Cina: il Presidente designato è scomparso. Incidente o attentato?
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Cina: il Presidente designato è scomparso. Incidente o attentato?

Dopo mal di schiena, raffreddori "stagionali" e incidenti misteriosi, si afferma la tesi del complotto

Dove è finito Xi Jinping? Tutto il mondo sta cercando di rispondere a questa domanda, tranne il Partito comunista cinese. Che, nonostante il futuro Presidente (salvo colpi di scena) sia letteralmente scomparso nel nulla da undici giorni, continua a ripetere che "non si hanno notizie rilevanti sullo stato di salute del vicepresidente". E a liquidare i più insistenti con un perentorio "abbiamo già detto tutto a tutti".

Come sempre capita in Cina, le notizie più strane vengono seguite con entusiasmo dalla comunità della rete. Che dopo aver attribuito al vicepresidente mal di schiena e raffreddori ha deciso di allinearsi alla tesi del complotto. In base alla quale martedì 4 settembre l'automobile di Xi Jinping sarebbe stata coinvolta in un misterioso incidente stradale, ovvero in un attentato orchestrato da alcuni settori dell'esercito.

Per quanto la scomparsa di Xi Jinping non possa non essere legata alla difficoltà che sta attraversando la Cina oggi, va ricordato che "attentati" e "scomparse improvvise" non sono una novità per il regime di Pechino. Lo stesso Lin Biao, braccio destro di Mao Zedong negli anni difficilissimi della Rivoluzione culturale, morì nel 1971 in un misterioso incidente aereo. La mente dell'apertura in senso riformista di fine anni '70, Zhao Ziyang, fu messa da parte quando anche la dirigenza "illuminata" di Deng Xiaoping iniziò a temerne gli eccessivi slanci in senso liberale. In tempi più recenti, ai cinesi è stato impedito di sapere se l'assenza di Jiang Zemin dalle celebrazioni per il novantesimo anniversario della fondazione del Partito (luglio 2011) fosse dovuta a "gravi" problemi di salute .

L'ipotesi dell'attentato è poco attendibile: i mandanti sarebbero certamente identificati e il partito perderebbe ulteriormente credibilità. L'incidente "casuale" è possibile proprio in virtù della sua accidentalità. Che lascerebbe in mano ai sopravvissuti una transizione ancora più difficile da gestire. Tuttavia, è più realistico immaginare che, con il Congresso ormai alle porte, Xi Jinping si sia "temporaneamente ritirato" per decidere come chiudere in maniera definitiva la vicenda di Bo Xilai e che strategia sposare per guidare la Cina fuori da una crisi economica le cui conseguenze sociali sono già diventate ingestibili. E non è un caso che appena due giorni fa un informatore anonimo abbia rilasciato a Reuters una dichiarazione del vicepresidente. Che avrebbe finalmente riconosciuto la necessità di "abbracciare le riforme economiche e sociali con vigore per uscire dall'impasse". Parole che difficilmente fino a pochi giorni fa avremmo attribuito a un ultraconservatore come lui.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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