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Calcio

Il Psg e l'ossessione della Champions League

Parigini ancora fuori agli ottavi di finale come accade con regolarità da quasi un decennio. Eppure il Qatar ha investito miliardi per vincere la coppa, attirandosi anche l'odio (sportivo) di mezza Europa

Tifosi parigini a parte, non si ha notizia di particolari dispiaceri in giro per l'Europa per l'ennesima cacciata del Paris Saint German dall'olimpo della Champions League all'altezza degli ottavi di finale. Copione già scritto e letto ben 5 volte dal 2016 a oggi, con l'unica eccezione della finale persa contro il Bayern Monaco nella stagione stravolta dal Covid, dopo aver salvato l'osso del collo contro l'Atalanta nei quarti, e della semifinale strapersa con il Manchester City in quella successiva. Prima e dopo solo un lungo elenco di fallimenti, a volte fragorosi.

Con anche una componente di sfortuna, perché solo negli ultimi due tentativi la squadra di Messi ha pescato prima il Real Madrid e poi il Bayern Monaco nel confronto di apertura della fase ad eliminazione diretta e, insomma, poteva anche andare meglio. Ma a colpire è la pervicacia con cui, quando il gioco si fa duro, il Psg si toglie dalla lotta. Ripetendo sempre gli stessi schemi e gli stessi errori, non cancellati nemmeno dalle continue rivoluzione tecniche e societarie. Questa, ad esempio, è stata l'annata dell'arrivo di Campos a dirigere l'area sportiva al posto dello spendaccione Leonardo: acquisti più mirati, ma alla fine lo stesso prodotto. Anche Christophe Galtier, tecnico in panchina all'Allianz Arena, è un allenatore con la data di scadenza scritta in fronte e farà la fine di quelli prima di lui: Blanc, Emery, Tuchel e Pochettino solo per restare al periodo dal 2016. Auguri al prossimo...

Lo striscione contro il Qatar con cui i tifosi del Bayern Monaco hanno accolto il PsgEpa

Non si ha notizia di nessuno in giro per l'Europa disposto a dispiacersi per il ko del Psg anche e soprattutto per l'antipatia sportiva che il progetto della Qatar Sport Investment ha sparso a piene mani da quando si è avviato nel 2011 sotto la guida di Al Khelaifi. Uomo forte del calcio europeo, presidente dell'ECA, alleato del numero uno Uefa Aleksandr Ceferin nel fermare la Superlega ma pure enormemente discusso in Francia, dove su di lui è aperta un'inchiesta col sospetto di aver ordinato il sequestro di una persona a conoscenza di segreti inconfessabili sull'assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar.

Dal 2011 a oggi i vertici emiratini hanno riversato oltre 1,5 miliardi di euro sul mercato per prendere tutto quello che ritenevano utile per rendere il Psg prima glamour e poi vincente. Hanno fatto incetta di trofei e titoli nazionali (il conto aggiornato è 29), ma non sono mai stati ammessi al piano superiore, quello della Champions League dove, oltre ai soldi servono anche tradizione e cuore. Quello che a Parigi non riescono a iniettare dentro uno spogliatoio in cui le super stelle si accatastano una sopra l'altra senza, però, riprodurre le stesse sensazioni vissute laddove sono partiti. Non ci è riuscito nemmeno Messi nella stagione della consacrazione mondiale, Mbappé viene descritto da lunghi mesi come separato in casa e Neymar per la milionesima volta è finito fuori per problemi fisici nel momento della verità.

L'ultima stima, non ufficiale, descrive il bilancio del Psg al 30 giugno 2022 come una sorta di buco senza fondo: -370 milioni di euro. Colpa del Covid in parte, ma anche prodotto della decisione di scaricare in una sola annualità tutti i costi legati al rinnovo a tempo della stella Mbappé, fermato sull'uscio un minuto prima di sposare la causa del Real Madrid da dove è arrivato il messaggio più sarcastico dopo l'eliminazione: "Se vuoi vincere la Champions, già lo sai..." (prima pagina di Marca). Tecnicamente esisterebbe un settlement con la Uefa che prevede il pagamento di una multa da 10 milioni più altri 55 congelati per verificare il rispetto dei paletti imposti per far rientrare i conti. Nel medio periodo Al Khelaifi dovrebbe portare al 70% il rapporto tra fatturato e stipendi, commissioni, ammortamenti. A oggi è abbondantemente lontano dal traguardo e non sono molti ad aspettarsi rigidi controlli da parte di Nyon. Visto quanto accaduto nell'ultimo decennio non c'è da sorprendersi.

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Giovanni Capuano