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Ansa
Calcio

La Seria A sta fallendo (non solo per colpa del Covid)

Passivi record dal 2020 a oggi: bruciati quasi 2 miliardi di euro solo dalle big di un campionato che è ormai lontano dai competitor europei - PERCHE' E' GIUSTO CHE SPORT E CALCIO SPALMINO I PROPRI DEBITI FISCALI

Il rosso da record con cui la Roma dei Friedkin ha chiuso l'ultima stagione (-219 milioni di euro) consente di fare i conti in tasca al calcio italiano. Numeri amari, da situazione prefallimentare, causati dal Covid ma non solo visto che gli squilibri gestionali e i ritardi nello sviluppo delle infrastrutture sono ormai cronici e non facilmente risolvibili nel medio periodo come la surreale vicenda del nuovo San Siro dimostra a chi non volesse vedere la realtà.

Quale azienda potrebbe andare avanti presentando un passivo di 665 milioni di euro in un anno? Nessuna. La Serie A lo fa anche se a firmare la cifra in negativo sono state nel 2021/2022 appena concluso le quattro società più grandi per dimensioni e storia: Juventus (-239,3), Roma (-219,3), Inter (-140,1) e Milan (-66,5). I rossoneri in realtà sono gli unici avviati sulla strada della virtuosità, reduci da tre anni di gestione Elliott che ha razionalizzato i costi in attesa da qui in poi di lavorare in maniera profonda anche sui ricavi che non possono essere solo legati al campo e alla partecipazione alla Champions League, ma devono diversificarsi. Altrove accade da anni, noi siamo in ritardo e i risultati si vedono.

Il Covid c'entra, ovviamente, anche se non può essere l'unica spiegazione. Ma per chiarire cosa abbia significato il passaggio dello tsunami della pandemia sui conti del calcio basta allargare la visuale agli ultimi tre anni. Il passivo delle quattro regine del nostro campionato si impenna fino alla mostruosa cifra di 1,993 miliardi di euro: significa che Juventus, Roma, Inter e Milan insieme hanno bruciato circa 2 milioni di euro al giorno dal luglio 2019 a oggi. E non hanno finito di farlo.

Non bisogna sorprendersi dell'onda lunga della crisi pandemica in un settore che ha dovuto rinunciare per un anno e mezzo alla maggior parte degli incassi senza poter toccare la struttura dei costi: nessuno ha rinunciato a niente di quanto dovuto, se non per cifre simboliche, e i padroni del vapore sono stati costretti a mettere mano al portafoglio per evitare di portare i libri in tribunale. La famiglia Friedkin è arrivata a quota 500 milioni di euro immessi nella Roma da agosto 2020, Exor ha finanziato un aumento di capitale da 400 prima che la bufera giudiziaria travolgesse la Juventus e la famiglia Zhang sta dando fondo al prestito ottenuto da Oaktree per cercare di prolungare la propria permanenza alla guida dell'Inter.

Avvertenza: in linea di massima gli effetti del Covid si faranno sentire anche nei prossimi mesi. Eppure molte squadre sono corse ai ripari tagliando dove possibile sul mercato e nel monte stipendi, accettando la logica delle cessioni dolorose e dell'acquisto dei rinforzi accedendo alla lista dei parametri zero o delle seconde e terze scelte mentre altrove non si bada a spese: il Chelsea ha appena preso il gioiello argentino del Benfica Enzo Fernandez spendendo 127 milioni di euro sull'unghia. Senza discutere.

In questo quadro, la manovra spalmadebiti del Governo ha consentito al calcio e allo sport in generale di non andare incontro a una crisi di liquidità immediata spostando avanti il problema. Non è stato l'unico intervento a sostegno, anche se è quello che si è preso il centro della polemica politica dimenticando mesi di sostegni a fondo perduto che hanno ignorato le esigenze dello sport. Per uscire dalla situazione prefallimentare, però, la Serie A necessita di altro, cioè di essere dotato degli strumenti per competere con gli altri. Non sta accadendo e non c'è traccia che possa avvenire nei prossimi mesi, quelli in cui le prime pagine dei giornali torneranno ad essere occupate da scandali e processi sportivi. Che riguardano la Juventus ma più in generale mettono sotto i riflettori tutto il sistema.

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Giovanni Capuano