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ANSA/ANGELO CARCONI
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Tesseramento Pd: il "boom" non c'è, la compravendita sì

Ecco perché lo scandalo non è nella quantità ma nella qualità dei nuovi iscritti

Almeno un terzo dei nuovi iscritti al Pd sono stati comprati”. A denunciarlo sono gli stessi parlamentari democratici che, dietro richiesta di anonimato, non possono che confermare quanto militanti, vecchi iscritti, dirigenti locali di tutta Italia rivelano ogni giorno sulle loro pagine fb o attraverso comunicati stampa.

Irregolarità di ogni tipo che, mentre sono ancora in corso i congressi locali per la scelta dei segretari di circolo e provinciali, gettano un'ombra pesantissima su un partito che ha fatto della questione etica in politica la sua bandiera.

E' infatti nella qualità, più che nella quantità dei nuovi tesserati, che si annida il vero scandalo di cui parlano i giornali. I titoloni sul cosiddetto “boom di iscritti” è piuttosto fuorviante. Basta infatti confrontare i dati delle precedenti campagne per il tesseramento, per rendersi conto del fatto che, almeno sul piano numerico, non esiste alcuna anomalia.

Ecco perché.

Nel 2007, all'atto della fondazione, gli iscritti al Pd risultavano 990.000 di cui 590mila portati in dote dagli ex Ds e 400mila dagli ex della Margherita.

Nel 2008 non fu svolta alcuna campagna per il tesseramento.

A luglio del 2009 avevano rinnovato la tessera in 505.000.

Tre mesi dopo, all'epoca delle primarie tra Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino per la segreteria nazionale, gli iscritti erano balzati a 820.607.

Alla fine del 2010 erano già scesi a 620.000.

Dopo un anno, nel 2011, erano 607.897.

L'anno scorso, all'epoca delle primarie per la leadership del centrosinistra vinte da Bersani, i tesserati risultavano 505.163.

Nel luglio scorso avevano rinnovato la tessera in 250mila, circa la metà degli iscritti al 2012.

Alla fine di quest'anno, almeno secondo il capo dell'organizzazione del Pd, Davide Zoggia, supereranno i 500mila, secondo altri potrebbero arrivare addirittura a 800mila.

E' evidente che se si confronta questa cifra con i 250mila di luglio, o con il mezzo milione dello scorso anno, viene facile parlare di “boom”. Ma è giusto prendere in considerazione questi come termini di paragone?

Non del tutto. E per diversi motivi.

Intanto perché è fisiologico che il numero di iscritti aumenti in coincidenza con un appuntamento elettorale, che si tratti di elezioni politiche, amministrative e a maggior ragione di congressi di partito o primarie per la scelta del segretario nazionale o del candidato premier.

Si deve poi considerare che quest'anno, oltre a quello nazionale (per cui potranno esprimere la propria preferenza anche i semplici elettori non tesserati), gli iscritti al Pd (e solo loro) votano anche per i segretari di circolo e per quelli provinciali.

Non a caso nel 2012 non fu registrato un aumento rispetto all'anno precedente, anzi si passò dalle 607.897 tessere del 2011 (quando infatti si elessero i segretari provinciali) a 505.163.

Come dato di paragone sarebbe più appropriato prendere, infatti, quello relativo agli iscritti al 31 dicembre del 2009. Quell'anno a luglio i tesserati erano 500mila – praticamente la metà degli iscritti del 2007 – qualche mese dopo, quando a fine ottobre si votò per scegliere il segretario nazionale e quelli locali – erano diventati 820.697, circa 300mila in più.

Ma non è tutto. Mentre negli anni precedenti la platea degli aventi diritto al voto era stabilita prima dell'inizio del congresso, nel senso che risultavano ammessi gli iscritti a una determinata data, quest'anno il regolamento è cambiato.

Per soddisfare la richiesta di Matteo Renzi, il tesseramento resterà aperto fino all'ultimo giorno utile agli iscritti per votare il segretario nazionale, ossia il 17 novembre. Tra il 7 e il 17 novembre, infatti, tutti gli iscritti ai circoli, dopo aver già votato per il proprio segretario di circolo e per quello provinciale, voteranno per quello nazionale.

E anche se qualcuno non si è iscritto fino al 7 novembre, e quindi non ha votato il segretario di circolo e provinciale, iscrivendosi tra il 7 e il 17, potrà votare per quello nazionale.

Ecco perché per parlare di “esplosione di tessere” da una parte non ci sono le condizioni se guardiamo agli anni passati e facciamo il confronto in particolare con il 2009, dall'altra è forse ancora troppo presto. Mentre non è né fuori luogo, né tantomeno prematura dire, come denunciano in questi giorni militanti, dirigenti locali e parlamentari democratici che “ad almeno un terzo dei nuovi iscritti, del Pd non interessa nulla e la tessera non se la sono certo comprata loro”.

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Claudia Daconto