Costa Concordia, e l'inchiesta diventa gossip
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Costa Concordia, e l'inchiesta diventa gossip

Ieri tutti concentrati sulla notizia della love story tra la Cemortan e Schettino. Abbiamo chiesto l'opinione ad un membro del Collegio dei Capitani

“Che la bionda in plancia fosse l’amante o la moglie che cosa cambia ai fini del sinistro?. E’ sconcertante che con tanti aspetti oscuri la magistratura e gli organi di informazione continuino a ricercare lo scoop perdendo di vista la “bussola”. Vergogna”. Non usa mezzi termini il capitano Paolo Pignalosa, membro del Collegio nazionale dei capitani e Delegato territoriale dei comuni vesuviani, per commentare gli sviluppi mediatici del processo sul naufragio della Costa Concordia avvenuto il 13 gennaio 2012 davanti all’isola del Giglio e nel quale hanno perso la vita 32 persone.  

Che cosa ne pensa di come si sta svolgendo il processo sulla Costa Concordia?
“Credo che sia stia perdendo il contatto con la realtà. Ci stiamo allontanando lentamente dall’accertamento della verità sia per le lungaggini dei tempi processuali per le nuove richieste di perizie che con i dibattimenti e testimonianze. Da tragedie così importanti, con perdite di tantissime vite umane, bisogna cercare di imparare e di migliorare l’intero comparto per rendere più sicura la navigazione- continua a spiegare a Panorama.it il capitano Pignalosa -  ed invece, la magistratura va ad investigare se il comandante va a letto con una moldava? Forse Schettino si trovava in camera quando è avvenuto lo scontro? Non mi risulta. Con questo non voglio giustificarlo ma solo mettere in evidenza quanto questo aspetto sia del tutto irrilevante ai fini processuali e dell’accertamento della verità e della dinamica del naufragio. Ci stiamo rendendo ridicoli davanti al mondo più di quanto non lo abbiamo fatto nel momento dell’incidente. Lo stiamo facendo “gossippando”un processo serio con decine di morti”

Lei sostiene che bisogna riabilitare l’immagine della marineria italiana…
“Certo, adesso più che mai. E per riabilitare l’immagine dell’Italia non basta aver tirato su la nave ma dobbiamo dare giustizia ai morti. In che modo? Accertando le responsabilità di Schettino e anche dell’intero equipaggio”.

Quali sono secondo lei gli argomenti sui quali i giudici dovrebbero insistere, quali aspetti dovrebbero chiarire?  
“Ritengo che siano molti altri gli elementi e gli aspetti degni di approfondimento che sono emersi durante il processo e non certamente la relazione personale del comandante. Solitamente i comandanti quando hanno a bordo un familiare o la moglie o anche l’amante sono molto più ligi e rigorosi nel rispetto del proprio ruolo. Ciò sta a significare che ‘solitamente’ e ribadisco “solitamente”, il comandante cerca di essere ancora più presente in plancia ricoprendo l’incarico con maggiore attenzione. Questa è stata la mia esperienza in quarant'anni di mare ma anche l’atteggiamento che ho potuto notare in tanti colleghi. Tornando alla domanda, ritengo che sia molto interessante, come cittadino e uomo di mare, capire ad esempio perché alcuni passeggeri si sono scagliati contro l’equipaggio. Se questo è avvenuto evidentemente non sono state seguite delle procedure di sicurezzae questo è uno degli aspetti che i giudici dovrebbero ‘smembrare’ per dare giustizia ai morti ma anche insegnamento alle generazioni future che navigheranno per mare". 
      

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Nadia Francalacci