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PUNIT PARANJPE/AFP/Getty Images
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Chi è il guru indiano condannato per stupro

Gurmeet Ram Rahim Singh è una "divinità" che protegge i poveri, una rockstar venerata da 60 milioni di fan che per lui si battono contro la polizia

Più importanti dei politici, degli uomini d'affari e dell'élite ancora legata al mondo dei Maharaja, i guru hanno sempre avuto una posizione privilegiata in India. Ne sa qualcosa Gurmeet Ram Rahim Singh, il santone leader della setta Dera Sacha Sauda, la cui condanna per stupro ha lasciato i suoi seguaci talmente sotto shock da decidere di "intervenire in sua difesa" assalendo la polizia in nel corso di proteste in cui più di 30 persone hanno perso la vita.

Basta guardarlo in faccia per capire che Ram Rahim, così lo chiamano i suoi seguaci, di spirituale ha ben poco. 50 anni, barba lunga e nera, lunghe catene al collo, occhiali da sole con lenti colorati, abbigliamento eccentrico, atteggiamento spaccone e esibizionista: è questo il ritratto dell'uomo che, con Dera Sacha Sauda, è riuscito a conquistarsi la simpatia e il sostegno niente meno che di 60 milioni di fedeli in tutto il mondo.

Chi è Ram Rahim

Ram Rahim è nato in Rajasthan da una famiglia Sikh. Nel 1990, quando aveva appena 23 anni, venne scelto come nuova guida di Dera, un piccolo movimento nato nello stato dell'Haryana, in una cittadina a circa 250 chilometri dalla capitale New Delhi. Numeri alla mano, è stato grazie alla leadership del santone rockstar che questa formazione religiosa ha iniziato a crescere e ad espandersi prima nel resto della nazione e poi all'estero.

Dera Sacha Sauda

Dera si autodefinisce "un'organizzazione spirituale senza scopi di lucro finalizzata alla promozione del benessere sociale", e in effetti si batte per la diffusione del vegetarianismo e per una società libera da droghe e alcolici, di cui, purtroppo, in Haryana si è abusato al punto da creare enormi problemi sociali. Un fine nobile, verrebbe da dire, che tuttavia Ram Rahim sembra aver perseguito essenzialmente per trasformare se stesso in una vera e propria divinità.

Ram Rahim all'opera

Sul suo profilo Facebook si definisce Saint Dr. MSG, un santo con dottorato di ricerca, mentre su Twitter è un santone, un filantropo, un cantante, un attore, uno sportivo, uno scrittore e chi più ne ha più ne metta. Insomma, un uomo che ha tutte e carte in regola per autoproclamarsi "Messaggero di Dio", come annunciato dalla pellicola autoprodotta nel 2015 in cui Ram Rahim combatte gli extraterrestri e soccorre i suoi fedeli compiendo diversi miracoli. Una performance di grande successo che ha segnato per il guru onnipotente l'inizio di una strabiliante carriera nel campo del proselitismo rock.

Le accuse di stupro

Ram Rahim è poi anche a favore della castrazione, che a suo avviso permetterebbe di avvicinarsi ancora di più alla divinità (nel 2015 è stato accusato di aver influenzato 400 discepoli in questo senso), e lo stesso vale per i single. Del resto, Ram Rahim si dichiara single e illibato, per quanto abbia tre figli. Ma forse è meglio non investigare su come e quando siano venuti alla luce...

Nel 2002 uno dei suoi seguaci donna scrisse una lettera all'allora primo ministro indiano Atal Bihari Vajpayee sostenendo di essere stata violentata dal santone e che diverse altre donne a lui molto devote sarebbero state sfruttate sessualmente. Un'accusa che Ram Rahim ha subito negato, ma su cui è stata aperta l'inchiesta che ha portato, pochi giorni fa, all'annuncio di una condanna a 20 anni di reclusione.

Le reazione dei fedeli

Per i seguaci del movimento la condanna è stata uno shock. Per loro è inaccettabile che una persona che da anni si batte per aiutare le classi meno privilegiate dell'India possa finire in prigione per stupro. Tant'è che sono scesi in piazza per sostenere il loro "maestro" sfidando apertamente la polizia. Negli scontri sono morte più di 30 persone, e per evitare che ci siano nuove vittime la prigione in cui è stato rinchiuso il guru è sorvegliata a vista da centinaia di poliziotti, cui è stato dato l'ordine di sparare in caso di nuovi disordini.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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