Calcioscommesse: chi è Pietro Iannazzo, il boss che aveva rapporti con i presidenti
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Calcioscommesse: chi è Pietro Iannazzo, il boss che aveva rapporti con i presidenti

Intratteneva relazioni con i numeri uno delle società di calcio ma non esitava a commissionare esecuzioni e ad accaparrarsi appalti

E’ l’"elite della mafia imprenditrice". La ‘ndrina Iannazzo è una delle più potenti e sanguinarie cosche calabresi, capace di scatenare una guerra con altre consorterie per mantenere il proprio predominio sul territorio, ma soprattutto è la cosca calabrese più "abile" negli affari. E tra questi anche quelli legati al calcioscommesse.

E' stato proprio intercettando alcune conversazioni di Pietro Iannazzo, uno dei boss dell’omonima cosca che terrorizza l’entroterra di Lamezia Terme - durante le indagini dell’operazione Andromeda che la scorsa settimana ha portato all’arresto di 44 persone - che gli investigatori hanno saputo delle combine su varie partite dei campionati di Lega Pro finalizzate ad alterare i risultati per ottenere vincite cospicue con le scommesse.

Pietro Iannazzo, infatti, mentre ordinava esecuzioni di boss rivali e raid punitivi, intratteneva rapporti con presidenti di società di calcio e giocatori, per "capitalizzare" anche con i risultati delle partite.

Ma come nasce il potere della cosca Iannazzo? E soprattutto come riesce a detenere il dominio assoluto su un intero territorio, quello dell’entroterra lamentino?

Estorsioni, omicidi e soprattutto un’alleanza forte con un'altra cosca: quella di Cannizzaro-Da Ponte. E’ con il loro "supporto" che la ‘ndrina Iannazzo per oltre 10 anni ha detenuto il potere in una vasta parte della Calabria "guerreggiando", a colpi di omicidi, con la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri.

Proprio i delitti avevano l'obiettivo di mantenere da parte delle cosche Iannazzo-Cannizzaro-Da Ponte, il controllo esclusivo del territorio. Le indagini che hanno portato anche alla scoperta del nuovo business degli Iannazzo sul calcioscommesse con la Lega Pro si sono concentrate sugli omicidi di Antonio Torcasio e Vincenzo Torcasio, quest'ultimo boss reggente del clan, avvenuti entrambi nel 2003, ricostruendo perfettamente il modus operandi dei mandanti.

L’operazione Andromeda dello Sco della Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Direzione investigativa antimafia, infatti, ha ricostruito perfettamente l’organigramma, le modalità e le alleanze con le quali la cosca Iannazzo aveva "sottratto" allo Stato una parte della Calabria.

Il blitz della scorsa settimana, non solo ha cristallizzato l’alleanza con la cosca Cannizzaro-Da Ponte ma ha fatto emergere anche le nuove "amicizie" degli Iannazzo con altre ‘ndrine calabresi, amicizie che si suddividevano in base ai settori economici.

Ad esempio, un "formalizzato accordo" era stato raggiunto con gli esponenti di vertice della cosca Giampà per la gestione delle attività estorsive. E’ con questa ‘ndrina che gli Iannazzo si spartivano i proventi.

Poi c’erano gli appalti. Pietro Iannazzo, 35 anni, che aveva "puntato" anche sul calcio scommesse, è stato considerato dagli inquirenti il regista di una serie di operazioni per l'accaparramento di appalti. Lui, figlio del boss Ciccio ucciso nel quartiere di Sambiase 18 anni fa, attraverso tre imprese e una vera e propria squadra di prestanome, gestiva tutti gli appalti pubblici di Lamezia e dell'hinterland.

Infine c’erano gli accordi per il materiale da utilizzare per intimidire o avvertire gli avversari o coloro che dovevano sottostare al pagamento del pizzo. Il clan Iannazzo infatti aveva anche una stretta "intesa" con altri clan per l’esclusiva fornitura di armi ed esplosivi. Per l'esecuzione di numerosi reati, le armi sarebbero state fornite da elementi di spicco della cosca Prostamo-Pititto, molto forte nella provincia di Vibo Valentia e "vicina" a un’altra potentissima e sanguinaria ‘ndrina, quella dei Mancuso di Limbadi.

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Nadia Francalacci