RAve Viterbo
(Ansa)
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«La gestione del rave party a Viterbo è stata sbagliata», parola di poliziotto

Un sindacato di Polizia accusa Questura e Prefetto per la mancanza di interventi, soprattutto preventivi. E dalla Questura di Viterbo rispondono: «abbiamo fatto quello che potevamo». Cioè poco e tardi

«Noi non possiamo essere impiegati tutti i giorni per chiedere il Green Pass per uno che va al ristorante o al bar e poi lasciamo che 8mila persone possano fare quello che vogliono con tranquillità e con la pace di tutti. Il Green pass per loro non vale?». Giovanni Iacoi Segretario Generale del sindacato Libertà e Sicurezza Polizia di Stato (LES) dice la sua sul rave party che si è concluso questa mattina a Viterbo. Un evento illegale durato 6 giorni che ha visto la partecipazione di migliaia di persone, durante cui è successo di tutto, persino la morte di un ragazzo in circostanze ancora da chiarire ed una possibile violenza sessuale che sarebbe stata denunciata da una ragazza ma nemmeno dopo questi fatti il raduno è stato interrotto ma si è aspettato che finisse.

Cosa ne pensa di quello che è accaduto?

«Fino a 15 anni fa quando venivano fatti errori di questo tipo il questore o il prefetto venivano trasferiti perché avevano sbagliato. Oggettivamente qui ci sono delle responsabilità, chiare. Noi abbiamo l'autorità locale, provinciale e nazionale ognuna con delle precise responsabilità. In pratica è il Prefetto a dirci se intervenire, il Questore invece stabilisce il come. Di solito è colpa del questore quando gli uomini schierati non sono sufficienti perché non ha saputo gestire la situazione. Mentre la responsabilità del prefetto è a livello istituzionale».

Come si sono svolti i fatti?

«8mila persone erano li e credo che la Polizia lo sapesse perché sarebbe ancora più grave se così non fosse perché vuol dire che la Digos, ossia l'ufficio di intelligence che deve sapere tutto quello che si muove in una provincia, non ha fatto bene il suo lavoro. È impensabile che i Carabinieri di Viterbo non hanno visto arrivare 8mila persone. La Polizia non poteva non sapere. Bisogna assolutamente chiarire perché è successa una cosa del genere. Noi non possiamo essere impiegati tutti i giorni al contenimento del coronavirus per uno che va al ristorante o al bar e poi permettiamo che 8mila persone possono fare quello che vogliono con tranquillità e con la pace di tutti. Il Green pass per loro non vale? Un poliziotto senza Green pass non può mangiare in mensa e mangia su un gradino ma poi si permette che 8mila persone facciano quello che vogliamo in un rave del genere».

Qual è stato il problema?

«Secondo me c'è stata una sottovaluzione del problema. Non c'è stato l'intervento adeguato, si è stati evidentemente un po' elastici nel permettere a queste persone di stare li. Invece come le dicevo prima nel caso non fossero informati della presenza di migliaia di persone in quel territorio è ancora peggio perché vuol dire che esiste un problema di sistema che non funziona. Se l'autorità di pubblica sicurezza lo sapeva ha le sue responsabilità e ne deve rispondere come in tutti gli stati civili. Stesso discorso nel caso che non ne fossero al corrente perché significa che c'è qualcosa che nel sistema manca. Questa è una falla che ha lasciato un pezzo di territorio incontrollato perché i vertici della polizia hanno sbagliato. Non si possono lasciare 8mila persone fare quello che vogliono su un terreno di nessuno dove tutti, droga, alcool è permesso, quando la polizia li dovrebbe prevenire e reprimere. Ma anche la repressione è stata banale rispetto a quello che è avvenuto. Dopo questo rave visto come è andata domani ce ne saranno sicuramente altri con 10mila e 15mila persone».

Abbiamo contattato la Questura di Viterbo che ci ha fornito la sua versione dei fatti, dalla notizia del rave agli interventi messi in atto.

«Abbiamo terminato oggi. Il Rave è iniziato nella notte tra il 13 e il 14. C'è stato questo raduno di giovani in un terreno privato nella zona boschiva che ricade sotto il comune di Valentano in provincia di Viterbo. Le presenze sono state circa 5-6mila persone. Gli interventi sono stati di presidio delle zone di accesso al sito dell'evento per evitare ulteriori afflussi perché il rave ha interessato persone provenienti anche dall'Europa».

Come siete intervenuti?

«Abbiamo iniziato cercando un contatto tra gli organizzatori per arrivare per cercare di concludere l'evento ma senza esito».

Che controlli sono stati fatti?

«Parte delle persone presenti al rave sono state identificate soprattutto quelle che hanno tentato di accedere dopo il nostro arrivo e che uscivano».

Vi siete avvicinati però quando il rave stava per finire?

«Ci siamo avvicinati da subito ma l'avvicinamento più consistente è stato fatto questa mattina. Abbiamo identificato più di 2000 persone».

Avevano Green pass e documenti in regola?

«Questa è un parte su cui procederà la polizia giudiziaria dopo aver approfondito gli accertamenti».

Ma la polizia solitamente interviene in questo modo? Non sgombera i partecipanti soprattutto dopo il decesso di una persona?

«In questi casi si procede considerando la situazione ossia il numero di partecipanti, il tipo di evento ed il territorio per salvaguardare l'ordine e la sicurezza pubblica. Abbiamo cercato un contatto per arrivare ad una soluzione pacifica. Abbiamo fatto contenimento e proceduto all'identificazione».

Traduzione: si è fatto poco, tardi e male.

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Linda Di Benedetto