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Ansa
Calcio

L'esempio della Juventus: accordo per tagliare gli stipendi

I giocatori e Agnelli riducono i compensi: 90 milioni di risparmio a bilancio. Ecco la strada che ora l'Assocalciatori non potrà non seguire

Che la Juventus e i suoi calciatori stessero lavorando a un accordo per superare l'emergenza Coronavirus era noto. L'annuncio dell'intesa con la prevista riduzione delle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020 con un risparmio di 90 milioni di euro sul bilancio di questa stagione, in forte fibrillazione a causa dello stop delle attività per la pandemia, rappresenta però uno choc salutare per i bianconeri e per il mondo del calcio.

La parola chiave è "in buona fede". E' l'accordo per cui, se si dovesse ricominciare a giocare a calcio, i giocatori e la società hanno deciso di rinegoziare l'intesa per rimodulare eventualmente i compensi. Buona fede significa piena condivisione del momento e degli obiettivi, un'unità di intenti che è merce rara in un mondo abituato ad affogare nei milioni come quello del calcio di primo livello.

La Juventus aveva bisogno di quel taglio per mettersi al riparo. Non era scontato che lo spogliatoio e il tecnico, Maurizio Sarri, offrissero la sponda in tempi così rapidi soprattutto perché a livello globale la battaglia del grano è solo all'inizio. In Spagna ci sono grandi club che vanno in tribunale (Barcellona e Atletico Madrid), altrove la strada scelta è quella della cassa integrazione. Da noi il massimo ottenuto dall'Assocalciatori nella prima fase è stata una generica disponibilità a parlarne, seppure con mille distinguo su formula e portata.

Tutto spazzato via dalla firma della Continassa. Se il calcio sarà costretto a fermarsi i giocatori, ovviamente quelli con stipendi da Serie A, non dovranno essere pagati. L'asticella posta dagli juventini e dalla Juventus è altissima, una sfida per tutti gli altri ma anche la via maestra per tornare a essere capofila come prima il giorno che il pallone tornerà a rotolare.

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Giovanni Capuano