Sbarchi degli immigrati: la soluzione possibile
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Sbarchi degli immigrati: la soluzione possibile

Commissariare le coste e i confini interni dei Paesi del Nord Africa da dove partono i barconi: il parere di un esperto di geopolitica

Parole, lacrime e soluzioni senza nessuna base giuridica. L’Europa piange davanti all’ennesima tragedia, dopo aver osservato inerte il lavoro dell’Italia, e adesso interviene proponendo soluzioni giuridicamente e materialmente impossibili da realizzare. Quasi vergognose. "La situazione attuale è terribile non solo per gli sbarchi e per i continui naufragi ma soprattutto per tutto ciò che adesso non si può più fare". È molto chiaro l’ex generale dell’Esercito, Fabio Mini, esperto di geopolitica e strategie internazionali che ci spiega come le soluzioni paventate dalla Comunità europea a seguito del naufragio dove hanno perso la vita oltre 700 persone, siano inattuabili.

Generale Mini, cosa è necessario fare per arginare il problema?
Un commissariamento forzato delle coste e dei confini interni dei Paesi del Nord Africa dai quali partono i barconi.

Si spieghi meglio..
La Comunità internazionale deve maturare l’idea di intervenire in modo decisivo in queste aree e nei Paesi dai quali provengono i migranti come l’area del Corno d’Africa, attraverso un intervento di controllo e monitoraggio dei confini sia marittimi che terrestri. Devono essere impiegate delle forze di polizia che controllino realmente i flussi migratori e che si sostituiscano a quelle locali, spesso corrotte e conniventi con i gruppi criminali che speculano sulla tratte di esseri umani. Solo in questo modo sarà possibile arginare gli sbarchi.

C'è ancora tempo per farlo?
Purtroppo la Comunità internazionale doveva intervenire almeno quindici anni fa in questi Paesi cercando di creare ricchezza, innalzare la qualità della vita e le condizioni sanitarie. Nel 2000 fu effettuato uno studio demografico sulla crescita della popolazione nei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, su quelli del Medioriente e del corno d’Africa. Lo studio venne ripreso e analizzato dalla stessa Cia nel suo world book, che evidenziò un incremento esponenziale di questi popoli. Solo la popolazione giovanile della Libia negli ultimi 15 anni è aumentata del 64%. È normale che se le condizioni economiche e politiche di questi Paesi non sono stabili, i giovani cerchino vie di fuga indipendentemente dalle guerre. Se a questo aggiungiamo l'innalzamento del livello culturale di questi migranti che vogliono raggiungere l’Europa per cercare impieghi adeguati alla loro preparazione, si capisce come l'entità del fenomeno sia cambiata.

Ma commissariare dei confini o un Paese non è un’impresa facile. Da dove si comincia?
Il primo punto sul quale deve lavorare la comunità internazionale è la responsabilità che deve essere riconosciuta da ciascuno degli Stati africani interessati. Una volta accertate le responsabilità occorre che questi Paesi si assumano l’onere di controllare e bloccare i flussi migratori. Se ciò non dovesse avvenire, la comunità internazionale deve intervenire prima offrendo un contributo, attraverso le forze di polizia, per il controllo dei migranti alle frontiere e se ciò non dovesse bastare, commissariando i confini. Intanto la Comunità internazionale potrebbe denunciare questi Stati tra i “Paesi canaglia”.

Ma se si rifiutassero di controllare le frontiere o di collaborare?
Dovrebbero essere sanzionati.

Qualcuno parla della necessità anche di un intervento militare..
Non credo che possa essere risolutivo. Anzi. Forse la comunità internazionale dovrebbe ripensare e analizzare l’esperienza dell’amministrazione internazionale effettuata in Kossovo. Forse, in alcuni di questi paesi potrebbe essere importante per ripristinare una forma di legalità.

Matthew Mirabelli/AFP/Getty Images
La salma di una delle vittime del naufragio nel Meditterraneo viene sbarcata dalla nave Bruno Gregoretti nel porto di Malta, 20 aprile 2015

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Nadia Francalacci