Chi è il cantante egiziano più odiato dall'Isis
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Chi è il cantante egiziano più odiato dall'Isis

Ironico, molto religioso e soprattutto ultrapopolare: ecco perché gli islamisti vogliono sgozzare la popstar Shaaban Abdel Rehim

Shaaban Abdel Rehim, la popostar egiziana finita nel mirino dell'Isis per avere definito in una sua canzone Abu Bakr al Baghdadi come «l'emiro dei criminali» e i suoi seguaci come «una banda di pazzi» che non conoscono l'Islam, è un cantante impegnato e politicamente scorretto. Ma non è per questo che i miliziani lo vogliono sgozzare. Il motivo delle minacce di morte che gli stanno piovendo addosso in queste ore è che al Cairo, su qualsiasi taxi, qualsiasi minibus, qualsiasi bar tu possa entrare, sentirai le canzoni di Shaaban Abdel Rehim, e non i sermoni di al Baghdadi.

Insomma: è una delle pop-star più amate e popolari del Paese. Ed è oltrettutto, indiscutibilmente, un musulmano osservante che ha dedicato alcune delle sue più celebri hit a tematiche care ai suoi conterranei e ai fedeli: il no alla guerra in Iraq, all'«occupazione israeliana», alle «ignominose» vignette contro Maometto. Il tutto condito con venature ironiche, di cui a fare le spese è stato persino Barack Obama, al quale nel 2008 dedicò anche una canzone: «Non dobbiamo lasciarci andare al sogno, perchè il sogno può diventare un incubo. Che potrà fare Obama contro le catastrofi fatte da Bush e da suo padre?».  

Ironico, di umili origini, sanguigno, Rehim ha scritto canzoni come «Non bombardate l'Iraq» (che nel 2003 arrivò in testa alla hit parade araba), «Abbiamo tutti perso la pazienza» dedicato nel 2006 alle vignette sul profeta, «Attaccare il profeta è una mancanza di rispetto» contro un film giudicato offensivo nei confronti dell'Islam. Un'altra volta, agli esordi della sua esplosione come popstar, scrisse un brano dal titolo «Odio Israele... ma amo Amr Mussa», allora segretario generale della Lega araba, che gli costò persino la revoca di un contratto come testimonial per McDonalds.

Non è, esattemente, il profilo del musulmano laico e liberale che gli islamisti possono spacciare come una spia della Cia o del Mossad. Lo vogliono morto per questo. Lui, per ora, fa spallucce: «Temo solo Dio, non le minacce dell'Isis. Io ho fatto ciò che la mia coscienza e il mio patriottismo mi suggeriscono - ha replicato - Quello che fanno loro è contro l'Islam e danneggia l'immagine dei musulmani. Io li affronto con la canzone popolare, mentre loro ai nemici tagliano la testa».

La canzone contro Al-Baghdadi (con sottotitoli)

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Paolo Papi