Siria, il punto della situazione sulla guerra
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Siria, il punto della situazione sulla guerra

Lo stallo dei colloqui che avrebbero dovuto portare a una tregua ha convinto Damasco a intensificare l’offensiva militare. A rilento, invece, l’evacuazione di armi chimiche e persone

per LookOut News

Colloqui di pace di Ginevra

La tela tessuta in Svizzera dal mediatore internazionale delle Nazioni Unite per la Siria, Lakhdar Brahimi, si è aggrovigliata. Il tentativo di rilanciare i negoziati fra regime e opposizione, infatti, è entrato in fase di stallo, per non dire che si è arenato. Le speranze nutrite all’indomani dello smaltimento delle armi chimiche fuori dalla Siria e dell’evacuazione di Homs, sono già svanite.

Dopo le ultime sessioni di discussione, infatti, il 15 febbraio Brahimi si è presentato in conferenza stampa con queste parole: “Chiedo scusa ai siriani. In questi due round non li abbiamo aiutati molto”. Il fatto che l’agenda preveda comunque altri incontri per un faccia a faccia tra le parti in conflitto non è affatto garanzia di una reale prosecuzione delle trattative, che per l’opposizione siriana - tanto per dire - non possono prescindere da un regime change.

 Il 12 febbraio, quest’ultima aveva presentato un testo, poi rifiutato da Damasco, che precisava termini e modalità per una transizione politica. Mentre la Russia aveva elaborato una sua bozza di risoluzione sulla Siria, dopo aver respinto quella presentata nel Consiglio di Sicurezza per l’invio di aiuti umanitari, che era stata giudicata “inammissibile e unilaterale”. Così, a parlare in Siria sono di nuovo le armi.

Il fronte di guerra

Il 13 febbraio il portavoce del Free Syrian Army (FSA, le milizie di opposizione laica) ha confermato che ISIS (o ISIL, i combattenti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) ha perso terreno da quando i ribelli hanno quasi bloccato i canali d’approvvigionamento dall’Iraq ed espulso l’organizzazione jihadista da Deir el-Zor, verso l’est del Paese. Il fronte jihadista-qaedistacede posizioni anche altrove: le milizie di Al-Nusra si sono infatti ritirate dal campo profughi palestinese di Yarmouk (a sud della Capitale), dopo due mesi di trattative fra le autorità e il regime siriano.

Intanto, proseguono i bombardamenti nel Rif di Damasco: l’offensiva del regime siriano e di Hezbollah si va concentrando particolarmente su Yabrud, città considerata strategica che si trova lungo il confine con il Libano. Fonti specialistiche ritengono che tali attacchi siano l’inizio di una più vasta offensiva militare per prendere il controllo dell’intera area montuosa di Al-Qalamoun.

Scontri a sfondo religioso, invece, hanno causato quasi cento vittime in diverse località nel governatorato di Hama (Siria centrale): in particolare a Maan, villaggio a maggioranza alawita, attaccato il 9 febbraio da ribelli jihadisti, e nei villaggi a maggioranza sunnita di Sawra e Jamala, attaccati dalle forze del regime.

Armi chimiche

La Siria ha consegnato il terzo carico di agenti tossici destinato a salpare da Latakia per poi essere disattivato in alto mare. Ma, poiché le operazioni proseguono lentamente, secondo l’agenzia Reuters, la Russia e la NATO stanno progettando in queste ore un’operazione navale congiunta nel Mediterraneo, per sveltire le operazioni di distruzione delle armi chimiche siriane.

Secondo le fonti della Reuters, il piano prevedrebbe che navi da guerra NATO e russe proteggano congiuntamente la Cape Ray, la nave cargo USA incaricata di distruggere in mare circa 500 tonnellate di agenti chimici. Si dovrebbe arrivare alla messa a punto del piano entro la prossima settimana.

Contemporaneamente, la nave danese che trasporta gli agenti chimici destinati alla Cape Ray per la distruzione, farà effettivamente scalo nel porto italiano di Gioia Tauro, senza però che il materiale sia mai scaricato a terra.

Evacuazione dei civili da Homs

Il 9 febbraio, numerosi civili, inclusi donne e bambini, sono stati evacuati dalle aree assediate nella provincia centrale di Homs. Le squadre dell’ONU e della Mezzaluna Rossa hanno distribuito aiuti umanitari, nonostante le sparatorie e i bombardamenti in corso. L’11 febbraio l’evacuazione è stata sospesa per due giorni a causa di problemi “tecnici e logistici”, secondo quanto riferito dal governatore della città. In ogni caso, il cordone funzionerebbe e gli sfollati che sono riusciti a uscire dall’assedio, stremati dall’isolamento e dalla fame, hanno riferito di aver mangiato per giorni soltanto erba e gatti.

In un video apparso su Al Jazeera, inoltre, le suore rapite lo scorso dicembre a Maaloula (villaggio di lingua aramaica a forte presenza cristiana) hanno implorato il rilascio di tutte le donne detenute nelle carceri del regime, in cambio della loro liberazione.

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Luciano Tirinnanzi