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La nave Asso Ventotto.
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Consegna migranti alla guardia costiera libica: condannato

La sentenza del Tribunale di Napoli contro il comandante della nave Asso Ventotto può avere ripercussioni rilevanti. Panorama.it ha chiesto il parere di Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Avvenire, il Tribunale di Napoli ha condannato il comandante della nave Asso Ventotto a un anno di reclusione per aver consegnato alla guardia costiera libica 101 migranti che aveva soccorso. La lettura delle motivazioni della sentenza darà tra qualche mese un quadro più chiaro. È tuttavia abbastanza scontato che questa condanna apre le porte a conseguenze problematiche, come ha sottolineato il direttore di Analisi Difesa, Gianandrea Gaiani. «Non commento le sentenze, ma devo sottolineare alcuni aspetti importanti» ha detto a Panorama.it. «Innanzitutto la Libia ha una zona Sar di sua competenza, riconosciuta da tempo dalla comunità internazionale. Ha inoltre un governo che non solo è riconosciuto, ma è stato creato dalle Nazioni Unite, e sul suo territorio operano le agenzie delle Nazioni Unite, Oim e Unhcr, che solitamente si occupano di assistere i migranti illegali che vengono soccorsi in mare e riportati indietro dalla guardia costiera libica».

«Detto questo» ha proseguito Gaiani, «la guardia costiera libica sta facendo un lavoro importante, senza il quale oggi sarebbero almeno 20.000 in più i 50.000 che sono i migranti illegali sbarcati in Italia solo dall'inizio di quest'anno. Inoltre la guardia costiera libica opera con il supporto di diversi Paesi: l'Italia per prima, la marina turca (che contribuisce all'addestramento delle forze navali libiche) e – ricordiamolo – anche l'Unione europea con le sue missioni navali Irini e Sophia aveva assunto l'incarico e aveva addirittura proposto di addestrare la guardia costiera libica. Questo che cosa ci dice? Ci dice che la Libia è un Paese che ha un governo riconosciuto, che ha una forza marittima riconosciuta che opera nelle acque Sar di sua competenza».

«Chi salpa dalla Libia», ha aggiunto Gaiani, «sono migranti illegali che sono entrati volontariamente in Libia e che in Libia pagano trafficanti per essere trasportati verso l'Europa: non si tratta di deportati. Ebbene, di fronte a questa situazione, trovo quantomeno curioso che si voglia far passare il concetto che chiunque paghi criminali per arrivare in Europa debba essere trasferito immediatamente non in un Paese europeo in generale, ma che debba essere portati soltanto ed esclusivamente in territorio italiano. Questa è una cosa incomprensibile anche in termini legali. Perché o accettiamo il fatto che la Libia sia uno "Stato fantasma" che non può avere forze armate e guardia costiera. Oppure non riesco a comprendere come si possa affermare che la Libia non debba avere la facoltà di esercitare il proprio diritto anche a contrastare i crimini sul mare: il traffico di esseri umani è sicuramente un crimine che viene effettuato sul mare».

Gaiani ha quindi messo in luce anche le possibili conseguenze che questa sentenza potrebbe produrre. «Già quest'anno» ha dichiarato, «abbiamo avuto un forte incremento degli sbarchi rispetto all'anno scorso. Ovviamente qualunque iniziativa di questo tipo rafforzerà la convinzione che l'Italia resta l'unico Paese che non solo non attua misure di deterrenza contro l'immigrazione illegale, ma addirittura che spalanca i porti. Quindi diventa la meta preferita e la più ambita».

«Temo» ha concluso, «che i trafficanti cercheranno di approfittarne. Tutto questo, mentre la Grecia chiude e fa respingimenti in mare verso la Turchia; la Spagna ha ridotto i flussi; e Malta ha fatto un accordo con Libia e Turchia che permette alla guardia costiera libica di riportare indietro i barconi».

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Stefano Graziosi