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Come funziona il business dei malati uccisi

Ammazzavano i pazienti per rivendere i corpi alle pompe funebri. Dall'ultimo caso avvenuto in provincia di Catania, fino a Milano passando per Roma

I malati diventano corpi. Anzi, oggetti che hanno un prezzo e su cui ci si può guadagnare. Deve averlo pensato l’uomo di 42 anni, il barelliere Davide Garofalo arrestato il 21 dicembre 2017, che agli anziani terminali iniettava l'aria in vena per vendere, a poche centinaia di euro, poi il cadavere alle pompe funebri. Il tutto avveniva in un'ambulanza adibita al trasporto dei malati dall’ospedale di Biancavilla in provincia di Catania. E, meno di recente, devono averlo pensato anche quegli infermieri di Milano e Roma che per meno soldi toglievano la vita ai pazienti direttamente in ospedale o in clinica sempre per rivendere i corpi alle imprese funebri locali.

Questi casi portano alla luce il funzionamento del business dei malati uccisi da chi si dovrebbe invece prendere cura di loro. I pazienti terminali, venduti a pompe funebri disoneste, diventano in questo modo una fonte di guadagno a doppio senso: per colui che fa il lavoro sporco e provoca loro la morte per un tornaconto personale e per le pompe funebri che hanno la certezza dell’incasso a breve termine da parte della famiglia dell’ucciso. Questa, infatti, già pochi minuti dopo il decesso del congiunto, si ritrova catapultata in una vera e propria giungla in cui gli operatori mortuari sono squali senza scrupoli e rovinano la reputazione di chi invece lavora seriamente e coscienziosamente. E a volte, dietro a queste imprese si nasconde addirittura la mafia.

Il caso di Biancavilla

L'ipotesi, che ha dato il nome all'operazione in corso dei carabinieri, l'Ambulanza della morte', sulla quale ha lavorato da mesi la Procura di Catania, ha sconvolto per le rivelazioni che un collaboratore di giustizia ha fatto. E dimostra proprio questo.

Secondo il pentito dietro a tutta la vicenda ci sarebbe la mafia locale che avrebbe avuto un ruolo nell’istigazione agli omicidi. Il decesso di almeno 3 pazienti (ma già si parla di altre 50 vittime) avveniva durante il trasporto dall'ospedale di Biancavilla a casa dei parenti dei dimessi in fin di vita. I casi sarebbero iniziati nel 2012 e proseguiti fino al 2016. Questo secondo quel collaboratore che, dopo un'intervista rilasciata al programma 'Le Iene', si era recato in Procura per riferire dei fatti a sua conoscenza. I Carabinieri della compagnia di Paternò, su delega dei magistrati della Dda etnea, hanno così acquisito cartelle cliniche nell'ospedale arrivando alla tragica scoperta.

Approfittando del momento di grande dolore, alla famiglia veniva proposto l'intervento di un'agenzia di onoranze funebri che, sottolinea il testimone, "poi gli facevano un regalino", 300 euro a cadavere. Il pentito sostiene anche che "erano i boss delle cosche mafiose di zona (Mazzaglia-Toscano-Tomasello) a mettere gli uomini sull'ambulanza" e che i "soldi andavano all'organizzazione".

Il killer di Sant'Angelo Romano

Angelo Stazzi, è un altro omicida seriale a fini di guadagno. Fino al 2011 lavorava part-time nella casa di cura "Villa Alex" di Sant'Angelo Romano, a pochi chilometri dalla capitale, quando è stato accusato di aver ucciso 7 malati, tra il dicembre 2008 e il settembre del 2009. La sua dinamica era quella di somministrare un cocktail di psicofarmaci e insulina. Condannato all'ergastolo è stato accusato di aver aver guadagnato dai contatti avuti con un’impresa funebre locale che lavorava con la clinica.

L’omicida di Milano

Per poter guadagnare soldi extra Antonio Busnelli, infermiere del reparto di rianimazione dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano, negli anni ‘90 fu accusato di omicidio di diversi suoi pazienti. Arrestato il primo dicembre del 1992 è stato condannato a 16 anni e 8 mesi per aver ucciso 2 malati al fine di segnalare i decessi a un'impresa di pompe funebri, per ricevere poi in cambio una mancia. Proprio lui che, con quell'impresa di onoranze funebri, collaborava alla preparazione delle salme per i funerali.

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Chiara Degl'Innocenti