Centrodestra, non sei a «Prandelli», alzati e cammina
Dalla presentazione del libro dell'azzurro Capezzone, con Fitto (FI), Meloni (Fdi), Giorgetti (Lega) prove tecniche per l'alternativa. Fitto: «Opposizione-guida»
Un «Centro 2.0» potrebbe essere la prima officina di prove tecniche per rimettere insieme il centrodestra. Non l’ennesima Fondazione, tantomeno fronda dentro FI, ma tentativo concreto, al quale altri potrebbero seguire, di rimettere insieme anime e cuore (FI) di quella che sarà l’alternativa al governo Renzi. Questo il primo sbocco concreto del dibattito attorno al libro di Daniele Capezzone (FI, presidente commissione Finanze della Camera) dall’eloquente titolo: «Per la rivincita – software liberale per tornare in partita», edito dal gruppo Datamedia.
Proprio il giorno dopo la disastrosa partita della Nazionale di calcio, Capezzone, che è anche arguto blogger (strepitosi i suoi tweet dopo la sconfitta shock: “Da Palazzo Chigi: Prandelli non ha mai fatto parte del Pd; attenzione: l’uomo accanto a Prandelli non è Renzi, ma Bersani o forse Mineo”) ha avuto il coraggio di cercare di rimettere almeno per un pomeriggio l’uno accanto all’altro gli azzurri politici con Raffaele Fitto, mister preferenze alle europee, secondo solo alla renziana Simona Bonafè, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e il capogruppo leghista a Montecitorio, Giancarlo Giorgetti, il professorino bocconiano di Cazzago Brabbia, di solito restio a interviste, convegni e a qualsiasi genere di dichiarazione alla stampa.
Il senso politito dell’operazione lo ha dato Fitto con uno slogan-ossimoro: «Dobbiamo rimettere in piedi un’opposizione che funzioni da guida, un po’ come ha fatto Capezzone che da presidente della commissione Finanze di Montecitorio ha dato un contributo decisivo per la riforma di Equitalia». Giorgetti, accolto con la sua Lega come «il vincitore morale delle elezioni europee», con pragmatismo padano ha apprezzato Capezzone per la brevità del suo «libretto», dal quale partire per rimettere in campo «un’idea di centrodestra». Naturalmente unito.
Certo Giorgetti ha fatto valere il fatto che mentre la Lega «solitaria» votava contro il fiscal compact, gli altri lo approvavano. Ma «con altri 5 o 6 libretti» dice che il centrodestra e l’idea liberale. perché la «la Lega è per il merito», può incominciare a riorganizzarsi. Il punto centrale però, sottolinea Fitto, è che non ci può essere futuro «se non capiamo perché 6 milioni di elettori non sono andati a votare. Il centrodestra ed i vari partiti di coalizione possono essere credibili mettendo in campo proposte omogenee per ripartire, un criterio di selezione della classe dirigente per dare ai nostri elettori la possibilità di esprimere la loro opinione su chi deve redigere i programmi». Obiettivo: «Far guardare al futuro», ripartendo «dai territori».
Giorgia Meloni rivendica la posizione più antieuropeista di FdI e il fatto che la sua formazione è stata la prima a chiedere le primarie. C’è ancora molto da discutere e soprattutto da fare. Ma non si può che iniziare dalla chiarezza sul «Che fare». Da Lenin agli azzurri che con un centrodestra unito vogliono tornare a vincere. In politica. Prandelli, l’unico Ct azzurro che ha dichiarato di fare il tifo per una squadra politica (gli italiani non hanno mai saputo per chi votassero gli altri da Valcareggi a Bearzot a Lippi) è da dimenticare, sepolto anche dalla sana risata che provocano i tweet di Capezzone.