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(Ansa)
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L'Università in campo nella lotta al terrorismo islamico

In Francia la Polizia è ancora sotto attacco degli islamisti mentre l'Italia è sempre in prima linea nella lotta contro il terrorismo di matrice islamica. Non solo forze dell'Ordine: in campo ci sono anche le Università

Mentre in Italia si susseguono le espulsioni e gli arresti di terroristi islamici in Francia si piange l'ennesima morte di una funzionaria di polizia di 49 anni uccisa all'interno del suo commissariato da un tunisino (ucciso durante l'attacco) che l'ha colpita con una coltellata alla gola al grido (secondo alcuni testimoni) di "Allah è grande" alle 14 e 20 di venerdì a Rambouillet, comune francese di 26.971 abitanti situato nel dipartimento degli Yvelines nella regione dell'Île-de-France.



Dopo la brillante operazione dello scorso 21 aprile avvenuta a Sparanise, in provincia di Caserta, dove è stato catturato il 28enne cittadino albanese Endri Elezi, responsabile di aver fornito armi a Mohamed Lahouaiej-Bouhlel autore del terribile attentato terroristico rivendicato dall'ISIS commesso il 14 luglio 2016 a Nizza (84 morti e circa 200 feriti), gli inquirenti italiani e francesi sono alla caccia di chi ha favorito la latitanza durata cinque anni. Molti sono i misteri che ruotano intorno alla sua figura e alla sua latitanza: come e grazie a chi riuscì a fuggire dalla Francia? Dov'è stato in tutto questo tempo? Chi ne agevolato la latitanza trascorsa con la compagna che nel frattempo gli ha dato un figlio? Se sul fronte francese ancora non si registrano novità di rilievo su quello italiano qualcosa è emerso dalla parole del Sindaco della cittadina campana Salvatore Martiello che all'ANSA ha dichiarato: "L'albanese arrestato era a Sparanise da non più di due mesi; prima di allora non era mai stato visto. Poi in centro si è visto molte volte, con il figlio di 4 anni. A Sparanise vive da anni una folta comunità albanese, di 4-500 persone, perfettamente integrata; qualcuno si è sposato con cittadini italiani, e tutti lavorano nei fondi agricoli che circondano il paese. Anche il 28enne lavorava nei campi".

Nemmeno il tempo di registrare la brillante operazione dell'intelligence italiana ed è arrivata la 26esima espulsione del 2021per motivi di prevenzione del terrorismo, questa volta a carico di un 43enne cittadino tunisino con soggiorno regolare e residenza in provincia di Perugia. Le indagini svolte dalla Sezione Antiterrorismo della Digos di Perugia e dal Compartimento di Perugia di Polizia Postale e delle Comunicazioni per l'Umbria, coordinate dalla locale Procura della Repubblica presso il Tribunale e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – Servizio per il contrasto dell'estremismo e del terrorismo esterno, hanno dimostrato che il cittadino tunisino frequentava con regolarità un luogo di culto islamico di Perugia, a Ponte Felcino, balzato agli onori delle cronache nel 2007, dopo che vennero arrestati l'allora imam Mostapha El Korch e due cittadini marocchini che vennero in seguito condannati è si tratto' della prima condanna per "addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale".


Fondamentale anche stavolta il lavoro di indagine svolto sul web: l'uomo condivideva e diffondeva numerosi post dove, ad esempio, esaltava il martirio "con immagini e contenuti di propaganda dei princìpi dell'autoproclamato Stato islamico, nonché messaggi giustificativi degli attentati rivendicati dalla medesima organizzazione terroristica recanti frasi e immagini di propaganda di altre milizie jihadiste, pubblicazione di nasheed (canti) jihadisti e commenti su profili, nonché apposizione di 'like' a video e testi che esaltano formazioni terroristiche islamiche". Le continue operazioni antiterrorismo non sono che un tassello della strategia di contrasto messa in campo dall'Italia dove anche le Università stanno giocando un ruolo molto importante.

A proposito: tra pochi giorni inizierà a Bari dal 5 maggio al 4 giugno il Corso di Alta formazione in "Consapevolezza della radicalizzazione: gender, minori e processi di deradicalizzazione", organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza - Università degli Studi di Bari in collaborazione con l'Université International de Rabat (Marocco) nell'ambito del Progetto internazionale PriMED Interazione e prevenzione nello spazio Trans-mediterraneo.

Il corso, coordinato dalla docente Laura Sabrina Martucci, membro del Comitato Scientifico di LIREC, si articola in sei moduli e si rivolge alle figure professionali operanti nel settore della Pubblica Amministrazione (Funzionari degli enti locali e regionali, Funzionari di prefettura, Forze dell'ordine e personale delle Amministrazioni scolastiche ed universitarie).

Le finalità sono chiare: approfondire le tematiche della promozione dell'integrazione interculturale e interreligiosa, con particolare riferimento ai profili pratici ed operativi e alla prevenzione dei fenomeni di radicalizzazione, parola della coordinatrice: "I corsi formativi sono indispensabili perché chi opera nel settore della prevenzione della radicalizzazione e nelle attività di depotenziamento o di disingaggio dall'ideologia eversiva deve avere una preparazione multidisciplinare che a 360° comporti una consapevolezza del fenomeno nei vari aspetti di possibile conoscenza. Questo forma professionisti capaci di superare stereotipi e lavorare secondo le logiche dello Stato di diritto. L'articolazione multidisciplinare dei corsi risponde a queste esigenze".


Per tornare all'ultima espulsione dal territorio italiano voglio sottolineare che salgono a 546 le espulsioni/allontanamenti per motivi di sicurezza dello Stato eseguiti dal 2015 ad oggi, 26 dei quali nel 2021. Un'emergenza per la quale non è previsto nessun vaccino.

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Stefano Piazza