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(Ansa)
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Cosa prevede l'accordo in Europa sui migranti

Novità per rimpatri, ricollocamenti, domande d'asilo etc etc etc

L'Europa ha raggiunto un accordo sul nuovo Patto sulla migrazione, dopo 12 ore di negoziato e 2 tentativi di voto. I ministri degli Interni dell'Unione europea, riuniti a Lussemburgo in Consiglio Affari interni con un ampio sostegno hanno dato il via ad una riforma sulla gestione dei migranti che dovrà trovare l’approvazione definitiva in Parlamento Europeo. Contrari solo Ungheria e Polonia mentre si sono astenute Malta, Slovacchia, Lituania e Bulgaria. In pratica è stato deciso che la domanda di richiesta di asilo dovrà essere evasa in 12 settimane e che i ricollocamenti che avranno un tetto massimo, dovranno essere ripartiti tra i 27 paesi dell’Unione Europea. Sarà poi la Commissione a stabilire se un Paese ha bisogno della solidarietà in caso di crisi e in quel caso sarà esentato dalla procedura di frontiera Ue e potrà accedere al bacino di 30 mila ricollocamenti.

La decisione nel dettaglio ruota soprattutto intorno ai due regolamenti, che riguardano le procedure d’asilo Apr (asylum procedure regulation A) e la gestione dell’asilo e dell’immigrazione Ammr (asylum and migration management regulation) quest’ultima dovrebbe sostituire, una volta approvato, l'attuale regolamento di Dublino.

L'Apr prevede l'istituzione di un percorso rapido con regole condivise europee per trattare le domande di asilo che provengono da quei Paesi con un basso grado di accettazione ossia al di sotto del 20% e la creazione di una certa quota, attraverso una formula, secondo la quale ognuno dei 27 paesi Ue è obbligato ad applicare la procedura accelerata. Cosi ora l'Ue si doterà di una capacità di gestione fissata a 30mila posti con un coefficiente di moltiplicazione progressivo di 2, 3 e 4 nell'arco di tre anni. A contare non sarà quindi il migrante singolo ma il 'posto' e che la domanda di richiesta asilo dovrà essere evasa entro 12 settimane. In questo modo si calcola che il primo anno il tetto sarà di 60mila persone, poi 90mila e infine 120mila. Il tutto ripartito tra i 27 sulla base di Pil e popolazione. Sarà poi la Commissione a stabilire se un Paese ha bisogno della solidarietà in caso di crisi (boom di arrivi) come sempre più spesso accade in Italia. In quel caso sarà esentato dalla procedura di frontiera Ue e potrà accedere al bacino di 30mila ricollocamenti, da ottenere in forma pratica oppure con un finanziamento da 20mila euro per ogni migrante non trasferito.

L'AMMR contiene invece anche misure volte a prevenire gli abusi da parte del richiedente asilo e a evitare i movimenti secondari (quando un migrante si sposta dal Paese in cui è arrivato per cercare protezione o reinsediamento permanente altrove). Il regolamento stabilisce, ad esempio, l'obbligo per i richiedenti asilo di presentare domanda negli Stati membri di primo ingresso o di soggiorno legale. Il regolamento scoraggia i movimenti secondari limitando le possibilità di cessazione o trasferimento della responsabilità tra gli Stati membri, riducendo così le possibilità per il richiedente di scegliere lo Stato membro in cui presentare la domanda.La novità sta nel fatto che l'Italia ha ottenuto che questi denari confluiscano in un fondo gestito da Bruxelles per "attuare progetti concreti per la cosiddetta dimensione esterna".

Una riforma che risponde alla richiesta dell’Italia sempre più in affanno e che non voleva far divenire i Paesi del sud il "centro di raccolta degli immigrati per conto dell'Europa" ha detto il Ministro dell'Interno, Piantedosi.

Ma la solidarietà si trova anche in altri passaggi. Come la responsabilità ridotta a 12 mesi invece di 24, per le persone salvate in mare con operazioni SAR che poi presentano e ottengono la protezione internazionale. Poi c'è un'intesa sulle misure di sostegno finanziario per la realizzazione operativa, che comprende anche le infrastrutture delle procedure di frontiera. Il passaggio più controverso però, che ha rischiato di far saltare tutto, è stata la possibilità di stilare accordi con Paesi terzi, diversi da quelli di origine, dove inviare i migranti una volta negata la protezione. Alcuni Stati membri, come la Germania, volevano un'interpretazione molto stretta. Un particolare non da poco perché permetterebbe di liberare molto più velocemente gli hot-spot e dunque snellire il sistema.

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Linda Di Benedetto