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Panorama assolto dall’accusa di aver diffamato l’ex procuratore di Palermo, Francesco Messineo

La Corte di Appello di Milano ha assolto Riccardo Arena, Andrea Marcenaro e il direttore Giorgio Mulè per un articolo del 2009

La quinta sezione della Corte di Appello di Milano, presieduta da Pietro Carfagna, ha assolto il 23 ottobre 2017 il direttore di PanoramaGiorgio Mulè e i giornalisti Riccardo Arena e Andrea Marcenaro dall’accusa di aver diffamato l’ex Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo.

Arena e Marcenaro erano imputati del reato di diffamazione in concorso quali autori di un articolo pubblicato dal settimanale nel dicembre del 2009 dal titolo "Aridatece il Procuratore Caselli", a Mulè era contestato il reato di omesso controllo. In primo grado Arena e Marcenaro erano stati condannati a un anno di reclusione, Mulè a otto mesi di reclusione: a Marcenaro e Mulè il giudice di primo grado, Caterina Interlandi, non aveva concesso i benefici della sospensione condizionale della pena e aveva inoltre condannato gli imputati a risarcire Messineo con la somma di trentamila euro. La Corte d’Appello ha ribaltato il giudizio e assolto Arena e Marcenaro perché il fatto non costituisce reato e Mulè perché il fatto non sussiste.

Il direttore Giorgio Mulè ha così commentato l’esito del processo di Appello:

«La soddisfazione per la sentenza di oggi non cancella la profonda amarezza personale e professionale patita in questi anni. A seguito di una sentenza di primo grado del maggio 2013 che, è bene ricordare, condannava al carcere senza la condizionale due giornalisti con una pena sconosciuta alla moderna civiltà, il Parlamento si impegnò a cancellare la previsione della pena detentiva per i reati di opinione. A distanza di quattro anni e mezzo e dopo plurime condanne da parte dei più autorevoli organismi internazionali - dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo all’Osce e fino alle Nazioni Unite – l’impegno non è stato mantenuto. Ripeto oggi quanto ebbi modo di dire alla Commissione Giustizia della Camera dei deputati in un’audizione del maggio 2015: “Vi esorto a fare presto e procedere a una rapidissima approvazione della legge affinché non si consumi a causa della cronica lentezza del Parlamento l’ennesima tragedia del diritto, esponendo l’Italia al dileggio internazionale”. Mi auguro oggi che, in questo scampolo di tempo che ci separa dalla fine della legislatura, il Parlamento ritrovi la strada smarrita”.»

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Redazione