La Campania, lo scoop e la verità sul pomodoro
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La Campania, lo scoop e la verità sul pomodoro

All'inizio fu il pomodoro della discordia, oggi anche l'acqua. Ma la Campania è più sicura di quanto si creda

Gli allarmisti non hanno dubbi. Anche l'Italia avrebbe la sua Fukushima: la Campania, terra contaminata da rifiuti velenosi che la camorra ha sotterrato "consapevolmente" al punto che come affermato dall'ex boss dei Casalesi Carmine Schiavone in quelle aree "tra 20 anni saranno tutti morti di cancro...".

Tanto è bastato per far scattare l'allarme e far partire la corsa di aziende ed agenzie pubblicitarie contro il pomodoro campano. Ma come stanno davvero le cose?

Panorama, nel numero in edicola questa settimana ha dedicato proprio a questo tema la sua storia di copertina. Con una serie di domande precise destinate a dare risposte esaustive ai dubbi di una madre, a cominciare da un interrogativo semplice: c'è da fidarsi di quella verdura? La produzione agricola della Campania è sicura? Chi effettua i controlli in Italia? C'è da fidarsi di questi controlli?

Domande a cui hanno dato risposte scienziati, medici ed enti internazionali (ad esempio l'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare) e sono state risposte rassicuranti: l'Italia è un paese sicuro, i prodotti controllati, esistono siti contaminati in Campania ma sono monitorati dal Ministero. 

L'Espresso  oggi torna sul tema, o meglio, a Napoli e dintorni, mostrando "una ricerca choc dei militari Usa sui rischi legati ai rifiuti tossici in Campania". Si parla di acqua avvelenata ("Bevi Napoli e poi muori" recita la copertina) con tracce di uranio.

La ricerca però non sarebbe una novità. E' quanto affermano i responsabili de "Il foglietto della ricerca"  con il seguente comunicato:

Bevi Napoli e poi muori. L’Espresso fa lo scoop ma non si accorge che, non solo Il Foglietto della Ricerca scrisse del dossier Usa 29 mesi fa, ma che ora esiste in Campania la mozzarella di bufala sicura

L’Espresso dopo 2 anni e 5 mesi dalla pubblicazione sul Il Foglietto della Ricerca  (settimanale on line gratuito e senza pubblicità) dei risultati sull’inquinamento ambientale in Campania, realizzato dall’esercito Usa, dedica la copertina al medesimo argomento definendolo “Rapporto inedito”.

Ma il ritardo di 29 mesi nella lettura del documento e della conseguente divulgazione all’opinione pubblica non è l’unica lacuna del settimanale del gruppo che fa riferimento a Carlo De Benedetti.

L’articolo non fa menzione, infatti, della severissima critica mossa dagli americani alle modalità seguite nel nostro paese per il monitoraggio degli inquinanti, visto che il documento (come spiegato dal Foglietto del 21 giugno 2011 ) evidenziava come in Italia gli studi “considerano la salute umana ma sono adattati alle circostanze economiche, tecnologiche e politiche” mentre negli Stati Uniti  “sono basati completamente sulla protezione della vita umana”.

L’Espresso dimentica anche di citare come gli americani nel loro studio evidenzino che in Italia le sostanze pericolose monitorate sono 90 mentre quelle prese in considerazione dagli Usa sono circa 400.

Ma oltre alle dimenticanze il  settimanale (cartaceo, a pagamento e con pubblicità) di via Cristoforo Colombo commette anche un errore, dicendo che l’esercito Usa “in Campania non compra né carne, né latte, né formaggi”. Quest’ultima affermazione era vera 29 mesi fa, quando Il Foglietto si occupò della questione (il 28 giugno 2011 ) ma attualmente il servizio veterinario militare americano ha trovato un fornitore di mozzarella di bufala campana, in provincia di Caserta, a Capua e per la precisione in via Santa Maria Capua Vetere.

Verrebbe da dire, passi che si accorgano di un documento pubblicato quasi due anni e mezzo fa; passi pure che lo definiscano inedito, benché Il Foglietto se ne fosse occupato subito dopo la sua pubblicazione, ma almeno ben dovevano controllare se – medio tempore – fossero intervenute novità di sorta, come è stato con l’identificazione da parte statunitense di un produttore di mozzarella di bufala sicura in Campania. 
  Per completezza, Il Foglietto sulla vicenda ospitò anche un editoriale  di Adriana Spera.

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