Enzo Jannacci
(Ansa)
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2023: ecco le ricorrenze storiche e letterarie

Grandi anniversari e celebrazioni destinate a far rumore: da Calvino a Manzoni, dal presepe all’armistizio di Badoglio, ecco le principali commemorazioni che vivremo in questo nuovo anno

Fare memoria per ricordare cosa siamo stati, chi è passato prima di noi su questo stesso suolo, respirando questa nostra stessa aria, con la sua vita e la sua lezione in ogni caso da ragionare, per fare un passo in avanti. E’ questo il senso delle ricorrenze, spesso relegate a cerimonie vissute in bassa risoluzione consenso del dovere, fretta, obbligo. “Un monumento per dimenticare un po’ più infretta”, canta De Gregori, sintetizzando questo assurdo comportamento umano dinanzi a uomini e storie che invece meriterebbero ben altro atteggiamento.

Disponiamoci alla festa quindi in questo nuovo anno 2023 che offre l’occasione di ricordare, in estrema sintesi, vicende cruciali, simboli e uomini straordinari.

Si comincia con il centenario di Italo Calvino, nato il 15 ottobre del 1923. E’ un autore assai letto a scuola, per cui sarà un anniversario celebrato, magari con una traccia alla maturità, certamente con nuove edizioni critiche di un autore indubbiamente protagonista del secondo dopoguerra italiano, con i suoi romanzi uno diverso dall’altro, ma tutti con l’obiettivo di comprendere il presente, guardando in prospettiva di un futuro prossimo. “Il sentiero dei nidi di ragno” il suo romanzo più noto, nonché il primo, ma la “Trilogia degli antenati” sono i romanzi più letti, con le avventure del Barone Rampante, di Marcovaldo e del Visconte Dimezzato ad allietare la lettura di intere generazioni di bambini, tutte tranne questa ultima probabilmente, troppo abituata a stimoli che hanno frequenza e ritmi narrativi superiori anche all’immaginazione creativa di Calvino. Resta una chicca da andarsi a riprendere, tra le tante perle: l’incipit di “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, tre pagine spassosissime di elogio della lettura come piccolo piacere della vita, perché la lettura è anche questo.

Ricordiamo Calvino e la sua penna svelta, capace di raccontare l’uomo e l’Italia di mezzo secolo, quello in cui sono nati la maggior parte degli uomini di oggi.

Centenario anche per la nascita di don Lorenzo Milani, sacerdote degli ultimi, proprio lui che fu un ultimo. Carattere forte, passione politica e una visione chiarissima dell’epoca che ha vissuto. Don Milani ha contribuito a cambiare il mondo anche da quella parrocchia sperduta di Barbiana dove era stato inviato per far del bene lì, o per non dar più fastidio a nessuno, a seconda di come la si voglia intendere.

Ricordiamo don Milani e il suo voler bene determinato, con l’accortezza di leggere la sua “Lettera a una professoressa” come figlia di un tempo e di una lotta di cui fu parte importante.

Un’altra ricorrenza che sarà celebrata nelle aule scolastiche italiane sarà il centocinquantesimo della morte di Alessandro Manzoni, caduto sugli scalini ghiacciati del sagrato della chiesa di San Fedele, a Milano, nel gennaio del 1873, ma morto mesi dopo, il 22 maggio dello stesso anno. Manzoni è un padre dell’Italia e degli italiani, oltre che dell’italiano con cui parliamo, in cui ci esprimiamo, che scriviamo. Rileggere Manzoni a due secoli di distanza significa fare esperienza che l’animo dell’uomo agisce nello stesso modo anche se si modificano convenzioni sociali, anche se il progresso ha cambiato tempi modi e luoghi, perché nel suo romanzo c’è l’animo di tutti, il nostro vicino di casa, la politica che viviamo ogni giorno, l’ipocrisia dei rapporti umani, il senso di impotenza e ingiustizia dinanzi a una legge fatta per imbrogliare, il desiderio di rivalsa, la grande bellezza che risiede nel fare del bene e nel perdonare di cuore.Tra la sua produzione degna di fama mondiale, la chicca da rispolverare è“Natale 1833”, quando Manzoni racconta in versi un presepe con facce dure, tese, perché è il giorno in cui è morta la sua amata moglie Enrichetta, poco più che quarantenne, a cui non riuscirà mai a restituire un testo compiuto, poiché anche questa poesia termina anzi tempo con quel “cecidere manus” (“caddero le mani”) a mostrare quanto sia difficile elaborare un lutto come questo, probabilmente impossibile da razionalizzare.

Ricordiamo Manzoni e la sua penna capace di insegnare e graffiare, educare ecommuovere.Proprio il presepe arriva a un’altra cifra tonda, infatti quello di Greccio realizzatoe voluto da San Francesco d’Assisi nel 2023 compie ottocento anni. Si tratta di un simbolo famosissimo che ha contribuito – certo non da solo - a rendere amato e conosciuto proprio san Francesco anche ai più piccoli, perché è stato un uomo capace di parlare anche ai più umili e senza la possibilità – o l’età - di studiare, di sapere, con strumenti adatti alla comprensione di tutti.

Ricordiamo san Francesco e il suo presepe, senza banalizzare il ricordo di un uomo capace di straordinaria mistica e auto esigenza. Teniamoci forte per un anniversario che riguarda la storia italiana, perché il 25 luglio 1943, per cui ottanta anni fa, il re Vittorio Emanuele II depose Benito Mussolini, a favore del governo del generale Badoglio, dando inizio alle trattative per l’armistizio dell’8 settembre proprio del 1943. Sempre in quel giorno iniziòl’esperienza della Resistenza italiana. Teniamoci forte, perché sarà un anniversario che farà incendiare Twitter, Facebook e la battaglia politica sui simboli, sempre meno rispettati e studiati, sempre meno al centro dell’interesse per comprendere e crescere, al contrario ogni volta più sbandierati e tirati per la giacca, per il collo, proprio come non dovrebbe essere.

L’ultimo anniversario di cui far memoria, in ordine cronologico, è il decennale della morte di Jannacci. Già “des ann”, Enzo! Medico e cantautore, scanzonato e severo, con la sua voce spigolosa come i suoi tratti somatici, Jannacci ha accompagnato il secondo Novecento tra lotte operaie e grandi risate, sempre con una venatura di malinconia e bricconeria insieme. Tra le perle, una chicca è il racconto di Milano attraverso tante canzoni prima che, come è oggi, fosse di moda ambientare storie, strofe, libri e film proprio a Milano.

Ricordiamo Jannacci ascoltando “Faceva il palo”, con l’accortezza di lasciarci guidare nell’ascolto delle sue canzoni, partendo da qui e lasciando libero Spotify, o la piattaforma preferita.

Sarà un piacere, un ridere, un piangere, un pensare che farà tanto bene al nostro 2023.

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Marcello Bramati