Commissioni senato: i 3 vicepresidenti verdiniani e il mal di pancia nel Pd
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Commissioni senato: i 3 vicepresidenti verdiniani e il mal di pancia nel Pd

Prima l'appoggio di Al per il voto sulle riforme costituzionali, poi la nomina dei suoi esponenti: una "combinazione" che indispone Dem e opposizione

A scatenare una nuova "querelle" politica nel Pd è questa volta l'elezione di tre senatori di Ala, il gruppo di Denis Verdini, a vicepresidenti di commissione del Senato in quota "maggioranza". La nomina di Eva Longo alla Finanze, Pietro Langella al Bilancio e Giuseppe Compagnone alla Difesa, resa possibile dal gruppo del Pd di palazzo Madama che ha ceduto tre posti che gli spettavano, ha infatti prima fatto scattare la reazione di Fi e poi quella della minoranza Dem, che teme uno spostamento al centro dell'asse politico del governo, specie in vista dei prossimi provvedimenti dell'esecutivo.

Quel voto "sospetto"
Ad accrescere le polemiche sull'elezione, nonché le preoccupazioni della minoranza del Pd, c'è poi il fatto che essa sia avvenuta proprio all'indomani del voto in Senato per approvare le riforme costituzionali, in cui l'indispensabile maggioranza assoluta di 161 voti è stata raggiunta grazie ai voti dei 17 senatori di Al, oltre alle tre senatrici di Fare! (il movimento di Flavio Tosi) e a due di Fi. Circostanza che aveva già fatto lanciare un grido di allarme al bersaniano Miguel Gotor ("si apre la strada ad una stagione di trasformismo"), con secca replica finale del premier Renzi nella serata di giovedì dal salotto di Porta a Porta: "Non c'è nessuna presidenza di commissione di Verdini. Ce n'è una di Forza Italia. Ma è un dibattito che non mi appassiona". Mentre appassiona di certo l'ala Dem del suo partito al pari dell'opposizione...

Il malumore dei Dem
L'attacco internoal Pd è arrivato con Roberto Speranza proprio alla vigilia della Direzione del partito: "Forse è il caso che Renzi ci dica se esiste una nuova maggioranza politica che sostiene il governo e che comprende anche Verdini", ha dichiarato l'esponente della minoranza Dem. "Se è così, si deve aprire un dibattito pubblico e in Parlamento". I malumori nel Pd sono poi stati accresciuti, anche se per ragioni diverse, dall'elezione del presidente della Commissione Trasporti del Senato: il candidato della maggioranza era Vittorio Fravezzi, del gruppo delle Autonomie, che dopo aver sfilato il posto a diversi aspiranti Dem nel segreto dell'urna ha però ottenuto solo 9 voti contro i 12 di Altero Matteoli (Fi), confermato inaspettatamente a capo della Commissione grazie a un inedito asse Fi-M5s-Sel combinato proprio con i "maldipancisti" del Pd.

L'attacco di Fi  
"Oggi (giovedì, ndr) c'è stata una ratifica formale dell'ingresso di Ala in maggioranza", ha affermato in merito all'elezione dei tre verdiniani il capogruppo di Fi Paolo Romani. Mentre Renato Brunetta, in un'intervista a TgCom24, ha dichiarato: "Il voto della maggioranza si era fermato a quota 158 e i 17 verdiniani sono stati dunque determinanti... Renzi ha fatto passare la riforma costituzionale grazie a Verdini, che è entrato di fatto in maggioranza... Renzi dice che non è così? Come sempre mente sapendo di mentire. Per una semplice ragione: i tre posti dati ai verdiniani sono tre posti in quota maggioranza, quindi i verdiniani sono entrati in maggioranza".

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