Matteo Messina Denaroq
(Ansa)
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I rosiconi dell'arresto di Matteo Messina Denaro

Anche oggi c'è chi prova a sminuire il successo dei Carabinieri e dello Stato e non riescono a capire gli sforzi di chi ha lavorato duramente, per anni, per arrivare all'azione di oggi

La notizia dovrebbe essere una, e una soltanto: il più pericoloso dei ricercati, Matteo Messina Denaro, l’ultima primula rossa di Cosa Nostra, è stato arrestato. E questa è senza dubbio una notizia straordinaria, che val bene l’esultanza. Anche stavolta, tuttavia, c’è chi si ostina, forse per desiderio irrefrenabile di visibilità, a procedere in direzione ostinata e contraria. Ne cito uno tra i tanti. Luca Bizzarri, che di solito è osservatore scanzonato quanto acuto, stavolta riassume frettolosamente la questione in un tweet: “Mi piace moltissimo il tono trionfalistico nell’aver arrestato uno che faceva il latitante da trent’anni a venti metri da casa sua. Che grande colpo”.


Se tale sarcasmo vuole criticare il vizio della politica di prendersi i meriti di certi successi, mettiamoci l’anima in pace: così è sempre stato e così sarà. con qualsiasi governo. Se invece si intende alludere alla cattiva gestione delle decennali ricerche del boss, rischiamo di farla troppo facile.

Dietro la cattura di Messina Denaro, al di là delle modalità, ci sono trent’anni di lavoro – spesso lontano dai riflettori - di centinaia di uomini. Sia nelle forze dell’ordine, che nella parte più sana delle istituzioni («durante le recenti feste di Natale i miei uomini sono rimasti al lavoro» ha spiegato il procuratore capo di Palermo alla stampa poco fa). Per questo, anziché trovare i colpevoli del “ritardo”, oggi sarebbe opportuno semplicemente celebrare la giornata della soddisfazione nazionale. Proviamo a metterci nei panni dei parenti delle vittime delle stragi dei primi anni Novanta: magistrati, poliziotti, gente comune. Semplici innocenti caduti sotto i colpi della strategia del terrore che ha sconvolto questo Paese. Per chi ha pianto la loro scomparsa, probabilmente questa non è la giornata della recriminazione, o della polemica, o della dietrologia a tutti i costi. E’ semplicemente il momento della liberazione: non dal dolore di un lutto, ma se non altro dal peso sul cuore di una giustizia incompleta. Forse converrebbe, senza troppi trionfalismi, semplicemente gioire con loro. Da domani ci sarà tempo e modo per capire le specifiche di una cattura: chi è davvero Messina Denaro, quali segreti nasconde, quali coperture. E, semmai ci sarà, quali saranno i suoi successori. Ma ripeto: da domani. Oggi no. Oggi siano solo applausi.

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Federico Novella