Corea del Sud, la fabbrica delle cantanti pop
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Corea del Sud, la fabbrica delle cantanti pop

Dieci anni scanditi da scanditi da iniezioni di botox, diete, allenamenti, e corsi di recitazione

Le chiamano le "officine del successo", ma in realtà non sono altro che terribili catene di montaggio gestite da imprenditori senza scrupoli che sfruttano i sogni delle bambine (e la cupidigia dei loro genitori) per arricchirsi.

Vi siete mai chiesti come nasce una pop star coreana? Probabilmente no, perché se lo aveste fatto, forse, avreste smesso di ascoltare la loro musica, per quanto simpatica e orecchiabile possa essere, pur rimanendo incomprensibile. Per protesta, nei confronti di manager e genitori a cui non interessa nulla delle loro figlie, se non il potenziale di successo (e di equivalente ricchezza) che possono far entrare in casa.

Ebbene, tradizione vuole che le star della musica pop coreana ottengano il massimo della notorietà tra i 20 e i 25 anni, poi, improvvisamente, escono di scena. Una coincidenza? No, è il frutto di un sistema finalizzato a creare talenti in maniera industriale. Che funziona più o meno così: le aspiranti pop star tendono a presentarsi ai primi provini subito dopo aver compiuto dieci anni. Questo perché, nel caso in cui fossero selezionate per il "grande lancio", programmato per dieci anni dopo (!!!), manager e produttori avranno bisogno di molto tempo per lavorare sulla loro voce, per insegnare loro le coreografie e l'abc dell'intrattenimento sul palco. E, soprattutto, per "cambiare" i loro lineamenti.

Probabilmente non ci avrete mai fatto caso, ma le donne dello spettacolo coreane sono quasi sempre tutte uguali. E questo non perché i tratti somatici orientali che le contraddistinguono siano per noi difficili da riconoscere, quanto perché è diventata ormai un'abitudine quello di sottoporsi a interventi chirurgici per fare in modo che il volto contenga quei "lineamenti occidentali" che tanto piacciono agli asiatici. Per differenziarsi, meglio usare vestiti eccentrici e parrucche. Ma i volti no, se non ricordano, anche solo vagamente, la fisionomia di quelli americani ed europei vanno "modificati" a colpi di bisturi.

Nelle officine del successo, quindi, centinaia di giovanissime coreane trascorrono una decina d'anni scanditi da iniezioni di botox, diete, allenamenti, e corsi di recitazione. Senza che nessuno si preoccupi di fornire loro nozioni di altro tipo. Arrivate ai 20, però, non tutte riescono a sfondare. Ma il problema è che anche le ragazze che hanno successo, dopo cinque anni, vengono costrette a ritirarsi perché diventate ormai "troppo vecchie". Quindi se chi non raggiunge la notorietà si trova tagliato fuori da qualsiasi altro tipo di attività (se non i lavori domestici a domicilio), perché completamente privo di istruzione, le più fortunate non fanno altro che ritardare questo momento di cinque anni. Chi crede che possano sopravvivere con i guadagni accantonati si sbaglia, perché spesso sono i genitori-manager a spenderli in maniera sconsiderata. Del resto, quale papà e quale mamma imporrebbe alla propria figlia dieci anni di chirurgia plastica e sfruttamento nel nome della notorietà?

A peggiorare un quadro già abbastanza triste si aggiunge la moda più recente di iscrivere a queste "officine del successo" anche bambine cinesi e giapponesi. Che sono diverse dalle coreane, ma che con qualche intervento in più possono diventare come loro.

 

   

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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