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Odifreddi: «Io ateo vi racconto Papa Benedetto XVI»

Dall’esistenza di Dio alla matematica, dalla morte all’essenza dell’uomo: un’insolita frequentazione tra un ateo e un Papa emerito, impiantata sulle diversità ma contraddistinta dal rispetto reciproco delle diverse posizioni

«Il nostro è stato un rapporto singolare» ricorda il matematico e filosofo Piergiorgio Odifreddi, «una ricerca di equilibrio: un Papa e un ateo, un filosofo e teologo e un matematico impertinente portatori di due visioni del mondo totalmente contrapposte che hanno instaurato un dialogo autentico». Panorama.it ha conversato con Piergiorgio Odifreddi a poche ore dalla morte di Papa emerito Benedetto XVI, nel ricordo di una frequentazione non scontata.

Professore, ha perso un suo autentico conversatore!

«Nel 2011 la Mondadori mi aveva chiesto di mettere nero su bianco un dialogo con un intellettuale credente: il problema era che in quegli anni mi ero attirato le ire di non pochi “nemici” all’indomani della pubblicazione del mio “Perché non possiamo essere cristiani” (Rizzoli, 2007), tra i quali spiccavano Mons. Gianfranco Ravasi e Vittorio Messori, che ovviamente mai sarei riuscito a coinvolgere nel progetto. Addirittura Ravasi mi aveva relegato in una sorta di lista di proscrizione assieme al biologo evoluzionista Richard Dawkins, al saggista Christofer Hitchens e al filosofo nichilista Michel Onfray. Con questi presupposti la vedevo sinceramente difficile».

Progetto accantonato…

«Assolutamente no, perché Mondadori insistette affinché coinvolgessi Papa Benedetto XVI in persona: iniziai, così, ad approfondire i temi che avrei potuto proporre al Sommo pontefice e rimasi colpito, in particolare, da alcune sue riflessioni su scienza e fede contenute in un suo scritto rivoluzionario, “Introduzione al cristianesimo”, un saggio del 1968 che lo aveva fatto conoscere come teologo».

Un testo estremamente progressista, se non ricordiamo male…

«Assolutamente, nel quale il teologo di punta si era spinto a dichiarare che i preti fossero come dei clown che interpretano il loro ruolo pretendendo poi che la gente non ridesse. Quando lessi un’affermazione del genere dissi, tra me e me, che io stesso mai mi sarei spinto ad una dichiarazione di tal effetto. Ecco, quel saggio di filosofia tedesca, sofisticato e rigoroso, solleticò la mia curiosità; Ratzinger reinterpretò la cristologia, la storia di Gesù in maniera anche metaforica. Ad esempio dichiarò che la resurrezione non fosse un evento che si potesse immaginare come passaggio al contrario dalla morte alla rinascita fisica di un corpo».

Quel dialogo era fittizio, se abbiamo ben capito?

«Certamente! Estrapolavo i passi più stimolanti, li interpolavo con mie riflessioni, cristallizzando il tutto in forma dialogica per un saggio ancora in divenire. Dopo le sue dimissioni, avevo intanto conosciuto in Vaticano un membro della Segreteria di Stato che, avendo letto il mio saggio “Perché non possiamo essere cristiani”, era riuscito a farmi mettere in contatto con Padre Georg Ganswein, il celebre segretario particolare di Ratzinger. A quel punto fu facile far arrivare al papa emerito le bozze di quel dialogo allora solo immaginario…».

Il Papa lesse le sue bozze?

«A fine agosto del 2013 ricevetti una riservata direttamente dal Papa emerito! In 12 pagine Ratzinger mi ringraziava del lavoro svolto e di aver effettuato una critica puntuale a quel suo saggio del 1968, e mi resi conto che proprio quel momento storico (le sue dimissioni, gli scandali della pedofilia, Vatileaks, lo IOR) avesse propiziato il nostro incontro foriero di possibili risvolti editoriali. Benedetto XVI, insomma, tornava ai suoi primi amori, la teologia e la filosofia cristiana, aspetti che avevano convinto, qualche decennio prima, lo stesso cardinale Wojtyla a “tenere d’occhio” quel teologo tedesco dal grande respiro culturale».

Ce lo confessi: fece un po' scalpore quel rapporto tra un Papa emerito ed un filosofo ateo!

«Racconto un aneddoto ai lettori di Panorama. Padre Federico Lombardi, tra il 2006 ed il 2016 direttore della Sala stampa vaticana, piemontese come me e laureatosi in matematica a Torino, rispondendo ad una mia comunicazione, mi confidò di essere a conoscenza della corrispondenza epistolare che il papa emerito aveva con me e che Benedetto fosse molto incuriosito da questa frequentazione intellettuale».

Ci incuriosisce sapere se Benedetto XVI conoscesse il suo profondo ateismo?

«E qui si materializzò la mia sorpresa: ancora Padre Lombardi mi confidò che Ratzinger sapeva del mio ateismo e di avergli risposto “si, è un ateo, ma questo è un ateo diverso!” Non immaginerà la mia sorpresa, anche se dalla lettura del suo saggio del 1968 io stesso mi ero fatto un’idea molto diversa, più progressista di quell’allora quarantunenne teologo tedesco. Insomma, avevamo letto i rispettivi scritti ed ognuno si era fatto un’idea precisa di chi ognuno aveva di fronte».

Il dado era ormai tratto!

«A quel punto chiesi a Padre Georg se Ratzinger mi autorizzasse a pubblicare, nell’ edizione del mio saggio, la lettera che lo stesso Papa emerito mi aveva inviato: e Padre Georg si spinse anche oltre, comunicandomi che il papa avrebbe firmato con me il libro stesso! Fu così che vide la luce, nel 2013, “Caro Papa teologo, caro matematico ateo Dialogo tra fede e ragione, religione e scienza”, pubblicato appunto da Mondadori».

Ci racconti qualche aneddoto.

«Divertente la scelta della copertina: Mondadori mi telefona per comunicarmi che il Papa emerito aveva inviato il suo stemma per la copertina, con le celebri chiavi di Pietro, chiedendomi quale foto volessi scegliere io: sul momento avevo scelto, ovviamente, la stella pitagorica. Anche il titolo subì una trasformazione: io avevo scelto “Caro Papa ti scrivo”, poi mutato in quello definitivo, quasi a marcare le nostre specificità. Anche quando contattai Padre Georg per la consegna della copia numero zero, il Papa stesso mi fece cortesemente cenno di raggiungerlo presso la sua residenza di Mater Ecclesiae, nel perimetro vaticano».

Il primo di numerosi incontri, ci pare…

«Sinceramente pensavo che quel primo incontro sarebbe stato anche l’ultimo, invece ci saremmo rivisti più volte di persona: colloqui fitti, supportati dalle conversazioni epistolari a testimoniare un percorso spirituale stimolante, in cui il teologo e l’uomo di scienza si confrontavano su etica, antropologia, spiritualità, domande “ultime” su vita e morte, amore e dolore. E per di più eravamo soli durante gli incontri, in modo che ognuno apprezzasse appieno il senso vero di quei momenti di riflessione, senza filtri o interposizioni di sorta».

In che condizioni si trovava il Papa?

«Dal punto di vista fisico le sue condizioni andavano peggiorando di anno in anno: infatti, dopo il primo incontro, quando gli diedi appuntamento al Natale successivo, quello del 2014, Ratzinger mi rispose con un “se sarò ancora vivo”, che nulla di buono faceva supporre. Seppi da Padre Georg che Benedetto pensava di sopravvivere al massimo un altro anno. Invece proprio durante il Natale del 2014 ci incontrammo di nuovo e così fino a quello del 2019, l’ultimo prima della pandemia».

Un incontro all’anno, in pratica.

«Con questa cadenza ero portato letteralmente a registrare l’andamento del suo stato di salute: al di là della sua capacità di deambulare (stava passando dal bastone, al girello e alla sedia a rotelle) lo trovavo, invece, più sereno dal punto di vista mentale. Forse perché si era tolto dalle spalle i gravi problemi che affliggevano la Chiesa…».

Gli incontri non venivano registrati?

«Purtroppo no, ed ero costretto ad enormi sforzi di memoria per rielaborare gli appunti presi, cercando di far emergere anche aspetti della sua personalità. I nostri studi, la vicenda della cupola di San Pietro (gli raccontati che stava crollando nel ‘700 e che proprio i matematici salvarono grazie ai loro calcoli: lui aggiunse anche grazie all’intervento di “Qualcun altro”), lo stato della società erano gli argomenti su cui dibattevamo. I resoconti scritti aumentavano ad ogni incontro».

Incontri e lettere…

«Gli auguri non mancavano mai, soprattutto per il suo compleanno, il 16 aprile: ma anche la morte di suo fratello e di mia madre divennero oggetto di profonde riflessioni sul tema della fine della vita, visto che Ratzinger era curioso di conoscere il punto di vista di un ateo. Sino a ricordare il celebre episodio di Ratisbona del 12 settembre del 2006: eravamo nel 2016 e gli chiesi di fare il punto sulla sua “Lectio magistralis “Fede, ragione e università - Ricordi e riflessioni” che aveva sollevato violente reazioni all’interno del mondo islamico».

E le vostre ultime conversazioni?

«Nell’autunno del 2021, quando ormai tutti sapevamo che si fosse sensibilmente aggravato, sempre tramite Padre Georg gli inviai i resoconti di quegli incontri e delle lettere (25 le mie, 18 le sue) che avevano praticamente preso la forma della bozza di un nuovo libro: e fu così che nacque “In cammino alla ricerca della Verità. Lettere e colloqui con Benedetto XVI” (Rizzoli, 2022)».

Con un ultimo colpo di scena per lei…

«Quando mi scrisse manifestandomi le sue difficoltà a collaborare attivamente mi confidò di voler coinvolgere un suo amico cui affidare la prefazione. Il Cardinal Ravasi».

Ah, il cardinale che l’aveva ostracizzata?

«Si, proprio lui. I nostri rapporti nel tempo si erano pacificati: la sua lunga prefazione aggiunse valore alla nostra discussione».

Sarà stato lo Spirito santo a farvi riappacificare!

«Avremmo dovuto chiederlo a Papa Benedetto XVI… ».

***

Piergiorgio Odifreddi, piemontese di Cuneo, classe 1950, allievo di Flavio Previale all’Università di Torino, dove si è laureato in logica nel 1973, ha dato corso ad una lunga e brillante carriera accademica specializzandosi negli Stati Uniti (Illinois e California) a fine anni Settanta e in Unione Sovietica (Novosibirsk) nei primi Ottanta. Docente di Logica all’Università di Torino, tra il 1983 ed il 2007, ordinario dal 1999 di informatica e successivamente di matematica, è stato visiting professor nella prestigiosa Cornell University di Ithaca, nello Stato di New York, dove ha collaborato con eminenze scientifiche quali Anil Nerode, Richard Platek e Richard Shore. Visiting professor all’Università Vita e Salute-San Raffaele di Milano, a Pechino, Nanchino, Melbourne e Buenos Aires, nella sterminata pubblicistica spicca il serrato scambio dottrinale con Joseph Ratzinger-Papa Benedetto XVI, culminato in “Caro papa teologo, caro matematico ateo. Dialogo tra fede e ragione, religione e scienza”, pubblicato (Mondadori, 2014) e in “In cammino alla ricerca della Verità. Lettere e colloqui con Benedetto XVI” (Rizzoli, 2022).

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Egidio Lorito