Da Yara a Loris: la cronaca nera secondo Matteo (Salvini)
Daniele Scudieri / Imagoeconomica
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Da Yara a Loris: la cronaca nera secondo Matteo (Salvini)

Il leader leghista svela la sua passione per i delitti, parla di pene, colpevoli, innocenti e manda qualche frecciatina al ministro Alfano

Pronto?

Buongiorno Matteo Salvini. La disturbo?

Sto per entrare all’Avis.

Donatore di sangue?

Sì.

Ecco, più o meno siamo in tema con il motivo della telefonata.

Mi dica.

Ci hanno riferito che lei sbircia i programmi di cronaca.

Chi ve lo ha detto?

Alessandro Morelli, capogruppo della Lega in consiglio comunale a Milano.

Vi ha detto la verità.

Che programmi guarda? Nella risposta tenga conto di chi le sta telefonando, non mi deluda.

Ah, Quarto Grado è il mio preferito.

Bene. Poi, quando le rimane tempo cosa guarda?

Delitti Imperfetti, Chi l’ha Visto lo seguivo già ai tempi di Donatella Raffai: il delitto Carretta, con le telefonate in diretta dei ritrovamenti, il cadavere vicino a casa mia.

Vediamo se è davvero un appassionato o millanta, le faccio un test.

Prego.

Elena Ceste, le dice qualcosa?

Come no, il marito.

Aspetti, non corra, chi è Elena Ceste?

La casalinga di Asti. E una mamma di quattro figli non sparisce così, per ghiribizzo.

Quindi lei pensa sia stato uccisa dal marito Michele.

Non voglio dare giudizi sommari, ma mi pare che gli elementi dell’accusa siano solidi.

E il fatto che l'uomo sia stato arrestato un anno dopo?

Questo mi lascia perplesso, come in altre vicende, il delitto di Pavia, o Pescara.

O il caso di Roberta Ragusa?

Esatto. Ma lì è diverso.

Conosce la storia?

Certo, la moglie tradita, il marito accusato di omicidio, l’amante.

Che ne pensa?

Che hanno fatto qualcosa di molto vicino al delitto perfetto.

È stato il marito?

Penso che il problema stia in casa.

L’indagine ha dimostrato le sue bugie e le contraddizioni, ma non trova un legame diretto con l’assassinio.

Se uno nasconde bene il corpo, allora diventa difficile.

Chi l’ha fatto, è stato abile, e forse ha vinto.

Ci sono assassini scemi e ci sono assassini meno scemi. Se riesci a occultare e far sparire tutto, poi non è facile. Come ragazza sul lago, quello di Bracciano.

Federica Mangiapelo.

Sì, ripeto, ci sono anche assassini bravi.

Di contro c’è una giustizia che a volte cerca il colpevole a ogni costo.

E questo mi preoccupa, perché poi si finisce per distruggere la vita delle persone.

Cosa non le piace di questa giustizia?

Che una persona venga giudicata innocente in alcuni gradi di giudizio e colpevole in altri, alla fine uno si chiede: chi ha ragione? La decisione finale è quella giusta?

Finisce che vince chi è riuscito a conquistare la folla.

Sarebbe meglio un sistema con un solo grado di giudizio. Processo e sentenza, punto. Si va avanti soltanto se ci sono evidenti errori formali e sostanziali.

Alberto Stasi era stato assolto in ben due gradi di giudizio, prima che la Cassazione decidesse che andava rifatto il processo di appello, dove è stato condannato.

Otto anni dopo il delitto, se non ricordo male. Non è possibile, se vieni assolto non devi essere riprocessato.

Qual è il caso di cronaca di questi ultimi anni che l’ha colpita di più?

Cogne.

Annamaria Franzoni che ammazza il figlio nella villetta valdostana.

Incredibile.

Perché proprio Cogne?

Perché c’era di mezzo un bambino, per le vicende che sono seguite, perché è il caso che ha fatto scuola, purtroppo.

Intende a livello televisivo?

Sì. È stato montato un cinema: esperti, consulenti, approfittatori, mancavano soltanto il rabdomante e il cercatore d’oro.

Nel merito, secondo lei la giustizia ha fatto le cose per bene?

È stata la mamma?

Sì, penso proprio di sì.

Una verità difficile da accettare.

La mente umana è impenetrabile fino in fondo, ma non penso sia andata diversamente.

A proposito di mente umana, emerge la figura straordinaria del marito, rimasto accanto alla moglie in silenzio, non l’ha mai abbandonata e l’ha riaccolta ora che è uscita dal carcere.

Chapeau. Evidentemente tra loro c’era e c’è ancora un sentimento grande, qualcosa che va oltre.

Ognuno di noi si è chiesto cosa avrebbe fatto al suo posto.

Non posso neppure lontanamente calarmi nelle sue vesti, però posso dire che difendere la propria donna in questa maniera, la mamma dei tuoi figli, accusata di averne ammazzato uno, vuol dire che tra te e lei c’è qualcosa di più grande, di irraggiungibile e ingiudicabile per tutti noi.

A proposito di bambini, ora c’è il caso di Loris, un’altra mamma accusata di essere l’assassina.

Sconvolgente. Quando ci sono di mezzo i bimbi mi risulta difficile da capire.

Lei pensa sia stata la mamma?

Gli elementi contro di lei sembrano abbastanza evidenti.

Nessun dubbio?

Cerco di essere oggettivo, purtroppo al momento tutto porta a lei.

Ha visto in televisione le immagini della donna mentre entrava in carcere, con le persone fuori che le urlavano assassina?

Sì, scene raccapriccianti, da far vergognare.

Di chi è la colpa?

Io non sopporto la spettacolarizzazione. Chiederei agli inquirenti, agli avvocati, ai magistrati, di fare tutto nel massimo riserbo e nel massimo silenzio. Non dovrebbe trapelare nessuna notizia, fino al processo non dovrebbe uscire nulla sui giornali. Poi non bisogna mai esibire un catturato. Se devi portare via uno, lo porti via di nascosto, la notte. Vedi Bossetti, per esempio.

Si riferisce alle immagini dell’arresto?

Non solo. A tutto quello che è successo dopo, notizie e indiscrezioni sui giornali che investono la moglie, i parenti, le sorelle. Valanghe di fango per tutti. Una porcheria.

Anche la politica ci ha messo del suo in questo caso, il ministro dell’interno Angelino Alfano che un minuto dopo l’arresto twitta abbiamo preso l’assassino.

Pazzesco. Preferirei scrivesse che hanno bloccato gli sbarchi degli immigrati clandestini.

Rimaniamo su Bossetti.

Un ministro dell’interno che twitta su indagini in corso non merita neppure un commento. Il fatto in sé la dice tutta sul quel personaggio lì.

L’hanno convinta quelle indagini?

No, ritengo che la risposta degli inquirenti sia stata tardiva e non particolarmente brillante.

Secondo lei Bossetti è l’assassino di Yara?

Vista la sua storia personale mi sembrerebbe incredibile, ma se uno deve stare ai fatti, per il momento questi sono contro di lui. Le prove scientifiche sembrano abbastanza evidenti. Certo mi chiedo come faccia un uomo a tenersi tutto dentro e non confessare un fatto così atroce a distanza di tempo. Mi lascia sbigottito.

Una brutta botta per una comunità a vocazione leghista. Quando era stato fermato il marocchino Fikri c’era già gente in strada che urlava contro gli immigrati, salvo poi scoprire, Bossetti o non Bossetti, che il mostro stava tra di noi.

Il mostro non ha colore, se uno ammazza in quella maniera può essere valdostano o marocchino, bestia è e bestia rimane. Purtroppo la cronaca ci dice che abbiamo già tanti squilibrati tra di noi, se non ne facessimo arrivare altre migliaia dal resto del mondo sarebbe meglio.

Lei che pena darebbe a una persona che si macchia di un reato simile?

Fine pena mai, non deve più rimettere piede fuori.

Pena di morte?

No, sono contrario. Ergastolo, ma che sia vero ergastolo, non deve uscire più.

E la costituzione che vuole una pena tendente alla rieducazione del condannato?

Non ci credo. Cosa vuoi rieducare? Chi ammazza un bambino non è rieducabile.

Lei guarda dei programmi che ogni tanto vengono accusati di cinismo, insensibilità davanti a una tragedia, speculazione sul dolore altrui.

È la vita, preferisco la vita vera al teleromanzo, alla fiction e all’isola dei famosi. È vita vera che ti permette di vedere in che società viviamo. Poi a parole sono buoni tutti, intanto schiacciano il pulsante del telecomando e guardano, vogliono conoscere i minimi dettagli.

In effetti i dati di ascolto sono sbalorditivi.

Ecco. Confessi chi non ha mai guardato, almeno una volta, il plastico di Vespa. 

Ansa
Elena Ceste in una foto dal suo profilo Facebook

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Carmelo Abbate