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Ansa
Calcio

Sos infortuni: la Serie A ha bruciato 634 partite (solo con i top club)

Una stagione condizionata dal Covid e da calendari senza respiro. Ecco, squadra per squadra, chi ha pagato il conto più salato alla cattiva sorte

Sono spariti quasi due campionati. Seicentotrantaquattro (634) partite perse a causa di Covid e infortuni solo guardando alle rose delle sette sorelle in corsa per scudetto, Champions ed Europa League. E solo limitandosi ad analizzare l'impatto sulla Serie A, senza contare quanto accaduto negli impegni internazionali, altrimenti il conto sarebbe stato ancora più alto. A due terzi della stagione più condizionata di sempre da infortuni e questioni di salute, con gare ogni tre giorni pressoché senza interruzione, ferie ridotte al lumicino e la prospettiva a giugno dell'Europeo da onorare per poi ricominciare poco dopo la metà di agosto.

Non si tratta di concedere alibi a nessuno, ma la lettura statistica di quanto accaduto a Inter, Milan, Juventus, Roma, Atalanta, Napoli e Lazio - in rigoroso ordine di classifica dopo la 26° giornata - fa impressione. E disegna con precisione quanto il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha detto all'assemblea generale dell'ECA (l'associazione dei club europei): "I giocatori sono al limite fisico". Anche oltre, ormai, guardando i numeri.

Le rose allungate non bastano per nascondere il problema. Si gioca tanto, troppo, e anche chi ha panchine ricchissime può rischiare di trovarsi a doverle infarcire di giovanotti di belle speranze e pochissime presenze; è accaduto alla Juventus a Verona, oppure più volte al Milan che Pioli sta guidando con maestria nell'apprendimento dell'arte della resilienza. Il problema riguarda trasversalmente un po' tutti, anche se c'è chi è stato meno toccato, ma non per questo l'influenza sul rendimento e sui risultati di campo è meno evidente.

Restano alle Big Six della Serie A, il primato della sfortuna va alla Roma di Fonseca che fin qui ha dovuto rinunciare a 133 partite di calciatori della sua rosa. Pesano il crac al ginocchio di Zaniolo (26 giornate out and counting...) e le lungodegenze di Pastore (19) e Calafiori (14), ma nel conto vanno anche i periodi fuori di Smalling (11) e Dzeko (6). Segue il già citato Milan che, nel rapporto qualità degli infortunati sul valore della rosa è certamente quello che paga il dazio maggiore: 102 partite. Bennacer (15), Ibrahimovic (12), Rebic (9), Kajer (7) e Calhanoglu (5) sono gli esempi di maggior effetto. Non gli unici.

Sul podio della... sfiga anche la Lazio: 97 gare out. I colpi più duri quelli di Lulic (17), Luiz Felipe (13) e ora anche Radu (4 e chissà quando potrà tornare). In pratica la difesa più che dimezzata. Poi c'è la Juventus di Pirlo a quota 82. Con un'avvertenza: il gruppo bianconero è certamente il più profondo e qualitativo del campionato, ma dover rinunciare così a lungo a calciatori come Dybala (11, per ora), Chiellini (12), De Ligt e Alex Sandro (9), Demiral e Cuadrado (6) oppure Arthur (5) non è una passeggiata per nessuno e rende complicato trovare quella continuità di rendimento e risultati su cui si fondano le stagioni vincenti.

Non è stata fortunata nemmeno l'Atalanta di Gasperini che ha dovuto rinunciare a 79 partite dei suoi giocatori: Pasalic e Caldara con 11 i casi più eclatanti. Il Napoli (71 gare saltate)ha avuto la iella di veder cadere uno dopo l'altro, ma con una certa contemporaneità, pezzi importanti del suo reparto offensivo: Osimhen (13 tra spalla e Covid), Mertens (9) e Lozano (4). Chiude l'Inter capolista: 70 partite in meno. Conte ha dovuto fin qui gestire una sola, vera, grande emergenza a metà ottobre in concomitanza del derby d'andata perso contro il Milan e giocato con tanti assenti causa Covid. Poi ha potuto lavorare più tranquillamente. Sul totale delle giornate pesano soprattutto gli infortuni lunghissimi di Vecino, mai rientrato, e quelli di Pinamonti (10), Nainggolan (6) e Sanchez (5); ma i titolarissimi sono stati risparmiati.

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Giovanni Capuano