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Charlie Hebdo nella bufera per alcune vignette sul piccolo Aylan

Lanciato l'hashtag #JeNeSuisPasCharlie dopo la pubblicazione di una serie di caricature sulla morte del piccolo migrante turco

Da #JeSuiCharlie a #JeNeSuisPasCharlie. Ovvero, da martire della libertà d'informazione a oggetto di dure critiche da parte dell'opinione pubblica: questa la parabola di Charlie Hebdo, il settimanale francese teatro di un attacco jihadista lo scorso gennaio che fece strage nella sua redazione, per il numero dedicato questa settimana alla risposta europea alla crisi dei migranti.

A suscitare lo sdegno prontamente amplificatosi via Web alcune vignette sulla morte del piccoloAylan Kurdi. A partire da quella presente nelle pagine interne, con la disascalia "La prova che l'Europa è cristiana", raffigurante una figura somigliante al Cristo che cammina sulle acque e una silhouette più piccola, in pantaloncini corti e a faccia in giù nell'acqua, con un'altra didascalia "I cristiani camminano sulle acque, i bambini musulmani affogano". La vignetta è firmata da Riss, l'attuale responsabile della testata dopo la morte lo scorso gennaio del direttore Charb e di vari vignettisti, tra i quali Cabu.

Un'altra immagine duramente criticata, soprattutto via social, è poi quella in cui si vede il piccolo Aylan riverso sull'arena della spiaggia con un titolo ad annunciare che il piccolo è morto "proprio vicino al traguardo", mentre sullo sfondo si vede la pubblicità della catena fast-food McDonald's che offre "due menù per bambino al prezzo di uno".

Insieme con lo sdegno di tanti per le vignette considerate di cattivo gusto, è anche arrivato l'annuncio della Society of Black Lawyers di voler portare le caricature dinanzi al Tribunale Penale Internazionale per istigazione al "reato di odio".

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