebani non possiedono una strategia per contrastare militarmente e ideologicamente lo Stato Islamico, ma anche perché quest’ultimo, invece, ha formulato da tempo una propria strategia a lungo termine contro i Talebani. Dal punto di vista operativo, ISKP colpisce il Governo di Kabul dove questi è più sensibile; da un punto di vista ideologico, la propaganda di ISKP fornisce la copertura necessaria per legittimare tali attacchi, incalzandone di nuovi, e attirando nuove reclute. Al contrario, i Talebani non sembrano abbiano formulato alcuna strategia per contrastare ISKP, limitandosi ad azioni di polizia contro (sospettati) membri di ISKP di dubbia efficacia».

Altro elemento che preoccupa i vicini dell’Afghanistan (Iran, Pakistan, Russia e Cina su tutti) è il fatto che ISKP si sia ormai diffuso in tutto l’Afghanistan come ci conferma anche Riccardo Valle: «È vero che lo Stato Islamico ultimamente ha rivendicato degli attacchi anche in province dove non operava da diversi anni, come a Logar, a sud di Kabul, o Farah, al confine con l’Iran. Tuttavia, è ancora presto per dire se questo sia un segnale di espansione del gruppo, che vi siano delle cellule organizzate parte di un network, oppure se siano casi isolati di individui con ideologia affine a ISKP che hanno condotto gli attacchi. Tuttavia, il fatto che lo Stato Islamico continui a compiere attacchi quotidianamente nonostante sia completamente isolato nella regione da sé dimostra quanto il gruppo sia in grado di sopravvivere e rappresentare una minaccia per l’Afghanistan, e non solo, visti anche i recenti attacchi in Pakistan nelle aree tribali»

Ma è pensabile che si arrivi alla resa dei conti tra ISKP e Talebani?

«Non penso che ISKP possa dare una spallata al governo Talebano. Quando Zabihullah Mujahid dice che ISKP non è una minaccia per l’Afghanistan si riferisce all’impossibilità per ISKP di rovesciare il Governo di Kabul, e su questo ha ragione. Tuttavia, la minaccia di ISKP non è data da questo, bensì dalla capacità del gruppo di attaccare la popolazione civile, delegittimare il governo, e inasprire le tensioni settarie già presenti. Per cui, se è vero che ISKP non può nemmeno pensare di rovesciare i Talebani, d’altra parte non è questa la sua strategia, né il pericolo che pone verso lo Stato afghano. La minaccia di ISKP è più insidiosa e di lungo periodo».

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Stefano Piazza