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Ansa
Calcio

Juventus, l'anno horror degli ex invincibili

Bianconeri umiliati dal Milan e fuori dalla zona Champions League. La galleria degli errori, tra scelte sbagliate e una rosa da rifondare

Lo sguardo di John Elkann in tribuna negli ultimi minuti della disfatta della Juventus. E gli occhi persi nel vuoto del cugino Andrea Agnelli per il quale il 2021 diventerà l'anno horribilis da cancellare dal calendario. Il cigno nero che si è abbattuto su una squadra e una società modello per un decennio, liquefatta in una stagione che rischia di concludersi senza nemmeno la qualificazione all'essenziale Champions League e prima ancora che a provare a tenere fuori i bianconeri dall'Europa che conta sia la Uefa. Pirlo e i suoi giocatori stanno facendo tutto da soli, gettando al vento con pervicacia il credito accumulato da un gruppo che ha scritto la storia recente del calcio italiano ma che ha scelto il precipizio al posto di un dignitoso viale del tramonto.



Non c'è nulla da salvare nel disastro di un campionato in cui le figuracce si sono moltiplicate. Hanno sbagliato tutti. Chi ha scelto un tecnico che allenatore non era, debuttante nel vero senso della parola, e chi gli ha costruito una rosa con evidenti limiti anche se nessun errore o forzatura di mercato può giustificare la mancata qualificazione alla Champions e il rischio di finire alle spalle di squadre con budget nemmeno paragonabili. Ha sbagliato Pirlo nelle sue scelte. Ha sbagliato chi lo ha acriticamente lodato prima e affossato poi.

Hanno sbagliato i calciatori, con la spina staccata dal giorno dell'eliminazione dalla Champions League e incapaci di rendersi conto di quanto fosse alta la posta in palio. Ha sbagliato Ronaldo, controfigura di se stesso malgrado i numeri non lo boccino. Non è mai stato leader in campo e spesso, soprattutto negli ultimi mesi, ha lasciato l'impressione di giocare per sé; lui da una parte, il resto della squadra dall'altra.

Un tracollo che ha molti padri, alcuni ben facilmente identificabili. Certo, c'è anche qualche alibi da spendere perché la sorte non è stata benigna soprattutto negli infortuni e nell'incidenza del Covid. E nemmeno l'assenza di tempo per lavorare dopo l'addio di Sarri ha aiutato. Però le possibili spiegazioni finiscono qui. Perché tutto era ampiamente prevedibile e la Juventus si è consegnata al suo declino senza fare nulla per rimettere in equilibrio un piano sempre più inclinato verso il basso. La parola giusta è fallimento. Sportivo e gestionale.

Non si possono dimenticare i numeri che accompagnano l'anno orribile degli ex invincibili. Quelli di bilancio (113 milioni di euro di passivo nella semestrale e al 30 giugno si vedrà) e quelli di campo: -11 rispetto a un anno fa, addirittura -20 rispetto all'ultima Juventus di Allegri mandato via per spinta di Nedved e Paratici, altre due figure che meritano di salire sul banco degli imputati. Come si possa trasformare una squadra imbattibile in un'armata travolta dagli avversari, incostante dentro le stesse partite, incapace di dare continuità ai pochi momenti di luce e in balia di se stessa e della propria volubilità è un mistero. E una colpa grande.

Può anche capitare che gli ultimi 270 minuti del campionato scrivano un finale differente. E' difficile, visto il piano inclinato su cui è la Juventus dall'inizio del 2021 ma il calcio è imprevedibile per definizione. In ogni caso, qualunque sia il finale di questo calvario, il ciclo è finito e le riflessioni si impongono a tutti i livelli. Non significa necessariamente immaginare l'addio di Andrea Agnelli, ma nemmeno ipotizzare di poter andare oltre come nulla fosse.

Un capitolo a parte merita la questione Superlega che certamente ha dragato energie nervose nella fase decisiva della stagione. Se quello di Agnelli, sostenuto dalla famiglia, sia stato un azzardo suicida lo dirà il tempo e la conclusione di una vicenda ancora lontana dalla fine.

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Giovanni Capuano