The Kennedy
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Chappaquiddick, il giorno maledetto di Ted Kennedy

Un film ricostruisce lo scandalo che macchiò il senatore: l'incidente, l'auto in acqua, la morte di Mary Jo Kopechne, la tardiva denuncia

Era la notte del 18 luglio 1969 quando l'isoletta di Chappaquiddick, nel Massachusetts, divenne tristemente nota a livello internazionale e Ted Kennedy si macchiò dello scandalo che interruppe le sue aspirazioni presidenziali. Una notte di festa, belle ragazze e morte.

Kennedy ebbe un incidente d'auto in cui perse la vita la ventottenne Mary Jo Kopechne. Mentre attraversava un ponticiattolo di legno privo di guardrail, la sua Oldsmobile Delmont 88 cadde in uno stagno, il Poucha Pond. Lui riuscì a uscire dalla vettura e a mettersi in salvo, la giovane no. Kennedy avvertì le autorità solo 10 ore dopo il fattaccio. La maledizione sulla famiglia Kennedy colpì ancora (JFK era stato ucciso quasi sei anni prima). 

In occasione dell'uscita nei cinema statunitensi del film Chappaquiddick di John Curran, già regista di Tracks - Attraverso il deserto, con Ted Kennedy interpretato da Jason Clarke, ripercorriamo quel tragico incidente di 49 anni fa.

La serata brava e la tardiva denuncia

Ted Kennedy all'epoca aveva 37 anni ed era senatore in Massachusetts, carica che rinnovò a lungo

La sera del 18 luglio 1969 ospitò una festa al Lawrence Cottage nell'isola di Chappaquiddick, raggiungibile in un traghetto dalla città di Edgartown: erano presenti sei ragazze che avevano lavorato alla campagna elettorale del fratello Robert F. Kennedy, tra cui Mary Jo Kopechne, e cinque amici e conoscenti di Kennedy. Lui era sposato con Joan, tra l'altro allora incinta (poi abortì e diede la colpa allo scandalo); erano sposati anche gli altri cinque uomini. Le sei ragazze erano single. 

A un certo punto della serata Ted, verso le 23.15, si allontanò dalla festa in auto con Mary Jo Kopechne. Imboccò la Dike Road, strada sterrata che portava al Dike Bridge. La vettura, che andava a 30 km orari, andò fuori strada piombando in acqua. Ted riuscì a scappare dell'auto che affondava, la ragazza no. Si allontanò dalla scena dell'incidente e denunciò l'episodio alle autorità solo 10 ore dopo, quando due pescatori avevano già avvistato l'automobile sott'acqua e la polizia aveva già recuperato il corpo della ragazza e diffuso la notizia.

Queste le dinamiche certe. Poi le altre, sono appese alle dichiarazioni di Kennedy.

Come si giustificò Ted Kennedy

Kennedy disse che inizialmente si stava allontanando dalla festa da solo, e che Mary Jo Kopechne gli chiese un passaggio per l'hotel (borsa e chiavi d'hotel di lei furono però rinvenuti sul luogo della festa). Disse anche che sbagliò strada, quando entrò nella Dike Road. 

Nella testimonianza affermò di aver provato più volte a nuotare verso il luogo dell'affondamento per cercare di salvare Kopechne e di averla chiamata più volte della riva. Dopo essersi riposato sulla riva per circa un quarto d'ora, sarebbe tornato sul luogo della festa per chiamare in soccorso due dei partecipanti, Joseph Gargan e Paul F. Markham (sulla strada, però, cosa che Kennedy non disse, c'erano altre case abitate più vicine a cui avrebbe potuto chiedere aiuto). Anche con loro avrebbero provato a soccorrere Kopechne. I due amici avrebbero spronato Kennedy a denunciare l'episodio, cosa che ancora non fece.

Sarebbe quindi tornato alla sua stanza d'albergo a Edgartown e, toltosi i vestiti bagnati, si sarebbe addormentato di colpo sul letto. Al telefono diversi amici gli consigliarono di denunciare il fatto. Le fece solo la mattina dopo: alle 10 entrò nella stazione di polizia di Edgartown. 

La sentenza e la dichiarazione in tv

Al processo Kennedy si dichiarò colpevole dell'accusa di aver abbandonato la scena dell'incidente. Il giudice James Boyle lo condannò per omissione di soccorso a due mesi di reclusione, la pena minore per quel tipo di reato, che fu sospesa.

Kennedy fece un lungo discorso in tv, rivolto agli elettori del Massachusetts, spiegando la dinamica dell'incidente, il forte shock subìto, e chiedendo se dovesse dimettersi. 

Ecco il suo discorso:

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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