Chi è Hamon, il candidato socialista all'Eliseo
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Chi è Hamon, il candidato socialista all'Eliseo

La vittoria a sorpresa dello sfidante dell'ex premier Valls: reddito universale e il sogno di unificare le sinistre europee, da Martin Schulz a Podemos

L'outsider, sul quale fino a qualche settimana fa nessuno avrebbe scommsso un cent, è un socialista bretone di 49 anni, già ministro ministro dell'Istruzione sotto il governo Ayrauld, nonché esponente dell'ala sinistra del PSF e avversario interno della coppia Valls-Hollande.

Vincitore con il 58% dei voti nella sfida delle primarie contro l'ex premier centrista Manuel Valls, Benoît Hamonè stato subito definito dalla stampa transalpina come il Bernie Sanders francese, l'uomo al quale si è rivolta la base giovanile della moribonda sinistra del PSF per provare a ritornare in gioco nella sfida presidenziale del 23 aprile 2017, ridando un'anima a una sinistra ridotta ormai ai minimi termini, e schiacciata su posizioni vissute dal larga parte dell'elettorato progressista come pro-establishment e pro-austerity.

Il suo è un programma radicale, antico e quasi utopico, lontano anni luce da quello moderato della coppia Valls-Hollande, ai quali in questi anni ha sempre fatto la fronda: orario di lavoro a 32 ore settimanali, reddito universale per tutti i cittadini pagato dallo Stato, nuova tassa sulla robotizzazione delle imprese, riduzione della quota del nucleare nella produzione di elettricità, leggi a tutela dei consumatori (un settore nel quale si è formato ai primordi della sua carriera politica), infine una nuova legislazione contro lo spreco alimentare, i pesticidi, il proibizionismo sulla cannabis.

Sbaglierebbe però chi pensasse che Hamon sia solo il tipico mattacchione della sinistra radicale. Hamon è un ex ministro, ha le stimmate dell'ex ministro, in grisaglia, molto serioso e politicamente preparato, abile davanti alle telecamere. Culturalmente, inoltre, è meno prevedibile e legato alle tematiche operaiste della sinistra classica, quella sinistra che  alle primarie ha interpretato Arnaud Montebourg, fautore di un antistorico «patriottismo economico» a difesa della industria tradizionale.

Apparentemente la gara per Hamon è segnata, ma non è detta l'ultima parola.

I sondaggi di Kantar Sofres-One Point per Le Figaro, Rtl e Lci, lo segnalano infatti al quarto posto, anche se in crescita, con il 15% delle preferenze,  dietro Marine Le Pen (con il 25%), il candidato del centrodestra François Fillon (22%) e l'indipendente di sinistra moderata Emmanuel Macron (21%), entrambi ritenuti vincitori al ballottaggio con la candidata del Front National. Ma è anche vero che, anche alle primarie socialiste, nessuno avrebbe scommesso su di lui. 

Arrivare al secondo turno sarà un problema, anche per la forte concorrenza a sinistra, con Jean-Luc Mélenchon (il candidato tradizionale della gauche) che viene dato al 10% dei voti. Dalla sua però ha l'entusiasmo di molti giovani della sinistra francese, esattamente come era capitato a Corbyn, Tsipras, Sanders, tutti esponenti di quella nuova sinistra planetaria a cui guarda. Nell'intervista odierna al CorriereHamon ha ribadito il suo obiettivo: «I partiti socialdemocratici conoscono sconfitte ovunque. Questo non vuol dire che la socialdemocrazia sia morta, ma la sua missione storica — offrire progresso sociale e conquiste democratiche — non è più percorribile se non coinvolge anche il resto della sinistra. Sui problemi ecologici e sociali va ricostruita un’alleanza da Varoufakis in Grecia a Pablo Iglesias in Spagna a dirigenti della socialdemocrazia classica come Martin Schulz in Germania».

Hamon - che è stato europarlamentare - è europeista, ma fortemente contrario a un'Europa fondata sulla dittatura del bilancio: «Bisogna finirla con l’applicazione cieca del 3% e del rigore budgetario, e pensare semmai alla messa in comune del debito» ha detto.

Quanto al reddito universale di 600 euro a tutti gli aventi diritto, che è il fiore all'occhiello della sua campagna elettorale, Hamon ha dichiarato dopo la vittoria: «I reddito universale permetterà di scegliere il lavoro invece di subirlo». L'affluenza alle primarie è stata nettamente superiore a quella del primo turno, con un 22,8% in più di votanti, ovvero 1,3 milioni, un incremento dell'affluenza che, secondo la squadra di Hamon, è stato resa possibile dall'entusiasmo giovanile per la sua candidatura.



 

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