Che noia questi intellettuali di sinistra
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Che noia questi intellettuali di sinistra

La sinistra chiama, l'intellighenzia (si fa per dire) risponde. Con un appello a Beppe Grillo perché faccia nascere il governo Bersani

Che stupidi questi intellettuali. Pretendono di spiegare a Grillo che cosa vogliono da lui i suoi elettori, invece di spiegarlo a Bersani che le elezioni le ha perse. I primi sei che hanno firmato un appello (gli intellettuali, non gli elettori) per convincere Beppe a dare la fiducia a Pier Luigi son partiti col piede sbagliato: un fervorino sulla necessità di non perdere l’occasione (che il Pd ha perso affossando Renzi alle primarie) di fare un governo di sinistra. Poi l’augurio che nessun partito raggiunga il 100% di voti indicato da Grillo come traguardo. Come se davvero Grillo lo ritenesse possibile.

È tipica dei nostri “intellettuali” la pedanteria con la quale prendono alla lettera le provocazioni intellettuali, la clamorosa mancanza di ironia che non permette loro di comprendere la figura dell’iperbole neppure facendo i disegnini. Il secondo appello è seguito a ruota, impiega meno parole per dire la stessa cosa: ti prego, Beppe, vota la fiducia al governo Bersani. Ha più firme di intellettuali (se qualcuno mi spiega dove si prende la patente di intellettuale evito di andarci: sono tra quelli che quando sentono parlare di cultura mettono mano alla pistola). Ci sarà pure qualcuno che avrà una mailing list dell’intellighenzia italiana: da Michele Serra che sull’amaca si è appisolato da anni a Oscar Farinetti campione di fornelli e tortelli, dal grillo parlante primatista d’incassi Roberto Saviano alla stinta autrice di fondi moralisti Barbara Spinelli. Dai cantanti ai manager e ai conduttori tv. Tutti rigorosamente di sinistra, perché l’intellettuale o è di sinistra o non è. E, naturalmente, antifascista.
Il primo appello s’intitolava: “Se non ora, quando?”.

Il secondo tradiva un grammo d’impazienza in più, visto il fallimento del primo: “Facciamolo!”. Facciamo il governo con il Pd. Grillo ha risposto con un tweet. “Quando il pdmenoelle chiama, l’intellettuale risponde. Sempre! In fila per sei con il resto di due”. Ben serviti i primi in 98 battute. In 117, il colpo di grazia anche agli altri che verranno: “La funzione principale degli intellettuali è quella di lanciare appelli. Appello e intellettuale sono imprescindibili”. Diceva Leo Longanesi, un non-intellettuale: “L’intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non legge” (66 battute). Ai suoi tempi non c’era Internet, ma è un tweet.

Finora, di norma, gli intellettuali hanno firmato appelli per la liberazione di terroristi. In mancanza di un lavoro vero, era questa la loro occupazione e preoccupazione principale. Un sempreverde. O sempre rosso. Adesso, si sbracciano sui giornali in appoggio a Bersani, e se Grillo li liquida con uno sberleffo se la prendono a male. Paolo Virzì, regista: “Chi ha disprezzato gli intellettuali in maniera esplicita è stato Goebbels, voglio sperare che Grillo non se ne sia nemmeno accorto”. Però. Suscettibili ‘sti intellettuali! Domanda: perché gli intellettuali da noi sposano sempre la causa sbagliata, hanno la stilografica nel taschino intinta nell’inchiostro dei salotti e son così lesti a mettere l’autografo là dove l’apparato indica? Eredi e favoriti di conventicole letterarie, circoli di partito e cenacoli familiari-universitari...  

L’intellettuale, quello vero, deve sorprendere. Come Fernando Savater, filosofo definito su Wikipedia “uno dei più noti intellettuali spagnoli”, che nel “Dizionario filosofico” alla voce “Intellettuale” rimanda a “Stupidità”. E qui spiega: “Se la stupidità è un male in tutte le categorie umane, fra gli intellettuali è particolarmente grave. Supporre che tutti ‘gli intellettuali’ siano fondamentalmente ‘intelligenti’ è un errore assai generoso, fondato forse sull’omofonia dei due termini. Al contrario, il terreno del dibattito intellettuale esercita sullo stupido un’attrazione particolarmente magnetica, lo stimola fino alla frenesia, gli offre opportunità particolarmente brillanti di essere strepitosamente dannoso… Nessuno è escluso dalla stupidità: noi intellettuali ce l’abbiamo dentro come una malattia professionale, è per noi come la silicosi per i minatori”.

Come riconoscere questa malattia? “Ecco i sintomi più frequenti: seriosità, presunta vocazione a una missione elevata, paura degli altri accompagnata dall’assurda preoccupazione di piacere a tutti, impazienza rispetto alla realtà”. Gli ingredienti dell’appello. Manca la pretesa marxista di essere un’avanguardia che interpreta la direzione della Storia. In compenso, nell’appello numero 2 noti intellettuali come Fabio Fazio, Oscar Farinetti e Lorenzo Jovanotti si rivolgono “in nome della volontà popolare” a un uomo che da zero ha conquistato il voto di un italiano su quattro, diventando il primo partito.

Che gusto veder liquidata con un tweet ‘sta prosopopea da salotto del Chianti o da ombrellone dell’Ultima Spiaggia. L’ultima spiaggia di Bersani.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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