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ANSA/ANGELO CARCONI
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Mettiamo lo scandalo Csm a parti inverse

Ipotizzate che invece di due parlamentari del Pd, per condizionare le nomine ai vertici di certe Procure avessero tramato due deputati del Centrodestra. Che cosa sarebbe accaduto?

A parte Forza Italia, che ne ha chiesto lo scioglimento e propone una commissione parlamentare d’inchiesta, lo scandalo che sta rivelando i vergognosi maneggi sul Consiglio superiore della magistratura, per la politica, è come non esistesse. Grillini, leghisti e piddini tacciono tutti: li vedi lì che sembra fischiettino con la faccia rivolta verso il cielo, come se si trattasse di cronache marziane.

Il Pd si occupa soltanto di gestire lo scontro interno tra renziani e antirenziani, scatenato dal diretto coinvolgimento nelle serate-nottate della lottizzazione giudiziaria di Luca Lotti (certi cognomi possiedono un’involontaria, superiore ironia), ex ministro e braccio destro del Rottamatore. Le piazze sono calme, nessuno protesta, il Parlamento dorme come un angioletto. Anche i giornali si agitano un pochino, ma poi mica tanto.

In questo deserto, davvero paradossale visto che questo è il più grave scandalo che abbia mai coinvolto la giustizia italiana, vi propongo allora un gioco a parti inverse.

Facciamo finta di essere tornati nell’era dei governi berlusconiani di una decina d’anni fa, e che invece di Lotti e di Cosimo Ferri (l’altro parlamentare del Pd coinvolto a sua volta nello scandalo), a intrattenere rapporti con cinque consiglieri togati del Csm (cioè magistrati eletti, come vorrebbe la Costituzione, per “garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”), fossero stati due parlamentari del vecchio centrodestra: che invece di cercare d’influire sulla nomina del successore di Giuseppe Pignatone alla Procura di Roma avessero cercato di condizionare la nomina del successore di Edmondo Bruti Liberati a Milano, allo scopo di alleggerire una delle tante posizioni processuali di Silvio Berlusconi.

Ipotizziamo che questi due parlamentari forzisti di primo piano si fossero messi a brigare in gran segreto – per di più di notte, in una stanza d’albergo - con alcuni consiglieri del Csm per alterare tutte le valutazioni di merito sui candidati e per piazzare illegittimamente un magistrato notoriamente amico al posto di Bruti.

Mettiamo poi che per qualche caso strano fossero uscite le intercettazioni dei loro incontri notturni: che fossero emerse così le loro conversazioni segrete  e condite da un fraseggio elegante (“io me lo inculo”, “mi sono rotto i coglioni”, più dozzine di “vaffanculo”, e un vicepresidente del Csm che “caca il cazzo”…), intente a favorire questo magistrato e a bloccare quell’altro.

Che cosa pensate sarebbe accaduto? Credete avreste sentito gli stessi sommessi sbadigli di oggi? O le accigliate prese di posizione moralisteggianti di qualche magistrato, peraltro ipocrite e inutili? Avremmo assistito allo stesso (vergognoso) silenzio della politica? No, sapete perfettamente come sarebbe andata.

Sarebbe scopppiato un caos galattico, sarebbe venuto giù il mondo. Altro che Popolo Viola, altro che le brigate dei “Boicotta Berlusconi”, altro che No-Tav, No-Tap, No-Tutto. Le piazze si sarebbero riempite di gente inferocita, con bandiere e forconi. Si sarebbe gridato alla violazione di tutte le norme costituzionali, si sarebbe detto che era peggio di un colpo di Stato. Avrebbero assediato il Csm fino a quando l’ultimo consigliere non avesse dato le dimissioni.

Un colpo di Stato, il sovvertimento della democrazia giudiziaria: questo avrebbero detto gli antiberlusconiani di un tempo: e in effetti è esattamente questo che dimostra lo scandalo del Csm. Quel che con questo silenzio assordante non vi si vuol fare capire è che se qualcuno riesce impunemente a intervenire sui membri del Consiglio superiore della magistratura per condizionarne le nomine ai vertici degli uffici la giurisdizione, lo fa soltanto per condizionare certi processi.

Ma se le cose stanno così, questo significa che il Csm è praticamente una fogna e che in Italia la giustizia (e in definitiva la democrazia) non esistono. Anche se qualche dubbio in merito, a dire il vero, proprio questa rubrica lo aveva già esposto.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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